La Rai smentisce la censura.
Ecco la telefonata intercorsa ieri sera dove la vice direttrice di Rai 3 Ilaria capitani insieme ai suoi collaboratori mi esortano ad “adeguarmi ad un SISTEMA” dicendo che sul palco non posso fare nomi e cognomi pic.twitter.com/gu14BxM3G6
— Fedez (@Fedez) May 1, 2021
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Il contestato intervento di Fedez al concerto del Primo maggio, che aveva rischiato di essere censurato, è stato letto per intero dall’artista. Il cantante ha prima sottolineato che la vicedirettrice di Rai 3 l’aveva definito “inopportuno”, per poi attaccare Draghi e Ostellari. Al premier ha chiesto un intervento nel settore dello spettacolo “tempestivo quanto quello sulla Superlega” e poi ha evidenziato le priorità della Lega rispetto al Ddl Zan: “Sostenevano che in pandemia c’erano altre priorità: come l’etichettatura del vino…”
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Renato Franco per corriere.it
«È la prima volta che mi succede di dover inviare il testo di un mio intervento perché venga sottoposto ad approvazione politica, approvazione che purtroppo non c’è stata in prima battuta, o meglio dai vertici di Rai3 mi hanno chiesto di omettere i partiti e i nomi e di edulcorarne il contenuto. Ho dovuto lottare un pochino ma alla fine mi hanno dato il permesso di esprimermi liberamente. Come ci insegna il Primo Maggio, nel nostro piccolo dobbiamo lottare per le cose importanti. Ovviamente da persona libera mi assumo tutta la responsabilità di ciò che dico e faccio».
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Ancor prima di salire sul palco del Concertone la polemica politica è servita. Fedez non si nasconde e si era già speso più volte a favore del disegno di legge Zan sull’omotransfobia che vuole introdurre «misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità».
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L’intervento del cantante però è dovuto passare attraverso le maglie della censura Rai, anche se sembra che alla fine il cantante sia comunque soddisfatto del risultato ottenuto. Certo è per lo meno singolare — ma non nella Rai vittima dei partiti — che l’intervento di impegno civile di un artista debba ricevere una preventiva approvazione. I senatori e deputati della Lega in Vigilanza Rai avevano già messo le mani avanti: «Se Fedez userà a fini personali il concerto del 1° maggio per fare politica, calpestando il senso della festa dei lavoratori, la Rai dovrà impugnare il contratto e lasciare che i sindacati si sobbarchino l’intero costo dell’evento».
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Non è stata l’unica tensione di giornata. Fedez e Salvini hanno battibeccato a distanza. Il leader della Lega sui social aveva polemizzato a prescindere: «Il concertone costa circa 500.000 euro agli italiani, a tutti gli italiani, quindi i comizi “de sinistra” sarebbero fuori luogo». Pronta la replica di Fedez: «Io vado al concertone a gratis e pago i miei musicisti che non lavorano da un anno e sul palco vorrei esprimermi da uomo libero senza che gli artisti debbano inviare i loro discorsi per approvazione preventiva da voi politici. Il suo partito ci è costato 49 milioni di euro».
In serata la polemica è diventata fuoco rovente. La Rai ha smentito pressioni e censure preventive. «Rai3 e la Rai sono da sempre aperte al dibattito e al confronto di opinioni, nel rispetto di ogni posizione politica e culturale. È fortemente scorretto e privo di fondamento sostenere che la Rai abbia chiesto preventivamente i testi degli artisti intervenuti al tradizionale Concertone del Primo Maggio, per il semplice motivo che è falso, si tratta di una cosa che non è mai avvenuta.
Né la Rai né la direzione di Rai3 hanno mai operato forme di censura preventiva nei confronti di alcun artista del concerto». Ma Fedez in diretta ha smentito questa ricostruzione, anzi è stato diretto: «Voglio dirvi che dalla vicedirettrice di Rai3 questo mio intervento è stato definito inopportuno».
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E allora eccole le parole di Fedez: «Per i lavoratori dello spettacolo questa non è più una festa. Caro Mario (Draghi, ndr), io capisco perfettamente che il calcio è il vero fondamento di questo Paese, però non dimentichiamo che il numero dei lavoratori del Calcio e il numero dei lavoratori dello Spettacolo si equivalgono. Quindi non dico di spendere qualche soldo, ma almeno qualche parola, un progetto di riforma in difesa di un settore che è stato decimato da quest’emergenza e che è regolato da normative stabilite negli anni Quaranta e mai modificate sino ad oggi. Quindi Caro Mario, come si è esposto nel merito della SuperLega con grande tempestività sarebbe altrettanto gradito il suo intervento per il mondo dello spettacolo».
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Ma è la parte successiva quella destinata ad alimentare il dibattito politico nelle prossime ore: «Due parole sull’uomo del momento, il sonnecchiante Ostellari. Ecco Ostellari, ha deciso che un disegno di legge di iniziativa parlamentare quindi massima espressione del popolo, che è già stato approvato alla Camera, come il ddl Zan può essere tranquillamente bloccato dalla voglia di protagonismo di un singolo. Cioè se stesso. Ma d’altronde Ostellari fa parte di uno schieramento politico che negli anni si è distinto per la sua grande lotta all’uguaglianza, vorrei decantarvi un po’ dei loro aforismi».
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Eccoli gli «aforismi» medioevali citati da Fedez: «Se avessi un figlio gay, lo brucerei nel forno», Giovanni De Paoli consigliere regionale Lega Liguria. «I gay? Che inizino a comportarsi come tutte le persone normali», Alessandro Rinaldi consigliere per la Lega Reggio Emilia. «Gay vittime di aberrazioni della natura», Luca Lepore e Massimiliano Bastoni consiglieri comunali leghisti. «I gay sono una sciagura per la riproduzione e la conservazione della specie», Alberto Zelger consigliere comunale della Lega Nord a Verona. «Il matrimonio gay porta all’estinzione della razza», Stella Khorosheva candidata leghista. «Fanno iniezioni ai bambini per farli diventare gay», candidata della Lega Giuliana Livigni.
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«Qualcuno come Ostellari ha detto che ci sono altre priorità in questo momento di pandemia rispetto al ddl Zan — prosegue Fedez— e allora vediamole queste priorità: il Senato non ha avuto tempo per il ddl Zan perché doveva discutere l’Etichettatura del vino; la riorganizzazione del Coni; l’indennità di bilinguismo ai poliziotti di Bolzano; e per non farsi mancare niente il reintegro del vitalizio di Formigoni.
Quindi secondo Ostellari probabilmente il diritto al vitalizio di Formigoni è più importante della tutela dei diritti di tutti e di persone che vengono quotidianamente discriminate fino alla violenza. Ma a proposito di diritto alla vita, il presidente dell’associazione Pro-Vita, l’ultracattolico e antiabortista Jacopo Coghe, amicone del leghista Pillon in questi mesi è stato la prima voce a sollevarsi contro il ddl Zan.
meme su Mario Draghi e il recovery plan
L’antiabortista non si è accorto però che il Vaticano ha investito più di 20 milioni di euro in un’azienda farmaceutica che produce la pillola del giorno dopo. Quindi cari antiabortisti, caro Pillon, purtroppo avete perso troppo tempo a cercare il nemico fuori, e non vi siete accorti che il nemico ce l’avevate in casa. Che brutta storia». La prima replica di Salvini è stata però conciliante: «Reinvito Fedez a bere un caffè, tranquilli, per parlare di libertà e di diritti».
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