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    LA ROMA DEI GIUSTI - DEI TRE FILM DEDICATI DAI MANETTI BROS A DIABOLIK, DICIAMO CHE “DIABOLIK CHI SEI?” NON È OSSESSIVO E AUTORIALE NELLA MESSA IN SCENA COME IL PRIMO, NON È ORIGINALE E MIRIAMLEONECENTRICO COME IL SECONDO, MA È FORSE QUELLO PIÙ DI GENERE E PIÙ GODIBILE - SPECIALMENTE NELLA PRIMA PARTE, DOVE SI RESPIRA UNA BELL’ARIA DA POLIZIESCO ANZI POLIZIOTTESCO ALL’ITALIANA ANNI ’70 - CONFESSO CHE LA PARTE IN FLASHBACK È QUELLA MENO INTERESSANTE DEL FILM, CHE HA UNA SUA BELLA VITALITÀ INVECE NELLA RISCRITTURA DEL POLIZIOTTESCO…. VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

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    Dei tre film dedicati dai Manetti bros a Diabolik, diciamo che “Diabolik chi sei?”, il terzo, non è ossessivo e autoriale nella messa in scena come il primo, non è originale e miriamleonecentrico come il secondo, ma è forse quello più di genere e più godibile. Specialmente nella prima parte, dove si respira una bell’aria da poliziesco anzi poliziottesco all’italiana anni ’70, con inseguimenti, sparatorie, rapine, macchine d’epoca, una presenza importante come Barbara Bouchet e belle facce da cattivi, come lo strepitoso Massimiliano Rossi come avvocato boss di una banda di rapinatori violenti ricostruiti sul modello dei Bruno Corazzari&co dell’epoca.

     

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    Come se la fase più sperimentale e di maggiore adesione al fumetto fosse superata e il problema di chi mettere dietro la maschera, una star come Luca Marinelli o uno sconosciuto come Giacomo Gianniotti?, un vago ricordo. In verità, in questo episodio possiamo rimpiangere un ruolo non così da protagonista per Miriam Leone, vera carta segreta del secondo episodio, mentre la non autorevolezza di Giacomo Gianniotti come Diabolik viene compensata dalla sua versione giovanile nei flashback, cioè l’indovinatissimo Lorenzo Zurzolo, e intanto il Ginko di Valerio Mastandrea continua la storia d’amore con Monica Bellucci, così presa dalla situazione che alla ricerca dell’amato azzarda perfino uno scavalcamento di porta inferriata alquanto improponibile coi tacchi e la gonna.

     

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    Ma forse lo era anche per Mastandrea un filo sovrappeso. Altra novità nel nuovo episodio è la mancanza di crudeltà e di sadismo nel personaggio di Diabolik, vero problema spinoso delle precedenti versioni, perché è ovvio che i Manetti volessero mantenere i caratteri originali del personaggio del fumetto, ma non era certo facile far digerire al pubblico di oggi i tanti morti ammazzati uccisi inutilmente dal protagonista. Qui Diabolik e Ginko se la vedono con una banda di rapinatori anni ’70 alquanto brutale che compie una serie di colpi sparando e uccidendo a gogo, interpretati dai per me inediti Emanuele Linfatti, Mario Sgueglia, Michele Ragno, Francesco Turbanti. Come due pirla i due arcinemici vengono anche catturati e legati assieme.

     

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    E’ allora che Diabolik spiega a Ginko chi è, come da titolo. Confesso che la parte in flashback con la storia di Diabolik ragazzino, malgrado la presenza di Zurzolo e il cammeo di Paolo Calabresi in versione barbuta come King, è quella meno interessante del film, che ha una sua bella vitalità invece nella riscrittura del poliziottesco, con tanto di musica, Pivio e De Scalzi più la canzone dei Calibro 35 e Alan Sorrenti, notevole, e nell’uso sia degli esterni a Bologna e dintorni, sia dell’interno della casa dell’avvocato che sembra ripresa da un set anni ’70. Notevoli i piccoli cammei di Max Gazzé, Carolina Crescentini. In sala dal 30 novembre.

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