Marco Giusti per Dagospia
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Quando il pre-pensionato di Antonio Albanese, nel suo ultimo film da regista e protagonista, “Cento domeniche”, un film che sarebbe piaciuto per ambientazione e personaggi a Alberto Lattuada e Piero Chiara, dopo aver lavorato tutta una vita come tornitore, scopre che tutti i suoi risparmi affidati alla banca di fiducia del paesello per lui, operaio, ultimo degli ultimi, si sono volatilizzati per sempre e non potrà più offrire la festa di matrimonio alla figlia, che era il suo unico sogno, afferra la doppietta e entra in banca come fosse Clint Eastwood per riavere quello che gli è stato rubato. E il pubblico, in sala, è esploso in un applauso liberatorio.
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Del resto tutto il film, scritto da Albanese assieme a Piero Guerrera, civile, sincero, pieno di personaggi realistici, ambientazione perfetta per far muovere il piccolo operaio di Antonio Albanese tra la casa dove vive con la mamma un po’ rimbambita, una spettacolare Giulia Lazzarini, il baretto con gli amici delle bocce, Bebo Storti e Maurizio Donadoni, il negozio della figlia, la casa dell’amante ricca e sposata che vuole tenere tutto nascosto per non perdere il marito, è progettato per questa esplosione del protagonista.
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Perché per tutta la vita è stato al suo posto, ha rispettato fabbrica e padrone, Elio De Capitani, ha creduto nei consigli della banca e ha fatto come gli era stato detto (metto i soldi in banca, ma non penso che diventino azioni e avere solo azioni può essere rischioso, si sa, lo sanno tutti). Si è sposato e divorziato dalla moglie, Sandra Ceccarelli, e ora vive con pochi sogni di felicità nella casa della madre. Albanese torna insomma al cinema operaio, nordico, civile, con una storia dell’Italia di tutti i giorni dove nessuno si sente responsabile di quel che accade.
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Ma tutti sanno quel che accade e perché accade e perché per certe persone non accade e per altre sì. Non ci sono battute, a parte una sull’alto costo degli apparecchi acustici (“Costa meno un suggeritore”), ma i duetti tra Albanese e la Lazzarini sono molto belli e anche le scene con l’amante, con De Capitani e con gli amici.
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