Estratti da corriere.it – 2 luglio 2019
ursula von der leyen meloni
Ursula von der Leyen è tornata a casa. Non tanto perché a Bruxelles la ministra della Difesa tedesca c’è nata nel 1958. Quanto perché, se il Parlamento europeo confermerà la sua nomina a presidente della Commissione, von der Leyen segue un destino di famiglia: nella capitale belga infatti, suo padre, Ernst Albrecht, fu uno dei giovani pionieri della Comunità europea del carbone e dell’acciaio, partecipò alla redazione del Trattato di Roma, divenne capo di gabinetto del primo commissario alla concorrenza e poi direttore generale.
Ursula von der Leyen è una sopravvissuta. È l’unica ministra di Angela Merkel ad aver fatto ininterrottamente parte dei suoi governi sin dal 2005. I maligni dicono che a tanta longevità abbiano contribuito anche le molte controversie che l’hanno indebolita politicamente soprattutto negli anni alla Difesa. «A Merkel — dice una fonte governativa — piace circondarsi di persone non troppo popolari o che siano nel mirino delle critiche, che non possano diventare un pericolo per lei». È un fatto che dopo una breve stagione nella quale il suo nome veniva regolarmente citato fra i possibili eredi di Merkel, al momento decisivo è scivolato nell’oblio.
scarpe e calza grigia di ursula von der leyen
Madre di sette figli, sempre perfettamente pettinata, vestita con eleganza un po’ demodé, composta anche nelle situazioni più drammatiche, mai uno scatto d’ira, von der Leyen è l’immagine della grazia e dell’autocontrollo in ogni circostanza.
Questione di lignaggio familiare aristocratico, colto e benestante. Quello suo, che la vede discendere da Johann Ludwig Knoop, industriale anseatico, imprenditore del cotone, fatto barone dallo zar Alessandro II. E quello del marito, Heyko von der Leyen, erede di una dinastia nobiliare che fatto le sue fortune con il commercio della seta, sposato nel 1986. Detto altrimenti, se c’è una persona che ha fatto la politica per passione questa è Ursula von der Leyen.
ursula von der leyen e patrizia scurti i g7 borgo egnazia
Non era scontato, anche se il padre Ernst, lasciata Bruxelles, si impegnò nella Cdu e fu per otto anni ministro-presidente della Bassa Sassonia, sconfitto solo da un certo Gerhard Schroeder nel 1990. Finiti gli studi di economia, infatti, la giovane Ursula si era laureata in Medicina, specializzandosi e lavorando da ginecologa. Uscito di scena il padre, però, von der Leyen seguì il destino familiare e continuò la tradizione: nel 2003 diventò ministra della Famiglia nel Land Niedersachsen.
Ci rimase solo 2 anni. Nel 2005 Angela Merkel la chiamò a Berlino affidandole lo stesso incarico nel governo federale.
Von der Leyen diventò subito uno dei volti del corso centrista e moderato della nuova cancelliera: più asili nido, incentivi ai congedi di paternità e tante accuse di svendere i valori tradizionali della famiglia dalla destra del partito.
ursula von der leyen giorgia meloni g7 borgo egnazia
Nel 2009, nella coalizione Cdu-liberali, von der Leyen passò al ministero del Lavoro, battendosi senza successo per le quote rosa nei consigli di amministrazione di quel club per soli uomini che è il capitalismo renano. Nel 2013 il grande salto alla Difesa, con la missione di modernizzare la Bundeswehr dopo 25 anni di tagli continui al bilancio. Un compito rivelatosi titanico.
Sei anni dopo la Germania continua ad essere ben al di sotto del 2% del Pil, concordato in seno alla Nato per la spesa militare. Di più, la ministra è al centro di un fuoco incrociato: il Pentagono (e Trump in persona) l’accusano di spendere troppo poco, gli alleati della Spd la criticano per l’esatto contrario, dopo la decisione di aumentare di ben 4 miliardi di marchi il bilancio militare per il 2020. I generali non si fidano più di lei. I suoi tentativi di riforma non hanno risolto alcun problema. Nel frattempo, lo stato dell’esercito federale è pietoso, gli aerei non volano, le navi non prendono il mare, mancano i pezzi di ricambio, perfino gli aerei del governo sono spesso costretti a lasciare a piedi cancelliera e ministri a causa di guasti improvvisi.
ursula von der leyen giorgia meloni - g7 a borgo egnazia
Ora Ursula von der Leyen avrà la ribalta di Bruxelles. Presto per dire che tipo di presidente della Commissione sarà. Ma se i mentori insegnano qualcosa, lo stile ricorderà probabilmente quello della cancelliera: cauta, attenta al compromesso, mai sopra le righe, concreta e poco retorica. Sulla flessibilità, è lecito avanzare qualche dubbio.
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