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    LA RIAPERTURINA ESTIVA DELLA SCALA - COME MAI IL TEATRO HA DECISO QUESTE QUATTRO SERATE ''SPERIMENTALI''? TUTTE LE ALTRE OPERE D'ITALIA ERANO RIPARTITE CON INIZIATIVE, MENTRE SOLO MILANO ERA RIMASTA FERMA (MA CON I DIPENDENTI PAGATI REGOLARMENTE) - LE INIZIATIVE ONLINE DEI PRIMI GIORNI DEL LOCKDOWN ERANO SPARITE PERCHÉ…


     
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    Da lunedì 6 luglio alle ore 20, con quattro “preludietti” o aperture sperimentali con programmi definiti dai critici “non omogenei” riapre anche il Teatro alla Scala. La riapertura vera e propria resta fissata il 3 settembre  in Duomo con il “Requiem” di Verdi diretto da Riccardo Chailly. Alle seratine saranno ammessi  seicento spettatori, che nei singoli palchi potrebbero aumentare se si tratta degli ormai celebri “congiunti”. Ma chi ha veramente voluto questa riaperturina estiva?

    chailly chailly

     

    Ve li ricordate, nei primi giorni del lockdown, quel proliferare di concertini fatti in casa e montati su internet degli orchestrali della Scala? E i passi doppi dei suoi ballerini?  Bene, tutta questa arte per l’arte - vi sarete accorti - è presto sparita. E non senza un motivo. I dipendenti Scala, a contrario di molti altri lavoratori degli spettacoli dal vivo - hanno ricevuto la cassa integrazione (la loro si chiama FIS) con una copertura quasi pari allo stipendio. Pure le maschere, che non sono lavoratori dipendenti, hanno avuto quanto gli spetta. È la solita storia: potenza del marchio, non si vuole finire sulla stampa internazionale con proteste dal Tempio della lirica!

     

    Così le iniziative on-line sono sparite, i lavoratori si sono tranquillizzati e i loro sindacati, potentissimi alla Scala, hanno fatto il resto. Confederati e, specie, i Cub, hanno richiesto e predisposto tali protocolli d’intesa talmente a prova di virus che fino a settembre, praticamente, non se ne parlava neanche lontanamente di tornare effettivamente al lavoro. Lavoratori, dunque, in libertà, sovrintendente rimasto a Vienna, Cda silente o già in vacanza. Tutto perfetto, con buona pace di quei lavoratori degli spettacoli che non vedono un euro da mesi.

     

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    Se non che, è successo che tutti gli altri teatri italiani si sono messi ad inventarsi qualcosa per riaprire. Il Maggio musicale dell’ex Pereira ha iniziato con serate streaming, 200 spettatori e ipotesi di uso della cavea; l’ex ex Lissner, ora al San Carlo di Napoli, ha varato un progetto per serate in piazza del Plebiscito. L’opera di Roma, con l’ex candidato Fuortes, porta addirittura al Circo Massimo il Rigoletto con regia di Damiano Michieletto. La Fenice di Venezia, dell’ex scaligero Ortombina, ha rivoluzionato l’interno della sala costruendo sul palco la chiglia di nave dove disporre spettatori distanziati mettendo l’orchestra in platea.

     

    A quel punto, il sindaco di Milano Beppe Sala, che è anche presidente del teatro, deve aver pensato che lo stessero un po’ prendendo per i fondelli. È vero, Napoli non ha avuto il numero di contagiati di Milano, però... Così ha invitato a “pensare a spettacoli all’aperto”. E la pensata era caduta sull’Arena civica (!) che, però, non era completamente agibile. Perfetto. Anzi, no. Per non fare la figura dei lazzaroni proprio a Milano ci si è inventati quattro spettacolini (buone le serate con Salsi e Meli; amatoriali quelle con i giovani dell’Accademia e con gli orchestrali che ricacciano musica cameristica eseguita settimana scorsa tra i bidelli dell’Università Statale).

    dominique meyer dominique meyer

     

    Sugli spettacolini, tuttavia, si è tuffato a pesce il “Corrierone”, che ha deciso di mandarli in streaming sul suo sito. Peccato che il giorno stesso di lancio (domenica 5) il sovrintendente Meyer se ne sia uscito con una intervista sul concorrente “Repubblica” dichiarando che “tutti abbiamo pensato allo streaming, ma non c’è niente di più importante e di bello che sentire suonare dal vivo in teatro”.

    Insomma, più che un’opera un’operetta...

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