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    MORIRE DI LAVORO - LA RIPARTENZA DELL'EDILIZIA FA IMPENNARE GLI INCIDENTI: NEI CANTIERI GIÀ 25 VITTIME - SEI DECESSI SOLO NELL'ULTIMA SETTIMANA - I SINDACATI: “È IL RITORNO ALLA DRAMMATICA NORMALITÀ” - DAGLI ANNI '70. LE TRE CAUSE DI MORTE PIÙ FREQUENTI PER GLI EDILI SONO LA CADUTA DALL'ALTO, IL RIBALTAMENTO DI UN MEZZO MECCANICO O LO SCHIACCIAMENTO…


     
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    Niccolò Carratelli per “la Stampa”

     

    MORTO SUL LAVORO MORTO SUL LAVORO

    A preoccupare è un dato positivo. L'ultimo fornito dall'Istat sulla produzione nel settore dell'edilizia. Dopo i tonfi registrati nel periodo del lockdown (marzo -36,4%, aprile -53,3%) l'indice ha fatto segnare un'impennata del 168% a maggio. Questo significa che i cantieri sono ripartiti a grande velocità, per recuperare il tempo perso, limitare i ritardi nelle consegne. E non deve ingannare il calo, sempre a maggio, del 16,8% dell'attività rispetto allo scorso anno.

     

    «In realtà è un buon risultato, in netto recupero sui mesi precedenti - spiega Marco Miccoli, responsabile Lavoro nella segreteria Pd - siamo di fronte ad una accelerazione dei lavori, con ritmi frenetici, misure di sicurezza disapplicate, controlli più difficili e presumibilmente più lavoro nero».

     

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    Un allarme che trova conferma nei numeri della Cgil: più della metà degli operai morti nel 2020 si concentra negli ultimi due mesi, dal 9 maggio ad oggi sono 25 su un totale di 47. Di questi, 6 solo nell'ultima settimana. Va detto però che anche tra marzo e aprile, quindi in pieno lockdown, c'erano state 9 vittime. Il totale degli incidenti mortali in edilizia è comunque inevitabilmente di molto inferiore al dato registrato a luglio dello scorso anno. Ma - spiegano dalla Cgil - anche la forza lavoro impegnata si è drasticamente ridotta, perché molte aziende sono ancora ferme o addirittura hanno chiuso, mentre tradizionalmente in primavera e in estate parte la maggior parte dei cantieri.

     

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    «Se mi passate la battuta, magari il numero degli operai morti fosse legato alla fine del lockdown - dice Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil - è solo un ritorno alla drammatica normalità: appena hanno riaperto i cantieri sono ricominciati gli incidenti».

     

    Sempre gli stessi, dagli anni '70. Le tre cause di morte più frequenti per gli edili sono la caduta dall'alto, il ribaltamento di un mezzo meccanico o lo schiacciamento. «C'è sempre più un problema di mancata formazione - spiega Genovesi - aggirata con contratti irregolari o inesistenti».

     

    E poi c'è un'età media sempre più alta, aumentata negli ultimi anni dopo la riforma Fornero sulle pensioni: «Notiamo che tra le vittime di infortuni ci sono spesso cinquantenni e sessantenni, costretti a gestire carichi di lavoro maggiori con tempi di esecuzione più rapidi». Nei prossimi mesi potrebbe andare peggio, considerando che a settembre scatterà la corsa al super bonus del 110% per le ristrutturazioni all'insegna del risparmio energetico e dell'adeguamento antisismico.

     

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    Assisteremo ad una moltiplicazione di piccoli cantieri, gestiti da micro ditte, quelle dove più spesso vengono scoperti operai in nero, senza tutele e senza formazione. Secondo dati del ministero del Lavoro sono 400 mila gli irregolari nell'edilizia, il 90% è occupato nel settore privato. E, nonostante l'impegno preso dai partiti di maggioranza, la Cgil denuncia che nel decreto Rilancio non è stato previsto per le aziende l'obbligo di presentazione del Durc di congruità, un documento di regolarità contributiva, per accedere all'incentivo. Un certificato che permette di capire il numero di dipendenti impegnati nel cantiere e la quantità minima di ore di lavoro, rendendo più difficile il ricorso a operai senza contratto. Senza questo vincolo, il committente che richiederà il bonus, magari senza saperlo, potrebbe trovarseli in casa.

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