Francesca Schianchi per ‘La Stampa'
MARIA ELENA BOSCHI CORRIERE jpeg«Ho letto che il Papa ha difficoltà a riformare la Curia: se ce le ha lui, qualche difficoltà potremo averla anche noi...». E in effetti, qualche inciampo è probabile, come profetizza l'ex presidente della Camera Luciano Violante, a portare a termine la riforma del Senato.
Oggi la Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama deve riuscire ad adottare il testo base, cioè ad avviare il percorso del provvedimento. Ieri relatori e capigruppo si stavano ancora confrontando: «Speriamo di chiudere nella notte», sussurrava uno di loro, alludendo a un accordo che consenta di avere la maggioranza in una Commissione in cui gli alleati di governo hanno numeri appena sufficienti per cui, se dovesse sfilarsi Fi, un'eventuale diserzione potrebbe creare un patatrac.
Il governo vuole che venga adottato il testo Boschi; ma in Commissione molte sono le riserve. «L'irrigidimento del ministro non ha senso: basterebbe che accettasse un nuovo testo base con le modifiche da lei stessa accettate», sospira il senatore Francesco Russo, riproponendo l'idea avanzata dal collega Miguel Gotor, intervenuto ieri al seminario sul tema organizzato dalla Boschi, alla presenza di molti costituzionalisti e vari parlamentari caldamente invitati via sms a partecipare (presenti da De Siervo a Onida a Barbera, ma mancano, per altri impegni, i «professoroni » Rodotà e Zagrebelsky, primi firmatari di un appello molto duro contro la riforma del governo).
MARIA ELENA BOSCHILa mediazione a cui si stava lavorando ieri era quella di approvare, contestualmente al testo base del governo, un ordine del giorno, il cosiddetto pillolato, in cui siano nero su bianco le modifiche concordate: la diminuzione del numero dei senatori nominati dal capo dello Stato, un riequilibrio della rappresentanza a favore delle regioni rispetto ai comuni, un numero diverso di senatori a seconda della grandezza delle regioni.
Rino Formica e Gaetano QuagliarielloMa, da Ncd, l'ex ministro Gaetano Quagliariello insiste perché ci sia un quarto punto, che dalle parti del Pd considerano invece di tenere escluso: «I senatori saranno eletti contestualmente ai consigli regionali in listini separati», dice. E se, essendo un punto controverso, non fosse incluso? «Vediamo... Certo noi vogliamo andare avanti», rassicura.
«C'è un sostanziale consenso sull'impianto della riforma», conclude soddisfatta in serata la Boschi l'incontro con i professori. «Ci avete fornito una sorta di cassetta degli attrezzi», li omaggia, per poi aggiungere con una certa malizia che «mi fa piacere notare che non c'è unanimità nemmeno tra di voi: indice del fatto che non ci sono risposte migliori a priori». Loro vogliono andare di corsa, ma non, specifica il premier Renzi, «per paura di discutere»: si discute «ma poi bisogna decidere».
Miguel GotorE dire che serve un cambiamento «non è autoritarismo né esercizio violento della cosa pubblica». Del presidenzialismo evocato due giorni fa da Berlusconi, invece, nel seminario appena un accenno. Non è ancora il momento di parlarne: «Presidenzialismo: dopo», si legge in un appunto di Renzi all'uscita.
LA MANO DI RENZI SULLA SCHIENA DI MARIA ELENA BOSCHI