1 - DA WARHOL A BOND GIRL, 'LIZZY' ICONA POP GLOBALE
Alessandro Carlini per l’ANSA
REGINA ELISABETTA CON JAMES BOND E CORGI
"Voglio essere famoso come la regina d'Inghilterra". Lo disse una volta Andy Warhol riferendosi a Elisabetta II, considerata un personaggio capace di attraversare sette decenni restando un'icona pop riconoscibile a livello globale.
Protagonista nell'arte, a partire proprio dai ritratti realizzati dall'artista americano nel 1985 e basati su una fotografia del 1975 della sovrana ampiamente utilizzata nel suo Giubileo d'argento del 1977, ma anche nel cinema, nella musica e nella moda col suo stile e i suoi outfit assolutamente originali, a partire dagli abiti color pastello.
il video della regina con paddington bear per il platinum party 2
Elisabetta è stata capace di far tendenza perfino in età molto avanzata: a 85 anni con alcune sue borsette di pelle in formato rettangolare, andate a ruba, e riprese dai grandi magazine patinati. Tradizionale e giovanile allo stesso tempo, Lizzy ha rappresentato nell'immaginario un mix senza precedenti con la capacità di stare sempre al passo coi tempi, anzi di influenzarli.
La sua effige è passata nel primo periodo dalle foto, ai ritratti, oltre naturalmente alla sua presenza su monete e banconote, per poi entrare di prepotenza anche nel mondo del cinema. Dal celebre 'The Queen' del 2006, in cui viene interpretata magistralmente da una Helen Mirren in grado di mostrare il lato più personale della regina, a 'A Royal Night Out' (Una notte con la regina) del 2015, con la giovane Elisabetta che vive una notte fuori dal palazzo, l'8 maggio 1945, per festeggiare la fine della Seconda guerra mondiale in Europa, fino al successo della serie 'The Crown', di cui si attende la quinta stagione.
regina elisabetta
Ma la regina è stata anche una attrice lei stessa, anzi una Bond Girl: nel cortometraggio del 2012 andato in onda durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Londra. Daniel Craig, da perfetto 007, andava a prelevare sua Maestà nella stanza di Buckingham Palace per scortarla fino allo stadio.
Lei, abito prezioso color salmone (ha sempre indossato colori sgargianti, si dice anche per essere visibile alle guardie del corpo) e cappellino di piume (uno dei tanti), lo segue in compagnia dei suoi inseparabili cagnolini Corgi, diventati parte immancabile dell'immagine associata alla sovrana.
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Anche nell'arte è stata una presenza fissa, dai tanti ritratti ufficiali realizzati da alcuni dei maggiori pittori britannici a una realtà molto più underground, come ad esempio quando Banksy l'ha immaginata su un muro di Bristol con la corona e una saetta rossoblù sul viso, alla maniera di David Bowie in versione Ziggy Stardust. Comunque e ovunque presente, anche nei testi delle canzoni, perfino di quelle criticate e censurate dopo l'uscita, come accadde nel 1977 durante il Giubileo d'argento con 'God Save the Queen' del gruppo punk Sex Pistols. Tutto questo ha contribuito a creare un mito destinato a essere ricordato e celebrato per decenni.
2 - È MORTA LA REGINA ELISABETTA: AVEVA 96 ANNI. HA REGNATO SU DUE SECOLI
Luigi Ippolito per www.corriere.it
re george con la moglie e le figlie 1
Ha regnato su due secoli: e ha impresso il suo sigillo su entrambi. Ascesa al trono di un impero declinante, lo ha accompagnato lungo il suo tramonto: e il suo arco da sovrana si è chiuso con gli echi della Brexit, che sembrano prefigurare la dissoluzione dello stesso Regno Unito, e i bagliori della guerra in Europa. Sopravvivrà la monarchia, e con essa la Gran Bretagna, a Elisabetta? È la domanda che tutti, in queste ore e giorni, finiranno per porsi.
Regina per caso, la figlia di Giorgio VI: perché quando nacque, non sembrava quello il suo destino. Suo padre era soltanto il duca di York, fratello cadetto del futuro sovrano: e lei una figura minore nel panorama della casa reale.
cancellato il cambio della guardia a buckingham palace
Ma le stelle avevano visto diversamente: perché l’abdicazione di Edoardo VIII catapultò «Bertie» sul trono – e sua figlia, la piccola Lilibeth, divenne all’improvviso l’erede designata. Il Regno e il sangue, la Corona e la famiglia: fin dall’inizio è stato questo l’intreccio – e la tensione – che ha dominato e determinato la vita di Elisabetta.
Uno scandalo matrimoniale – le nozze perseguite da re Edoardo con la divorziata americana Wallis Simpson – la proiettarono verso il trono: e rotture simili hanno attraversato il suo regno fino ai giorni nostri, costringendo ogni volta Elisabetta a scegliere fra gli affetti e l’Istituzione. Laddove è sempre quest’ultima a prevalere, con le tragedie che l’accompagnano.
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Lo aveva proclamato fin da principessa, quando nel 1947, appena ventunenne, pronunciò alla radio il discorso che divenne il suo programma di regno: «Dichiaro di fronte a voi che la mia intera vita, che sia lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della nostra grande famiglia imperiale».
Un impegno cui è rimasta fedele sino alla fine. E che ha interpretato seguendo il dettato costituzionale che le era stato impartito fin da ragazza: la divisione degli ambiti, delineata nell’Ottocento da Walter Bagehot, fra il Dignified e l’Efficient, ossia tra la Corona, la tradizione riverita, e il Governo, l’azione quotidiana.
regina cani 2
Quindi la monarchia, incarnata da Elisabetta, come chiave di volta del sistema, l’architrave su cui si regge l’equilibrio del Paese. Un equilibrio che richiede di non spostarne mai il peso da un lato: e dunque Elisabetta ha attraversato la storia senza mai prendervi parte, senza mai assumere posizione. In un certo senso, senza mai dire niente. Hanno provato più volte a strattonarla: soprattutto negli ultimi tempi, i più agitati della Gran Bretagna contemporanea.
Come quando hanno preteso che fosse a favore della Brexit; o al contrario, che il copricapo blustellato indossato in Parlamento fosse un messaggio filo-europeo. Come quando il premier David Cameron ha provato ad arruolarla nel referendum contro l’indipendenza della Scozia; o Boris Johnson che l’ha invischiata nella disputa sullo scioglimento del Parlamento.
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Ma lei ha sempre saputo tenersi al di sopra delle contese. Non che fosse indifferente, tutt’altro. Ogni settimana ha dato udienza ai primi ministri che sono sfilati sotto il suo scettro, da Churchill a Liz Truss: per essere consultata, per consigliare e per mettere in guardia. Quando ha avuto preoccupazioni, nel segreto di quegli incontri, le ha espresse: fino ai contrasti, neppure troppo dissimulati, con Margaret Thatcher, la prima premier donna con la quale avrebbe dovuto intendersi meglio e dalla quale invece non poteva essere più distante. E nei momenti più bui, è stata lei il faro verso il quale la nazione si è rivolta. Come durante la pandemia, quando ha pronunciato uno straordinario discorso televisivo che ha rincuorato gli animi e ha stretto i sudditi gli uni con gli altri: «We will meet again», ci incontreremo ancora.
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Un regno, quello di Elisabetta, che ha visto la Gran Bretagna passare dal ruolo di potenza mondiale a quello di Paese che prima ha abbracciato e poi ha abbandonato la costruzione europea – e che ha osservato l’avvicendarsi al suo fianco di tutti i presidenti americani del dopoguerra, da Eisenhower a Biden.
Ma le turbolenze maggiori le ha procurate una monarchia in costante tensione fra tradizione e modernità, riflessa attraverso le dolorose vicende personali dei suoi membri. La prima prova in questo senso arrivò molto presto per Elisabetta: dalla sua amata sorella Margaret. La sovrana dovette vietarle le nozze, in nome della ragion di Stato, col divorziato capitano Townsend: condannandola così all’infelicità. Un copione che si è ripetuto con Diana, portata come un agnello sacrificale alle nozze con Carlo e abbandonata poi alla sua deriva.
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E fu la morte della principessa di Galles il test forse più difficile per Elisabetta: quando la sovrana apparve fredda, distante, scollegata dal sentire dei sudditi. Che per la prima volta rumoreggiarono all’indirizzo della regina. Lei comprese, capì che doveva cambiare: parlò alla nazione, e piegò il capo al passaggio del feretro della sventurata.
Ma i dolori familiari non hanno cessato di riproporsi. Ferita recente è stata la Megxit, la fuga in California di Harry e Meghan in cerca di fortuna. Uno strappo che ha particolarmente addolorato l’anziana sovrana, per i modi in cui è stato consumato. Ma ancora una volta Elisabetta è stata ferma nell’anteporre i doveri verso la Corona ai capricci individuali: e dunque ha spogliato i transfughi di ogni ruolo reale.
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Così come ha fatto con Andrea, pure il suo figlio prediletto, invischiato nel sordido scandalo delle schiave sessuali del magnate Jeffrey Epstein: anche qui, la regina non ha esitato a estromettere il reprobo, per quanto dolore possa esserle costato. Per ultima la pandemia ha messo a dura prova Elisabetta, privandola a lungo del suo attributo essenziale, la visibilità: la monarchia deve essere vista per essere creduta, è stato detto (e così si spiegano, tra l’altro, le mise sgargianti sempre indossate in pubblico).
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Ma una sovrana confinata per mesi a Windsor ha rischiato di vedere offuscata la sua aura. Lei ha fatto di tutto per restare presente, arrivando a prendere lezioni di Zoom dalla figlia Anna. E ha dato ancora una volta l’esempio, ricevendo il vaccino assieme al marito Filippo: gesto che però non l’ha messa al riparo dal Covid, che ha finito per contagiarla.
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La scomparsa del duca di Edimburgo in piena pandemia ha lasciato Elisabetta più sola che mai: come testimoniato icasticamente dall’immagine di lei, seduta distante da tutti, nella cappella di Windsor ai funerali del marito. Ora le succede Carlo, il figlio che lei non ha mai veramente amato. Si chiude così la seconda età elisabettiana: fatta anch’essa di splendori e miserie, come tutte le vicende umane.
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