Francesco Guerrera per “la Stampa”
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Nel giorno in cui quasi tutti - politici, investitori, cittadini - volevano pensare al mondo dopo la quarantena del coronavirus. Nel giorno in cui i mercati si stavano godendo le parole di Cuomo, governatore dello Stato di New York, che a Pasquetta ha dichiarato: «Il peggio è passato». Nel giorno in cui la povera Italia ha fatto i primi, lenti, passi verso la riapertura, sono arrivati gli economisti a spegnere i primi barlumi di speranza.
Parole e numeri che fanno venire i brividi. Per chi guarda nella palla di cristallo del Pil mondiale, il parallelo è con la Grande Depressione degli anni '30. Lo ha detto chiaramente Gita Gopinath, la capo economista del Fondo Monetario Internazionale, che nel suo ultimo studio parla della prossima (e attuale) recessione come la peggiore contrazione dell' economia dai tempi del crac del 1929. Anzi peggio, perché nell'era della globalizzazione, questa flessione economica non lascerà scampo a nessun Paese.
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Il settore privato le dà ragione. JP Morgan, la più grande banca Usa, ieri ha messo da parte circa 7 miliardi di dollari per fare fronte al fatto che società e mutuatari non ce la faranno a pagare gli interessi durante una «severa recessione». E il mio amico Mohamed El-Erian, capo consigliere economico di Allianz, è andato oltre, dicendo al Financial News che c' è il rischio che l' economia mondiale cada in una vera e propria Depressione stile anni-30. «Credo che il mercato non abbia capito che non usciamo da questa crisi nello stesso punto in cui ci siamo entrati» ha detto El-Erian, un tipo pacato, non solito all' iperbole.
A differenza della crisi del 2008, il dilemma per politici e mercati non è solo economico, monetario e finanziario. Ci sono questioni morali, sanitarie e sociali di straordinaria importanza. È questa confluenza tra etica ed economia che rende le decisioni dei politici pressoché impossibili.
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Quando parlo con capitani d'industria e banchieri, li sento scalpitare per una riapertura al più presto. E' un sentimento comprensibile: il lockdown attuale ha messo l' conomia del pianeta in coma. Una prolungata assenza di attività produttive la ucciderebbe. Anche qui, le cifre sono allucinanti. Secondo l'Office of Budget Responsibility, l'organizzazione che fa i conti al governo britannico, il Regno Unito perderebbe il 35% del Pil se l' economia rimanesse rintanata in casa fino a giugno. Le conseguenze su disoccupazione, sperequazione sociale e fallimenti societari sarebbero senza precedenti.
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«Pensa ad un mondo senza British Airways e EasyJet» mi ha detto un finanziere. «Si può sopravvivere? Ok, ora pensa ad un mondo senza Boeing, Airbus e aeroporti. Ancora non convinto? Va bene, ora pensa ad un mondo senza nessuna industria manifatturiera, dove la gente non ha soldi per comprare i pochi beni che vengono prodotti: l'Apocalisse». Ma se si ascoltano i medici e gli scienziati, la ripartenza, anche graduale, comporta enormi rischi umani. Senza vaccini, senza test affidabili e senza la volontà politica di compromettere la privacy per fare controllare il contagio a Google, Apple e compagnia, i governi che riaprono le proprie economie giocheranno alla roulette russa.
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Qualsiasi cosa succeda - ed è possibile che nei prossimi mesi vedremo decisioni opposte da parte di diversi Paesi - una cosa è certa: stiamo per entrare in un intenso periodo di "de-globalizzazione". Il commercio mondiale, già in crisi per le tensioni sino-americane, crollerà dell' 11% quest' anno, secondo l' Fmi.
Per le società ciò significa passare da un lungo periodo in cui l' imperativo era la crescita di fatturato e profitti ad un periodo in cui la resilienza sarà all' ordine del giorno: meno impiegati, più tecnologia e concentrazione totale sul core business, le attività principali. Per il resto di noi, il virus potrebbe portare alla fine di un' era di espansione nei nostri orizzonti economici, culturali e fisici. Un momento storico in cui la sopravvivenza conterà più dell' arricchimento finanziario ed intellettuale. Nel 2020, sarà questo l' ago della bilancia tra Brutta Recessione e Grande Depressione.
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