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    ECCOLA, LA ‘RISERVA’ - LA RAGGI INCONTRA L’URBANISTA EMANUELE MONTINI, È LUI IL FAVORITO A PRENDERE IL POSTO DELL’ASSESSORE BERDINI, LE CUI DIMISSIONI SONO STATE ‘RESPINTE CON RISERVA - GIÀ COLLABORATORE DELLA GIUNTA RUTELLI (UN ALTRO!), HA DIRETTO ITALIA NOSTRA, E COLLABORA CON IL M5S DA PIÙ DI TRE ANNI


     
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    1. BERDINI SEMPRE PIÙ IN BILICO, SPUNTA IL NOME DI MONTINI COME SOSTITUTO

    Da www.ansa.it

    EMANUELE MONTINI EMANUELE MONTINI

     

    L'assessore Paolo Berdini sarebbe legato ad un esile filo alla giunta Raggi. Stamani in Campidoglio sarebbe stato visto Emanuele Montini, collaboratore dell'attuale assessore alla scuola Laura Baldassarre già coordinatore nazionale di Italia Nostra e capo del legislativo del gruppo M5S e vicino alla giunta Rutelli, che rumors danno da tempo come possibile sostituto di Berdini.

     

    Infatti il nome di Montini spuntò anche settimane fa quando tra M5S e assessore all'urbanistica si erano acuite le frizioni in particolare sul dossier stadio della Roma. Montini è considerato vicino all'assessore allo sport Daniele Frongia.

     

    Dopo l'audio delle dichiarazioni dell'assessore Berdini, la Raggi gli ha chiesto conto del lavoro svolto in Urbanistica. La sindaca aveva respinto con riserva le sue dimissioni.

     

    VIRGINIA RAGGI EMANUELE MONTINI VIRGINIA RAGGI EMANUELE MONTINI

     

    2. IL PASTICCIACCIO DEL CAMPIDOGLIO

    Sebastiano Messina per la Repubblica

     

    Alle dimissioni “respinte con riserva” nessuno aveva mai osato pensare, neanche i raffinati teorici delle “convergenze parallele”, perché quando un politico getta la spugna chi sta sopra di lui — un capo dello Stato quando si dimette un premier, per esempio — si riserva semmai di richiamarlo per farlo tornare al suo posto.

     

    La formula che lascia l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini sulla sua poltrona ma “con riserva” di metterlo alla porta — la contorta invenzione uscita ieri dal baule delle sorprese della sindaca di Roma — ha introdotto le dimissioni in bianco nel mercato della politica, con un amministratore dimezzato che, come un commesso con la busta paga fasulla, oggi c’è e domani chissà (e se non farà il bravo di sicuro no).

    PAOLO BERDINI PAOLO BERDINI

     

    L’altalena delle dimissioni dell’assessore — se ne va, no resta, anzi se ne va davvero — ha movimentato per tutta la giornata l’interminabile partita del Campidoglio: dal “no” alle Olimpiadi al “forse, vediamo, dipende” al nuovo stadio della Roma, Virginia Raggi e la sua giunta continuano a offrire agli sconcertati spettatori della Capitale uno spettacolo davvero a cinque stelle, negli intervalli della telenovela sugli amori segreti, sulle promozioni familiari e sulle polizze vita che ruotano intorno a una donna sempre di più sull’orlo di una crisi di nervi.

    PAOLO BERDINI PAOLO BERDINI

     

    Certo, quando sul tavolo ci sono uno stadio, un ponte, una stazione della metropolitana, un mega parcheggio e tre gigantesche torri alte duecento metri, un piatto da un miliardo e 700 milioni, non è pensabile decidere all’istante, prendere o lasciare. Ma la sindaca grillina finora ha giocato questa partita nel peggiore dei modi.

     

    Prima ha scritto nel suo programma che questo stadio non s’ha da fare, e dunque ha nominato assessore proprio l’ingegnere che più di ogni altro si era battuto contro il progetto del presidente Pallotta e dei costruttori Parnasi, ovvero Paolo Berdini. Dopodiché, seguendo i consigli di quel vicesindaco Frongia senza il quale sembrava non potesse muovere un passo, ha cominciato a ripensarci, ha fatto una mezza marcia indietro e a poco a poco è diventata possibilista, passando dal “no, mai” al “vediamo, dipende”.

    SALVATORE ROMEO SALVATORE ROMEO

     

    Poi, quando è sceso in campo persino Francesco Totti, e s’è visto che il numero di condivisioni, retweet e like per il Capitano superava di gran lunga il totale dei voti che lei aveva raccolto alle elezioni, Virginia Raggi ha capito che gli sportivi potevano essersi rassegnati alla cancellazione delle Olimpiadi, ma i tifosi non avrebbero mai rinunciato al sogno del nuovo stadio, e dunque ha rapidissimamente virato verso la curva sud giallorossa, rispondendo “Ci stiamo lavorando” all’hashtag #famostostadio e attrezzandosi a un compromesso con la Roma e con i costruttori.

     

    SALVATORE ROMEO E VIRGINIA RAGGI SALVATORE ROMEO E VIRGINIA RAGGI

    Da qui l’ira dell’assessore Berdini, uno che è stato dirigente del Wwf e di Italia Nostra, ha scritto La città in vendita e Breve storia dell’abuso edilizio in Italia, è stato segretario dell’Istituto nazionale di urbanistica e ha fatto del no allo stadio la battaglia della sua vita. Avvistando il pasticcio incombente, Berdini ne ha fatto però un altro. Prima ha confidato a Federico Capurso de La Stampa che la sindaca è «inadeguata», anzi «impreparata strutturalmente».

     

    SALVATORE ROMEO E VIRGINIA RAGGI SALVATORE ROMEO E VIRGINIA RAGGI

    Che «si è messa vicino una banda», invece di scegliere «il meglio del meglio di Roma». E che lei e Romeo sono «degli sprovveduti», perché lui già al secondo giorno aveva scoperto che «erano amanti» e non ci sarebbe stato nulla di male a dirlo chiaro e tondo, invece di cadere dal pero quando è uscita la notizia della polizza sulla vita: «Questa donna che dice che non sapeva niente, ma a chi la racconti?».

     

    Poi ha fatto una smentita che non smentiva una sola parola (non poteva: era tutto registrato), ma in compenso ricopriva di insulti — come da manuale del perfetto grillino — quel giornalista che aveva fatto (benissimo) il suo mestiere di cronista.

    virginia raggi sul tetto del comune con salvatore romeo virginia raggi sul tetto del comune con salvatore romeo

     

    Un pasticcio nel pasticcio, che naturalmente la sindaca — appena ribattezzata «la depensante», a quanto pare dallo stesso Beppe che aveva scritto «Er sinnaco nun se tocca» — non poteva far finta di non vedere. E così ha convocato l’assessore, il quale le ha chiesto scusa e ha presentato le dimissioni. E qui è arrivato il capolavoro di Virginia Raggi. Che avrebbe potuto (e forse dovuto) accettare quelle dimissioni. E invece le ha «respinte con riserva », inventandosi su due piedi una formula che davvero neanche il più bizantino degli andreottiani avrebbe osato proporre. Così abbiamo avuto un pasticcio nel pasticcio del pasticcio. Un pasticcio destinato ad avere vita breve.

     

    Eppure, tra sospetti e veleni, tra gaffe e censure, tra inchieste e dimissioni, per i Cinquestelle l’importante è andare avanti. Con riserva, naturalmente.

     

    DANIELE FRONGIA VIRGINIA RAGGI DANIELE FRONGIA VIRGINIA RAGGI

     

     

     

     

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