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    NON DIRE PATTO SE NON L’HAI NEL SACCO - LA RATIFICA DELLA PROPOSTA SPAGNOLA SUL NUOVO PATTO DI STABILITA’ COSTERÀ ALL'ITALIA 15 MILIARDI L'ANNO: UN BAGNO DI SANGUE - GLI STATI CON DEBITO SUPERIORE AL 60% DEL PIL O CON DEFICIT SOPRA LA SOGLIA DEL 3% SAREBBERO SOTTOPOSTI A UNA SORTA DI "TRAIETTORIA TECNICA" PER GARANTIRE UNA RIDUZIONE PLAUSIBILE DEL DEBITO DELLA DURATA DI ALMENO QUATTRO ANNI - IL GOVERNO MELONI STA PROVANDO A PORTARE A CASA UN'INTESA “A PACCHETTO” CHE INCLUDA ANCHE UN ACCORDO SUL NUOVO BILANCIO EUROPEO E L’OK AL MES…


     
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    Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera,Luca Monticelli per “la Stampa”

     

    GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI

    Palazzo Chigi minaccia di mettere il veto sulla riforma del patto di stabilità perché le nuove regole sono giudicate insostenibili per l'economia. Si rischia un ritorno dell'austerità con tagli e margini di spesa strettissimi che farebbero dell'Italia un sorvegliato speciale per anni. […] fra i membri del governo […] prevale la convinzione che […] «una rottura non conviene a nessuno». Non alla Germania, e nemmeno alla Francia, il cui debito resta troppo alto per accettare l'ultima ipotesi di mediazione gestita dalla ministra spagnola e presidente di turno dell'Ecofin Nadia Calviño.

     

    La strategia […] resta quella del "pacchetto": l'accordo sul Patto di stabilità «porterebbe con sé l'intesa sul nuovo bilancio europeo e il sì alla ratifica italiana della riforma del fondo Salva-Stati». A Palazzo Chigi non parlano di scambio politico, ma nei fatti di questo si tratta.

     

    giorgia meloni giancarlo giorgetti giorgia meloni giancarlo giorgetti

    Perché l'attuale mediazione non va bene all'Italia? Ebbene, secondo la proposta della Commissione europea, gli Stati con debito superiore al 60% del Pil o con deficit sopra la soglia del 3% sarebbero sottoposti a una sorta di "traiettoria tecnica" per garantire una riduzione plausibile del debito della durata di almeno quattro anni, estendibile a sette nel caso di attuazione di riforme strutturali e investimenti pubblici. Allo stesso tempo, il disavanzo si dovrebbe mantenere al di sotto del 3 per cento.

     

    In questa fase di transizione, il governo ha assicurato un tetto di crescita alla spesa pubblica primaria dell'1,3 per cento nel 2024, coerente con un aggiustamento strutturale minimo pari a 0,7 punti percentuali. Detto ciò, non tutti i numeri dei vincoli di bilancio sono chiari, di certo la Germania spinge per ottenere parametri automatici di rientro dei Paesi sotto osservazione.

     

    giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo piantedosi parata 2 giugno giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo piantedosi parata 2 giugno

    Insomma, le regole scritte nero su bianco non ci sono, ma quasi certamente Roma non riuscirebbe a soddisfarle. Una fonte tecnica sostiene che per l'Italia si prospetta una stangata di 15 miliardi di euro l'anno, un aggiustamento di circa lo 0,8 per cento. Stime che al Tesoro non vogliono nemmeno prendere in considerazione visto che l'intesa sulla riforma non c'è ed è del tutto prematuro, spiegano, fare previsioni su numeri inesistenti.

     

    Grazie alla moratoria fin qui accettata dalla Commissione europea e per evitare di deprimere la crescita, la Finanziaria 2024 è stata costruita sforando il deficit fino al limite del 4,3 per cento. Il problema italiano è e resta il debito: da qui al 2026 il target della Nadef segna una riduzione solo dello 0,6% (dal 140,2 al 139,6).

     

    […] che accaderebbe in futuro se passasse la linea rigorista fin qui ipotizzata? Il rialzo del costo del debito e un'inflazione più bassa costringerebbe l'Italia ad avanzi primari consistenti, ovvero il saldo tra spesa ed entrate al netto del costo del debito. […]

     

     

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