Roberto Peciola per “il manifesto”
ELISABETTA E I BEATLES
Elisabetta II, regina pop. Nella doppia accezione: popolare ma anche «musicale», giacché è durante il suo lungo regno che la musica britannica è nata e si è imposta la «pop music». Salita al trono in un momento storico difficile per un paese che fino a pochi decenni prima «gestiva» un vasto impero Elisabetta ha saputo cogliere l'importanza e la portata di un'arte che dagli anni Sessanta in poi ha riportato il Regno unito alla conquista del mondo intero.
ELISABETTA E I BEATLES 2
Elisabetta non ha mai nascosto la sua passione per la musica sebbene non sia particolarmente noto il fatto che la regina sia stata anche una discreta pianista nonché una cantante di madrigali, ma più che per passione fu la sua lungimiranza a portarla ad insignire dell'onorificenza di baronetti i quattro Beatles, nonostante, specie con John Lennon, non fossero mai stati troppo teneri verso la sua figura e verso la monarchia più in generale.
E lo stesso si può dire nei confronti del leader dei Rolling Stones, Mick Jagger, diventato «Sir» giusto qualche mese fa, con tanto di sfottò del suo sodale, e certo meno «accondiscendente», Keith Richards.
Tra le popstar che hanno ricevuto la più alta onorificenza sotto il suo regno non si può dimenticare Elton John, che, come noto, fu molto legato anche a Lady Diana, al punto da essere invitato ai funerali di quest' ultima per cantare il brano a lei dedicato Candle in the Wind. E ancora a proposito di Elton John, l'artista di Pinner è tra coloro di cui il CCLA Investment Management - il Fondo di investimento della chiesa anglicana, diretta emanazione della regina -, ha acquisito i diritti d'autore per un totale di circa 24mila brani che vanno da Beyoncé a Mariah Carey, dai Guns N'Roses a Springsteen, dagli Eurythmics a Justin Timberlake.
GOD SAVE THE QUEEN SEX PISTOLS
Ma no. Tutto è stato rose e fiori per Elisabetta. Non sono pochi infatti gli artisti che si sono rivolti a lei in toni per niente benevoli, a cominciare dai Sex Pistols che nel 1977 pubblicano uno dei singoli più controversi della storia della musica rock e pop, God Save the Queen. Brano che riprende il titolo dell'inno nazionale britannico ma che già a partire dalla copertina tutto è tranne che un «inno» ad Elisabetta, e più in generale, alla società inglese, che si apprestava, di lì a poco, ad entrare nell'era Thatcher.
MORRISSEY THE QUEEN IS DEAD
Pochi anni più tardi toccherà a Morrissey e ai suoi The Smiths prendersela con la «corona» con il disco dall'inequivocabile titolo The Queen Is Dead, ma quello che sembrava essere una sorta di macabro augurio è rimasto inascoltato ancora per molti decenni.
Meno noti da noi, ma non meno pungenti, altri brani si sono scagliati, più o meno esplicitamente e più o meno in maniera veemente, contro la figura della monarca inglese, tra questi non si possono non citare Elizabeth My Dear degli Stone Roses, Repeat dei Manic Street Preachers, Insect Royalty dei Primal Scream e Rule nor Reason del cantautore antagonista Billy Bragg. Ma chissà, forse oggi, anche loro avranno un piccolo sussulto nell'apprendere che The Queen Is Dead...
THE SMITHS THE QUEEN IS DEAD
steve jones johnny rotten 3 gli smiths GOD SAVE THE QUEEN SEX PISTOLS