Agostino Gramigna per www.corriere.it
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Le vittorie al tavolo da gioco lo avevano portato al primo posto del ranking mondiale. Per dieci lunghi anni. Un fenomeno del bridge. Sei volte campione del mondo. Una mente lucida, un genio. Con questa aura Fulvio Fantoni si presentava ai suoi avversari. Fino al 2015. Quando il re del bridge mondiale, l’eroe italiano, è diventato altro. Si è trasformato nel suo rovescio.
Sei anni fa, Fantoni è stato accusato di aver barato per anni, di aver truffato il sistema con le carte che gli avevano portato onore e fama. È stato squalificato e privato dei titoli vinti. Ma la storia non è finita qui.
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Nel 2018 è ricorso al Tas sportivo di Losanna che gli ha dato ragione e lo ha assolto, ritenendo le prove contro di lui inconsistenti. Così ha ripreso. Ha tentato. Ma ha scoperto una nuova realtà. Un nuovo muro. Per lui ancora peggiore delle accuse di aver barato.
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I suoi rivali non vogliono giocare con lui. È successo in modo eclatante agli European Bridge League di agosto. L’organizzazione che riunisce le federazioni nazionali europee aveva organizzato una serie di partite tra varie rappresentative nazionali. Fantoni è stato boicottato. Tutte e trenta le squadre si sono rifiutate di affrontarlo.
La storia è finita addirittura sul New Yorker. Lui ricorda: «Mi sono presentato a ogni incontro, perché era giusto farlo. Ho subìto questa presa di posizione». Parla al telefono. Non vorrebbe. E stufo di essere al centro di una brutta storia. Abita vicino Roma, è sposato, ha un figlio e fino al 2000 faceva il commercialista. Poi si è dedicato solo al bridge.
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Chi lo difende avanza la teoria del complotto. Che sarebbe stato orchestrato dai molti avversari internazionali che ha battuto. Una teoria a cui crede lo stesso Fantoni. «Il versante degli attacchi è americano. Un’ingiustizia. Mi fa male. Ci sono leggi e regole da rispettare. C’è una sentenza che mi dà ragione. Non riesco a capire come sia possibile».
Nel 2015 è successo un fatto insolito. Le partite di Fantoni e del suo compagno di gioco, Claudio Nunes, sono state analizzate minuziosamente da una fisica olandese appassionata di bridge e da un bridgista professionista norvegese, Boye Brogeland.
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Per i due Fantoni e Nunes avevano barato. Il sistema, secondo Brogeland, era stato congegnato come un codice che veniva letto e interpretato dal compagno. Il codice era basato sulla disposizione delle carte. In decine di occasioni la coppia aveva disposto le carte sul tavolo in posizione orizzontale o verticale.
I due italiani vennero squalificati per cinque anni a livello europeo e tre dalla federazione italiana. Il Tas poi annullò le squalifiche. Per il tribunale sportivo non c’è nessuna prova che la «sospetta» disposizione delle carte abbia recato un vantaggio. Nonostante la sentenza, molti giocatori ritengono che le prove contro Fantoni e Nunes siano inconfutabili.
Francesco Ferlazzo Natoli è un avvocato e presidente della Federbridge. Difende Fantoni: «Trattato come un lebbroso, un paria, oggetto di una campagna denigratoria e diffamatoria, inaccettabile dal punto di vista della civiltà».
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Ha detto anche di aver mandato una lettera al Coni e al Cio, il Comitato Olimpico Nazionale e quello Internazionale. Ma di essere deluso dalla mancanza di «una presa di posizione ufficiale».
Fantoni intanto gioca solo in Italia e continua a dare lezioni di bridge. «Potrei partecipare a tutte le competizioni. Ma poi trovano il modo per ostacolarmi». Perché quella disposizione? Perché certe carte in orizzontale e altre in verticale? «Non lo so», la risposta. «Sono rimasto stupito anche io di questa assurda accusa».
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