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    1. ABBANDONATO AL PROPRIO DESTINO (INCERTO) FLEBUCCIO DE BORTOLI, LA REDAZIONE DEL CORRIERONE RIALZA LA TESTA E PRESENTA AL TAVOLO DELLE TRATTATIVE UNA PROPRIA “PIATTAFORMA PER LO SVILUPPO, TUTELE E RISPARMI PER 12 MILIONI DI EURO” (VEDI DOCUMENTO INTEGRALE ALLEGATO) CHE VA MESSA IN CARICO AL QUOTIDIANO 2. NON SI PUÒ RIDURRE ALLA FAME L’UNICA VACCA CHE ANCORA DA LATTE (UTILI) A RCS CHE DOMENICA RIUNISCE L’INUTILE CDA DEGLI INDIPENDENTI (DA CHI?) PER VARARE IL BILANCIO 2012


     
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    DAGOREPORT
    Domenica si riunirà il consiglio d'amministrazione dell'Rcs, ma oltre ad approvare i conti (pessimi) del 2012 e a convocare per il 24 maggio l'assemblea degli azionisti per approvare l'aumento di capitale (una prima tranche di 400 milioni), l'incontro non dovrebbe riservare sorprese.

    GIOVANNI BAZOLI FOTO ANSAGIOVANNI BAZOLI FOTO ANSA

    I giochi sulla pelle illividita del gruppo avvengono, da sempre, fuori dalle stanze dei cosiddetti membri indipendenti nonostante si tratti di un gruppo quotato in Borsa. Tutto si decide (o si sfascia) all'interno del "patto di sindacato" che controlla il 58,138% dell'Rcs.

    E soltanto nelle ultime ore tra l'élite dei Poteri marci, grazie alla mediazione di Abramo Bazoli, si è raggiunto un compromesso per far fronte nell'immediato, ma non per il futuro, al buco di bilancio scavato con le loro stesse mani (voraci): acquisizione-bidone di Recoletos nel 2007.

    Ferruccio De BortoliFerruccio De Bortoli

    Oltre a Banca Intesa, saranno Fiat e Mediobanca a farsi il maggiore carico dell'indebitamento in attesa (o alla ricerca) di un cavaliere bianco che metta mano al portafogli lasciato chiuso dagli altri azionisti.

    L'ingresso di un socio forte per resta però soltanto un'ipotesi cui starebbero lavorando soprattutto Alberto Nagel e John Elkann. Anche se la pista tedesca, l'editore Alex Springer, al momento sembra essere svanita nel nulla delle voci (impossibili).

    Certo è che da decenni in via Solferino (e dintorni) è mancata la figura del proprietario-editore con i disastri amministrativi e imprenditoriali che sono sotto gli occhi di tutti. Tant'è che nella sua lettera-supplica alla redazione (respinta senza se e senza ma dai suoi colleghi) anche Flebuccio de Bortoli paventava il ricorso da parte dell'azienda alle "procedure concorsuali", che di fatto è l'anticamera del fallimento. Una procedura che viene avviata in tribunale quando un'impresa non è in grado di far fronte al pagamento dei debiti.

    Dato per scontato che dal consiglio d'amministrazione di domenica non giungeranno fatti e verrà ribadito di proseguire con il piano Lacrime & Sangue messo a punto da Pietro Scott Jovane, l'unica novità interessante arriva invece dalla redazione del Corriere che ha messo a punto (con l'aiuto di alcuni tecnici) il suo "progetto mite" di risanamento del giornale.

    ALBERTO NAGELALBERTO NAGEL

    Dopo aver abbandonato sulla propria strada Flebuccio de Bortoli - una via davvero impraticabile per i suoi poveri colleghi -, il Comitato di redazione (Cdr) tornerà così al tavolo delle trattative con una propria "piattaforma per lo sviluppo, tutele e risparmi per 12 milioni di euro" (vedi documento integrale allegato).

    Anche se manca un minimo di autocritica da parte della redazione (350 giornalisti) che nel 2009 accettarono passivamente che la testata fosse inglobata nell'Rcs (e molto altro), il documento della rappresentanza sindacale fa piena luce sui "numeri" del disastro economico-finanziario della vacca grassa Corriere.

    La sola che dava ogni anno latte abbondante (profitti), per essere smunta e ridotta - secondo i piani di Scotti Jovane -, all'osso. Anche nel 2012, nonostante il calo della pubblicità e delle vendite, il quotidiano avrà introiti per oltre 300 milioni. Nell'ultimo anno il margine operativo è pari a 35,7 milioni contro i 44,3 del 2011. E, a dire del Cdr, c'è un margine 12 milioni di euro, che è "l'unica bolletta che può essere messa in carico della redazione".

    Una "bolletta" che può essere pagata, a differenza di quanto prospettato da Flebuccio de Bortoli nella sua lettera-supplica, sia attraverso il graduale (e volontario) pensionamento dei redattori, ma niente sodati alla Fornero, sia con il dimezzamento delle collaborazioni esterne (da 12 a 6 milioni di euro). Oltre allo smaltimento graduale delle ferie e il rinvio a stagioni migliori degli stage.

    Un piano alternativo (concreto e ragionevole) quello del Cdr, che ha creato un fossato assai profondo tra la direzione e i suoi colleghi. Forse ancora più vistoso di quello tra la redazione e l'azienda.

    JOHN ELKANNJOHN ELKANN


    2- PIATTAFORMA DEL COMITATO DI REDAZIONE SULLA CRISI DEL CORRIERE DELLA SERA - SVILUPPO, TUTELE E RISPARMI PER 12 MILIONI


    Il Corriere della Sera si trova a fronteggiare l'urto di tre ondate di diversa natura. La prima ondata discende dalle scelte compiute nel 2007 dagli azionisti e dal management di allora, che lanciarono il gruppo nell'avventura in Spagna (acquisto del gruppo Recoletos). Come abbiamo documentato nella serie di comunicati pubblicati sul Corriere, quell'investimento ha lasciato in eredità un indebitamento di oltre 800 milioni di euro.

    Da quel momento lo stato patrimoniale di Rcs MediaGroup ha superato la linea d'ombra che separa una società sana da un'azienda segnata dal punto di vista finanziario. Per rimediare c'è una sola strada: gli azionisti devono fare la loro parte. Dopo aver incassato 274 milioni di dividendi dal 2003 in poi ( fronte di soli 4 milioni di capitale versato) ora devono mettersi in pari, sottoscrivendo l'aumento di capitale proposto dall'amministratore delegato Pietro Scott Jovane, nella misura di almeno 600 milioni di euro.

    CARLO PESENTICARLO PESENTI

    Le risorse sono necessarie non solo per evitare la procedura concorsuale in tribunale, ma soprattutto per offrire al Corriere e alle altre testate del gruppo le potenzialità per il rilancio.
    Le ultime notizie sembrano positivamente andare in questa direzione.

    Il caso Corriere

    All'interno di questo dissesto del gruppo, nel quale la società Quotidiani che edita il Corriere è stata inserita solo dal 2009, ci sono la seconda e la terza ondata di cui parlavamo all'inizio. La seconda riguarda la trasformazione strutturale del mondo dell'editoria, con una migrazione di lettori dalla carta al digitale. La terza, collegata alla seconda, nasce dal consistente slittamento dei ricavi pubblicitari.

    L'azienda chiede al Corriere un taglio di 32 milioni di costi complessivi che toccano la redazione, di cui 16,5 milioni da realizzare con 110 esuberi su una pianta organica di 355 giornalisti, nel triennio 2013-14-15. In più, tagli al contratto integrativo e alienazione di beni. L'azienda punta a ricostruire il margine di guadagno (Ebitda) dell'intera Rcs MediaGroup, caduto da quota 163 milioni del 2011 a quota 61 nel 2012.

    Un'operazione che i vertici aziendali considerano necessaria a ristabilire una redditività sufficiente per ottenere il rifinanziamento del debito dalle banche. Ma vogliono scaricare il grosso dell'onere sul Corriere della Sera, il prodotto più sano e redditizio, con un effetto devastante sugli organici e dunque sull'identità del giornale.

    E' vero, anche sul margine di guadagno del Corriere pesa la dinamica del costo del lavoro che sta aumentando rispetto al fatturato. Una correzione è necessaria, ma deve essere equa, commisurata al conto economico reale del Corriere. E' fondamentale ricordare che il Corriere chiude il bilancio in utile anche nel 2012, ma con margini di guadagno assottigliati rispetto al 2011.

    PIETRO SCOTT JOVANEPIETRO SCOTT JOVANE

    Nel 2102 il margine lordo editoriale del Corriere (la differenza tra ricavi del giornale e costi legati alla redazione) ha chiuso a quota 35,7 milioni, contro i 44,3 del 2011 e i 47 del 2010. Dunque tra il 2010 e il 2012 il margine è diminuito di circa 12 milioni di euro. In altre parole questa, una cifra intorno a 12 milioni, è l'unica "bolletta" che può essere messa a carico della redazione. Tutto il resto è un «ricarico Recoletos» che non spetta ai giornalisti del Corriere ripianare.

    Il cdr chiede anche ad altre due parti -azienda e direzione- di essere protagonisti in questo difficile momento.

    Prima di tutto il rilancio

    Innanzitutto è necessario tornare sul fronte dei ricavi. Un giornale come il Corriere della Sera non può accettare passivamente l'erosione delle entrate. Questa è l'occasione decisiva per mettere in campo idee editoriali e di marketing, per mostrare coraggio imprenditoriale. Senza idee e senza investimenti non si va da nessuna parte. Possiamo fare tutti gli accordi che vogliamo, tutti i tagli immaginabili, ma fra tre-quattro anni saremmo di nuovo qui, anzi saremmo sprofondati in un punto ancora più basso.

    Il Corriere di carta va protetto e accudito perché resta e resterà ancora a lungo la fonte principale dei ricavi. Ma adesso è il momento di tentare lo scatto sul digitale, perché lì si stanno spostando i lettori di nuova generazione.

    Elsa ForneroElsa Fornero

    La sfida, dunque, va giocata sui ricavi editoriali digitali. In altre parole significa che il 2013 deve essere l'anno in cui il Corriere provi anche a rompere il tabù di internet a pagamento e a sperimentare nuove forme di integrazione tra le diverse piattaforme. Il Cdr è su questa strada fin dal primo giorno.

    Per questo motivo ha firmato l'accordo del 6 dicembre scorso, che prevede l'introduzione del sistema editoriale Méthode: la chiave d'accesso all'integrazione tra carta e le altre piattaforme digitali. I giornalisti del Corriere sono già i protagonisti del cambiamento, dell'innovazione di questo giornale.

    Il Cdr ha avviato da settimane lo studio approfondito di alcune proposte operative, che illustreremo nelle prossime settimane in un altro documento. Se l'amministratore delegato Pietro Scott Jovane si muoverà con decisione su questa strada, valorizzando le idee e i progetti anche dei singoli giornalisti, avrà il sostegno del Cdr.

    Taglio delle collaborazioni

    La spesa per i collaboratori del Corriere della Sera è in discesa, anche grazie all'accordo firmato il 6 dicembre. A fine 2012 la spesa ammontava a 12,6 milioni di euro. L'obiettivo concordato a dicembre tra azienda, direzione e Cdr è portarla a 10,7 nel 2013. Questa voce non rientra nella diretta disponibilità del Cdr, ma fa parte della lista dei risparmi messa in campo dalla direzione.

    Per il Cdr rappresenta un punto centrale della trattativa. In questa situazione si può tagliare molto di più, pur tenendo conto del reticolo dei contratti in essere, che vanno naturalmente rispettati. In particolare si può ancora agire sulla fasce più alte, sui pochi collaboratori con compensi annuali superiori ai 100 mila euro e sulla fascia più ampia con compensi tra gli 80 e 100 mila euro. Si può arrivare in tre anni a spendere non più di 6 milioni l'anno.

    SEDE CORRIERE DELLA SERASEDE CORRIERE DELLA SERA

    La riduzione del costo dei collaboratori va inserito in un contesto che punti all'aumento della produttività della redazione e alla possibilità di utilizzare e valorizzare meglio le tante risorse interne, con ampia possibilità di ulteriori risparmi.

    Il quadro dei conti

    Esaminiamo ora la proposta di risparmi del cdr. Partendo dai conti forniti dall'azienda nel primo trimestre del 2013 le entrate pubblicitarie del Corriere della Sera sono diminuite del 20% circa rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il calo di mercato ha costretto l'azienda a preventivare un 2013 di sofferenza. Il trend negativo si può sintetizzare con questa tabella:

    Ricavi pubblicitari totali:
    2007: 221,9 milioni
    2008: 203,2
    2009: 169,9
    2010: 172,7
    2011: 170,1
    2012: 152,5 (stima preliminare bilancio)
    2013: 138/142 (previsione aziendale)

    I ricavi editoriali (vendita giornale carta) calano ma con una curva più piatta e quindi per ora meno allarmante:
    2007: 121,5
    2008: 124,2
    2009: 117
    2010: 123.2
    2011: 121.8
    2012: 116.5 - di cui 4,5 mil incassati ed digitale (stima prel. bil.)
    2013: 112/114 - di cui 7/7,5 dal digitale (previsione aziendale)

    Altra voce in forte calo sul fronte dei ricavi è quella dei collaterali (libri, cd e altri prodotti allegati). Si passa dagli 83 milioni del 2007 ai 42 del 2010 fino a 34 del 2012 (stima preliminare bilancio). Per il 2013 si prevede una tenuta, con 34/35 milioni (previsioni aziendali).

    Nel complesso, dunque, questa è l'evoluzione dei ricavi totali del Corriere:
    2007: 426,9 milioni
    2008: 334
    2009: 349
    2010: 337
    2011: 338
    2012: 302 (stima preliminare di bilancio)
    2013: 285/290 (previsioni aziendali)


    Vediamo ora i costi che chiamano in causa i giornalisti.
    Questa la dinamica del costo del lavoro:
    2007: 58,8 milioni
    2008: 61,5
    2009: 58,0
    2010: 52,4
    2011: 52,4
    2012: 57 (stima preliminare bilancio)
    2013: 51/53 (obiettivo azienda)

    A questi costi va aggiunta la voce dei costi redazionali che comprende: canoni e agenzie; spese di viaggio; collaboratori; foto e servizi.
    Ecco la dinamica
    2007: 29,6
    2008: 28,5
    2009: 23,9
    2010: 23,6
    2011: 24,9
    2012: 25,8 (stima preliminare di bilancio)
    2013: 20/22 (previsione azienda)

    Tutele, libertà di scelta, coesione

    Se, dunque, nel biennio 2013-2015 si interverrà con più coraggio di quello incorporato finora dalle previsioni, i ricavi editoriali potrebbero tornare a salire. Più difficile fare previsioni sul versante della pubblicità: dipenderà naturalmente dalla durata della crisi economica.
    Il Cdr propone, coerentemente con il percorso fin qui realizzato di costruire un pacchetto di interventi nel segno dell'equità e della coesione redazionale.

    Ripartiamo allora dalle cifre. No ai 32 milioni dell'azienda, che scaricano sui giornalisti una quota del disastro Recoletos. Nelle scorse settimane il direttore ha offerto una piattaforma di interventi organizzativi e gestionali, cui corrisponderebbero 12 milioni di risparmi. Il Cdr offre un'altra correzione da 12 milioni circa.

    Gli interventi sul costo del lavoro

    L'azienda potrebbe aprire uno stato di crisi in modo unilaterale presentando al ministero del Lavoro un programma di uscite forzate (prepensionamenti) sulla base dei requisiti previsti dalla legge 416: vale a dire 58 anni di età e almeno 18 anni di contributi. Per il Corriere si tratta di una platea di 78 colleghi che raggiungeranno questi requisiti nel 2014 e nel 2015.

    Il cuore della trattativa, dunque, andrà a cadere su pensionamenti e pre-pensionamenti. Qui, però, bisogna ricordare che la legge 416 ha di fatto esaurito i fondi e che non c'è alcuna certezza che possa essere rifinanziata per il 2014 e il 2015. Gli altri gruppi o testate che hanno siglato accordi di prepensionamento quest'anno si sono semplicemente «prenotati» al ministero del Lavoro, in attesa che governo e parlamento assegnino i fondi.

    Va comunque ricordato che nella riunione ufficiale del Cae (Comitato aziendale europeo) dell'11 febbraio scorso il capo del personale del gruppo, Maurizio Mongardi, ha annunciato che il piano non avrebbe previsto licenziamenti. Noi continuiamo a prendere per certo quell'annuncio ufficiale.

    Il Cdr conferma che non firmerà alcun accordo che sfiguri l'organico del Corriere della Sera. E respinge l'idea di aprire il «suk» sul numero dei pensionamenti. Ogni scelta va fatta alla luce delle leggi, del contratto nazionale e, passaggio fondamentale, sulla base di criteri di equità. E' inaccettabile, per cominciare, prevedere il prepensionamento di colleghi che abbiano maturato una dotazione esigua di contributi.

    Il Cdr propone un'altra impostazione. Una volta aperto lo stato di crisi, l'azienda può applicare l'articolo 33 del contratto nazionale che prevede il pensionamento dei colleghi che abbiano maturato 35 anni di contributi e raggiunto i 62 anni di età a partire dal 2014. Questo intervento si tradurrebbe nel pensionamento di oltre 20 colleghi nel biennio, che comunque si avvicinano al massimo delle tutele previdenziali.

    Oltre a questa misura il Cdr propone di aprire una fase che duri almeno un anno per raccogliere le manifestazioni dei colleghi interessati su base volontaria e incentivata a sfruttare la finestra di pre-pensionamento offerta dallo stato di crisi (e sempre sulla base della legge 416).

    Il Cdr stima, anche alla luce di richieste già pervenute da diversi colleghi, che questo meccanismo favorirebbe l'uscita di almeno 45-50 colleghi nel biennio 2014-2015, per un controvalore che può arrivare fino a 8,5 milioni di euro.
    Elemento essenziale di un eventuale accordo sarà l'inserimento di una clausola di salvaguardia. L'accordo stesso sarà valido solo nel momento in cui verranno resi effettivamente disponibili i fondi previsti dalla legge 416. Non ci saranno esodati, insomma, nel modo più assoluto.

    La manovra sul costo del lavoro, inoltre, va monitorata con cadenza annuale. Il Cdr propone un momento di verifica da fissare a un anno dalla firma dell'accordo per accertare se l'andamento dei ricavi sia ripartito, se le prospettive di mercato siano cambiate e se l'obiettivo stimato con questo meccanismo sia stato effettivamente raggiunto. In quel momento si può riaprire il confronto con l'azienda. Il cdr non è pregiudizialmente contrario alla proroga dello stato di crisi anche per il 2016, da gestire con gli stessi criteri (articolo 33, prepensionamenti o uscite volontarie).

    In parallelo il Cdr chiede all'azienda -ultimato lo stato di crisi- di onorare l'impegno con i colleghi già inseriti nella pianta organica dalla direzione e di altri precari storici, ma non ancora assunti con un contratto a tempo indeterminato. I colleghi saranno inseriti in una lista da negoziare con la direzione e l'azienda.

    Piano straordinario di smaltimento ferie

    Un altro capitolo di spesa su cui intervenire è quello delle ferie. Nel bilancio del Corriere gli accantonamenti a fronte delle ferie arretrate pesano per circa 20 milioni di euro. Proponiamo di abbatterne una quota consistente, pur salvaguardando i meccanismi previsti dall'accordo firmato il 6 dicembre (incentivi per lo smaltimento delle ferie di spettanza annuale più arretrati).

    Anche in questo caso lo strumento va usato con criteri di equità e di solidarietà. E' una manovra complicata, perché richiede il consenso dei singoli, ma può dare buoni risultati.
    La proposta: un piano drastico di smaltimento ferie arretrate per i colleghi con i carichi più alti e secondo parametri da negoziare con l'azienda e la direzione, sempre fatti salvi i criteri dell'accordo del 6 dicembre. Secondo i nostri calcoli solo con questa voce si recupererebbero almeno 1,5 milioni di euro.

    Interventi su altre voci della retribuzione

    Il Cdr è pronto a discutere anche di interventi congiunturali, da revocare non appena ci fossero segnali di ripresa sul versante dei ricavi.
    Si propone di sospendere gli stage di aggiornamento per la seconda parte del 2013 e per il 2014. Questa misura vale un risparmio pari a 1,5 milioni di euro. Inoltre siamo disponibili a negoziare interventi temporanei su corso di lingua e buoni libro, per un risparmio stimabile in 1 milione di euro. Anche in questo caso è prevista una clausola di verifica a un anno di distanza dalla firma dell'accordo, alla luce dell'andamento dei ricavi, in modo da confermare o revocare gli interventi.


    Il Comitato di redazione del Corriere della Sera


    Milano, 10 aprile 2013

    LA PIATTAFORMA IN BREVE

    1) Il Corriere con i conti in attivo (margine operativo 2012 a 35,7 milioni) non deve pagare la crisi causata dal buco Recoletos (oltre 800 milioni di debito)
    2) Il Corriere può farsi carico, per una quota che non sfiguri il giornale, solo del calo di pubblicità e ricavi.
    3) Prima di affrontare tagli, l'azienda deve dare garanzie sulle iniziative per aumentare i ricavi, in particolare quelli digitali
    4) Il Cdr chiede un taglio alle collaborazioni che non devono superare il costo di 6 milioni l'anno, nell'ambito di una valorizzazione e un aumento della produttività interna
    5) Prepensionamenti sulla base dell'art.33 Cnlg e su base volontaria (legge 416 solo se rifinanziata)
    6) Verifica annuale sull'andamento del piano


    PIANO DI RISPARMI REDAZIONE

    Interventi strutturali

    Pensionamenti e prepensionamenti

    20 prepensionamenti art 33 (2014/15)
    25/30 prepensionamenti su base volontaria (2014/15)
    -------------------------------------------------
    45/50 x 170 mila euro costo medio.....................fino a 8.500.000

    Interventi congiunturali

    Piano smaltimento ferie (2013/15)..........................1.500.000
    (Intervento drastico sulle ferie non smaltite oltre una certa soglia)

    Sospensione stage (2013/14).................................1.500.000

    Sospensione corso lingua, buoni libro (2013/14)..........1.000.000

    fino a 4.000.000



    TOTALE 12.500.000





     

     

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