1 – MANOVRA, DI MAIO: 'SE REGOLE VALGONO PER TUTTI ANCHE CASO FRANCIA'
Da www.ansa.it
matteo salvini luigi di maio
Le misure annunciate ieri dal presidente francese Macron "secondo i nostri calcoli non si sposano con il rapporto deficit/pil annunciato, quindi dovranno per forza aumentare il deficit e si aprirà anche un caso Francia, se la regole valgono per tutti". Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio dopo il tavolo con le imprese, aggiungendo però: "Noi non lo speriamo".
"La situazione è questa: in Francia per ora abbiamo un discorso, in Italia abbiamo una bozza di bilancio". E' quanto riferiscono fonti comunitarie, interpellate sul possibile impatto di un eventuale sforamento del deficit francese sulla trattativa in corso tra Roma e Bruxelles sulla manovra.
DI MAIO FREDDIE MERCURY
Il premier francese Edouard Philippe ha riconosciuto che le misure annunciate dal presidente Emmanuel Macron per disinnescare la rabbia dei gilet gialli avranno "un impatto in termini di deficit nel 2019". Intervenendo in Parlamento, ha poi aggiunto che bisogna "fare in modo che la spesa pubblica sia tenuta sotto controllo. Dovremmo prendere delle misure che non aumenteranno la spesa". Dopo gli annunci di Macron, il deficit francese potrebbe schizzare al 3,5% nel 2019 contro il 2,8% previsto, secondo alcune stime.
DI MAIO THERESA MAY
Reddito di cittadinanza e pensioni restano "ma le misure tecnicamente richiederanno qualche mese per essere realizzate". Lo ha detto il ministro dell'Economia Giovanni Tria precisando che "la manovra non verrà rivoluzionata". "Ormai siamo arrivati, - ha annunciato Tria al Welfare Italia Forum 2018 - entro la giornata si arriverà a determinare quali sono i possibili saldi e poi ci sarà la decisione politica".
Secondo il ministro, "è possibile evitare la procedura di infrazione. Si tratta di prendere decisioni politiche rispetto a varie alternative. Oltre alle risorse che arriveranno dal minor costo del reddito di cittadinanza e di quota 100 sono possibili altri tipi di risparmi e correzioni, che si stanno studiando. Tutto questo può portare a un mutamento dei saldi".
Conte, a Bruxelles non con libro sogni ma riforme - "Non andrò a Bruxelles con il libro dei sogni ma con lo spettro completo del progetto riformatore del governo: mi confronterò sui numeri consapevole che la manovra risponde a esigenze del Paese ma entro i vincoli europei". Lo afferma il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel corso delle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio Ue e dell'Eurosummit del 13 e 14 dicembre.
conte macron
"Siamo nel mezzo di un confronto serrato - aggiunge il premier - che confidiamo leale e paritario, nell'auspicio che si possa trovare punto di equilibrio e convergenza. Resto fiducioso del buon esito" della trattativa con la Ue perché "in gioco in questo momento c'è molto di più dei saldi finali ma l'idea stessa di rappresentanza politica, il senso del nostro ruolo e della nostra missione"
giuseppe conte emmanuel macron 5
"Occorre superare un rigorismo miope che pretende di combattere un'instabilità con misure che finiscono per favorirla. L'Europa deve perseguire un rapporto equilibrato tra riduzione e condivisione del rischio" afferma il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. "Al Consiglio europeo si dovrà tenere in considerazione l'orizzonte politico di un'Europa in rapida evoluzione, dove è sempre più chiara esigenza dei cittadini di poter contrare su istituzioni sempre più attente all'equità. Per questo puntiamo a una Europa più equa e più sicura".
"Quanto al completamento dell'unione bancaria" la posizione italiana è che ci sia una "riduzione del rischio finalmente accompagnata dalla mutualizzazione dello stesso. Comprendiamo, se ritenuto ineludibile, un differente timing" per i due meccanismi ma "un nuovo rinvio delle decisioni sullo schema assicurativo sui depositi è un segnale di un'Europa che si fa condizionare dai mercati piuttosto di tentare di indirizzarli" precisa il premier.
moscovici macron
"Il Consiglio dovrà esaminare passi concreti in merito a quanto deciso alla riunione di giugno - prosegue Conte -: chiedo ai partner europei una gestione della migrazione veramente europea. L''onere degli sbarchi non può gravare solo sui Paesi d'arrivo. Occorre avere un coordinamento europeo: sui salvati in mare - aggiunge - serve sforzo congiunto, quindi una reale redistribuzione in cui i Paesi si facciano carico di sforzo condiviso, non lasciando soli i Paesi d'arrivo. Terzo punto, sui rimpatri dei salvati in mare dai Paesi d'origine, serve una europeizzazione dei rimpatri".
2 – EMMANUEL MACRON OFFRE UN’ASPIRINA AI GILET GIALLI, MA L’ECONOMIA FRANCESE HA LA POLMONITE
Francesco Saraceno per “Luiss Open”
EMMANUEL MACRON IN PREGHIERA
In un solenne discorso televisivo, il presidente Emmanuel Macron ha cercato di fermare l’onda lunga della protesta dei “gilet gialli” che scuote la Francia da più di un mese. Dopo un contrito e teatrale (forse troppo, al punto da sembrare non sincero) mea culpa sull’arroganza dei primi diciotto mesi di mandato, e sulla necessità di ascoltare di più la sofferenza della popolazione, Macron ha annunciato una serie di misure volte a sostenere il reddito, e il potere d’acquisto, dei contribuenti più poveri.
Le misure più importanti e immediate sono una rivalorizzazione del salario minimo (ottenuta in realtà aumentando il “premio di occupazione” cui hanno diritto i redditi più bassi), una decontribuzione e detassazione delle ore supplementari (misura molto popolare a suo tempo introdotta da Nicolas Sarkozy e poi abolita da François Hollande) e, infine, l’annullamento dell’aumento contributivo per i pensionati più poveri e la conferma del congelamento (per almeno tutto il 2019) della tassazione ecologica sul carburante.
parigi gilet gialli
Più significativo, anche se meno mediatizzato, è l’impegno a rinunciare al suo approccio verticista (le président jupitérien), in favore del recupero di un ruolo importante per i corpi intermedi, in particolare i sindaci, nel rilanciare un “social compact” che dovrebbe mettere al centro la crescita e l’equità.
gilet gialli parigi
Basteranno le misure annunciate a placare la rivolta che serpeggia in Francia? Molto probabilmente no, perché soffrono di un peccato originale, di una contraddizione che il presidente non sembra voler risolvere. La rivolta dei gilet gialli è esplosa a causa degli aumenti del prezzo del carburante, che hanno colpito in particolare le famiglie rurali e gli agricoltori; ma il malessere ha radici molto più profonde, e diffuse, nella società francese.
EMMANUEL MACRON BRIGITTE GILET GIALLI
L’economia sente, dopo dieci anni, tutto il peso di una crisi che ha colpito duramente le classi medie e inferiori. La disoccupazione che ha tardato a ridursi (costando la rielezione a François Hollande); l’austerità che, sia pure meno marcata che nei paesi della cosiddetta “periferia” della zona euro, ha ridotto il perimetro e la copertura dei servizi pubblici; e infine, la riduzione delle allocazioni familiari e del welfare in generale, che ha colpito in particolare le categorie più disagiate.
Tutto questo ha condotto ad una crisi che su Le Monde Julia Cagé ha chiamato “la crisi del potere d’acquisto”, che ha a lungo covato prima di esplodere in tutta la sua violenza in occasione dell’ultima legge di bilancio.
Emmanuel Macron ha un’enorme responsabilità per l’infiammarsi della crisi. A sua difesa si potrebbe notare che l’aumento del carico fiscale per la classe media è dovuto soprattutto a François Hollande (sotto l’impulso di un ambizioso sottosegretario, e poi ministro dell’economia, di nome… Emmanuel Macron).
gilet gialli bruxelles
Anzi, si può dire che con la legge di bilancio per il 2019 il trend è invertito, visto che la riduzione di alcune imposte (in particolare la soppressione dell’IMU per la maggioranza delle famiglie, e la flat tax sui redditi da capitale) ha più che compensato la riduzione delle prestazioni sociali. Come si spiega, allora, che il malcontento esploda in maniera così plateale proprio quando il trend sembra invertirsi?
La spiegazione è semplice, ed è da ricercarsi nell’orientamento di politica economica che fin dall’inizio ha perseguito il Presidente francese. Come Donald Trump, da cui lo divide peraltro quasi tutto, Emmanuel Macron crede nella teoria del cosiddetto “sgocciolamento”: ridurre il carico fiscale per i ricchi è la strategia migliore per rilanciare la crescita, perché questi sarebbero produttivi e investirebbero il maggiore reddito in attività innovative. I frutti della maggiore crescita poi andrebbero a beneficio di tutti, anche di coloro che sono inizialmente stati penalizzati.
gilet gialli parigi
Fin dall’inizio del quinquennato è apparsa chiara la scelta di dare della Francia un’immagine pro-business, riducendo drasticamente le tasse sui più ricchi, e rendendo l’imposizione fiscale, per la parte alta della distribuzione, sostanzialmente regressiva. L’ultima legge di bilancio ne è la manifestazione più evidente.
L’Istituto per le Politiche Pubbliche ha mostrato che, pur in presenza di una riduzione complessiva del carico fiscale, il 20% più povero e la classe medio-superiore vedono la propria posizione peggiorare, le classi medie vedono un miglioramento modesto (soprattutto se attivi), mentre la maggior parte dei benefici vanno all’1 per cento più ricco (con i ricchissimi che vedono il loro potere d’acquisto aumentare del 20 per cento).
gilet gialli arresti
Il problema è che, anni di ricerche ormai lo provano, la teoria dello sgocciolamento non funziona: favorire i più ricchi non porta più crescita, e comunque i benefici rimangono circoscritti. I manifestanti in questi giorni ce lo ricordano. La storia non si fa con i se, ma la necessità di mettere la fiscalità al servizio della transizione ecologica avrebbe probabilmente ricevuto ben altra accoglienza in una società come quella francese, in cui la sensibilità ecologista è comunque radicata, se non fosse stata accompagnata dal sentimento di crescente ingiustizia sociale che le politiche economiche di Macron hanno esacerbato.
gilet gialli 8 dicembre
È interessante peraltro notare come la stampa abbia dato del movimento (comunque difficile da delineare precisamente) una visione parzialmente distorta: un gruppo di ricercatori di Tolosa ha mostrato (tramite l’analisi lessicografica di migliaia di documenti) come si sia affermata una narrazione che privilegia la ribellione fiscale, la rivolta contro le tasse, e quindi anche una sostanziale contraddizione con la richiesta di servizi pubblici migliori. Secondo i ricercatori invece, dai social legati al movimento emerge una prevalenza di temi legati all’ingiustizia sociale, alla rabbia verso delle élites che si arricchiscono e lasciano il conto da pagare agli altri; una richiesta di società più coesa e solidale, insomma.
gilet gialli champs elysees
Dove ci conduce tutto questo? È difficile dirlo. Il movimento ha ottenuto una parziale vittoria, con il congelamento della tassa sul diesel (che probabilmente finirà per essere abbandonata), e con le misure annunciate ieri da Macron. Ma è improbabile che si assista ad un cambiamento radicale di politica economica, proprio in ragione della visione del mondo di Emmanuel Macron delineata sopra. Il presidente stesso si è premurato di specificare ieri che una reintroduzione della tassa patrimoniale non è all’ordine del giorno perché “in passato la disoccupazione è aumentata pure quando tale tassa esisteva” (argomento assai poco convincente, a dire il vero).
gilet gialli studenti inginocchiati
Se non si chiamano a contribuire i redditi più alti, anche le misure annunciate ieri non avranno un impatto significativo, perché lo Stato dovrà in qualche modo riprendere con una mano (ad esempio aumentando altre imposte, o riducendo il perimetro dei servizi pubblici) quello che ha appena dato con l’altra. La domanda di giustizia sociale che emerge dal movimento dei gilet gialli, quindi, sarà ancora una volta inevasa, lasciando intatta la tensione che percorre la società francese (e non solo).
Occorrerebbe, per rispondere a queste esigenze, una proposta politica che mettesse al centro del proprio progetto il complesso tema della redistribuzione delle risorse in un mondo globalizzato. Occorrerebbe ritrovare quello Stato regolatore che negli anni d’oro della socialdemocrazia (e della destra sociale) garantiva stabilità sociale e macroeconomica, e quindi poneva le basi per l’investimento, l’innovazione, e la crescita.
studenti in francia
Quel ruolo è più difficile da definire, in un mondo globalizzato in cui i singoli Stati hanno margini di manovra ristretti, e in cui quindi la cooperazione internazionale per quanto difficile è ormai l’unica via percorribile. Ma non si può evitare questa sfida, se non si vuole che movimenti come quello dei gilet gialli finiscano preda del qualunquismo o di tentazioni sovraniste.