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    LA ROMA DEI GIUSTI - "NOTTEFONDA" È LA SENTITA OPERA PRIMA DI GIUSEPPE MIALE DI MAURO, AUTORE DEL ROMANZO DA CUI IL FILM È TRATTO - SPERDUTO NELLA NOTTE NAPOLETANA, FATTO DI CRACK, CIRO, INTERPRETATO DA FRANCESCO DI LEVA, È UN UOMO SULL’ORLO DI UN BARATRO. VIVE PER RITROVARE UNA MACCHINA RESPONSABILE DELLA MORTE DELLA MOGLIE, E LA CERCA ASSIEME AL FIGLIO, ANCHE SE DA SUBITO NON CREDIAMO CHE IL RAGAZZINO SIA VERAMENTE VIVO...


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    Sperduto nella notte napoletana, fatto di crack, Ciro, interpretato da Francesco Di Leva, è un uomo sull’orlo di un baratro, in bilico tra il regno dei vivi e quello dei morti. Vive per ritrovare una macchina rossa responsabile della morte della adorata moglie, e la cerca nella notte assieme al figlio, anche se da subito, non crediamo che il figlio Luigi, interpretato dal vero figlio di Francesco Di Leva, Mario, sia veramente vivo.

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    “Nottefonda” è la sentita opera prima di Giuseppe Miale di Mauro, anche autore del romanzo da cui il film è tratto, “La strada degli americani” e fondatore con Francesco Di Leva di Nest, il teatro di San Giovanni a Teduccio nato dieci anni fa che ha recuperato tanti ragazzi sbandati di una zona difficile di Napoli, e prodotta da Carolina Terzi e Luciano Stella per la Mad Entertainment.

     

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    La sua parte migliore è proprio il calvario notturno in una Napoli realistica e pericolosa che vede il disperato Ciro cercare di espiare una colpa che non ha commesso e tenersi in equilibrio tra una realtà violenta, rappresentata dall’amico Carmine, Adriano Pantaleo, e un territorio ancora più scuro dove la morte e la vita non hanno più contorni così definiti.

     

    Francesco Di Leva, qui anche co-sceneggiatore assieme al regista e a Bruno Oliviero del film, fa un grande lavoro di messa in scena del rapporto che ha col figlio, grazie proprio al livello di recitazione di suo figlio Mario, ormai un professionista, e funziona benissimo nelle scene casalinghe con la madre, la strepitosa Dora Romano resa celebre da Sorrentino in “E’ stata la mano di Dio”.

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    Ma tutto il film, o quasi, è costruito sia sull’esperienza teatrale di Nest, sulla conoscenza della Napoli più difficile, sia sulle spalle e le capacità di Francesco Di Leva, che abbiamo da poco visto da poco anche in “Familia” come padre violento, che ha modo di passare da un ambiente all’altro sempre con attenzione e passione. Bravissimo. Come è bravissimo il direttore della fotografia, Michele D’Attanasio.

     

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