Marco Giusti per Dagospia
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Ringraziamo Monda. Finalmente un po’ di sesso, oltre all’esibizione finale del pisellone del protagonista. Lo sapevamo che era uno dei migliori film del Festival di Roma, come lo era già del Festival di Cannes e rimane una delle più gradite sorprese della stagione questo incredibile, ma anche divertente “Red Rocket”, opera terza di Sean Baker, già sensibile autore di “Florida Projetct” e “Tangerine”, alle prese qui con un viaggio nel Texas desolato e pieno di fabbriche inquinanti poco prima delle elezioni vinte dal puzzone Donald Trump contro Hillary Clinton.
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A Texas City, vicino a Galveston, torna con niente in tasca, in jeans e maglietta, senza neanche una valigia, il Mikey di Simon Rex, ex star del porno, tre volte vincitore del premio per il miglior sesso orale visto al cinema, e dotatissimo, come ben si accorgono le attrici nel film e constateranno anche gli spettatori in sala.
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Del resto Simon Rex, più noto come attore della saga “Scary Movie” ha girato in gioventù anche dei porno. Mikey bussa alla porta della moglie, Lexi, Bree Elrod, anche lei star del porno un tempo assieme al marito, che vive con la madre, attaccata alla tv, e campicchia col sesso su internet. Dopo una prima sana reazione delle due donne, Mikey viene riaccettato dalla moglie, anche perché a letto, con l’aiuto di una pillola, funziona ancora bene e, grazie al simpatico lavoro di pusher d’erba fra gli operai della fabbrica, guadagna pure benino.
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Solo che presto perde la testa per una minorenne, certa Strawberry, interpretata dalla debuttante Suzanna Som, che lavora in un negozio di Donut. Dominato dall’interpretazione di questo ignoto Simon Rex e dalla ricerca di set e di colori di Sean Baker, “Red Rocket” trasforma anche le scene che potrebbero essere più drammatiche in commedia, senza perdere di vista mai, però, la visione storica e politica dell’ambientazione.
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Il vocione e i manifesti elettorali di Trump, dominano la scena esattamente come il fumo delle fabbriche, mentre i personaggi si muovono come schiavi di piccoli desideri umani dentro case o negozi coloratissimi. Sean Baker e il suo cosceneggiatore Chris Bergoch, come in “Florida Project” dove il set era una motel desolato ai bordi di Disneyland, hanno fatto un grande lavoro di ricerca sui luoghi e sui personaggi, ma ne rispettano sempre le speranze e le scelte. E affidano i ruoli a non attori, o a attori non noti, estremamente forti e motivati. Gran bel film.
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