Marco Giusti per Dagospia
flow
Se avete un gatto, ma chi non ha un gatto oggi?, direi che è il vostro film. Imperdibile. Ma va bene anche se avete un golden retriever o se avete un capibara… Piangerete dall’inizio alla fine. Perché il gattino grigio avventuroso, senza nome, ma soprattutto senza una voce umana, protagonista di questo spettacolare “Flow”, che passa oggi a domani alla Festa del Cinema per Alice in città, diretto dall’animatore lettone Gints Zilbalodis, il regista di “Away”, che lo ha scritto con Matiss Kaza, ricca produzione franco-belga, forte del primo premio al Festival di Annecy come miglior lungometraggio e al Festival di Ottawa, già pronto per gli Oscar del 2025 dove se la vedrà con “Inside Out2” e “Il robot selvaggio”, è imbattibile.
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E’ imbattibile proprio perché si muove e si comporta esattamente come il vostro gatto. Furbo, veloce, ma anche stupidotto e curioso. Come sono i gatti. Non sappiamo molto né di lui né di cosa è davvero capitato al mondo dove viveva. Sappiamo che era il gatto di un artista gattaro che viveva vicino a un fiume. Ma non c’è alcuna traccia né di lui né di altri esseri umani nel film. E non c’è, liberazione!, nessuna voce narrante. Perché non c’è tanto da spiegare.
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C’è, in tempo reale, una incredibile esondazione che obbliga il gattino a scappare su una barchetta in compagnia di un capibara, un lemure, una cicogna, un golden retriever. Dovranno unire le proprie forze se vogliono salvarsi dall’acqua. Ma non c’è neanche un vero piano di fuga alla Titanic. Sono animali, che si comportano e si esprimono come animali. Del resto le loro sono tutte vere voci, o versi, di animali raccolte dall’ingegnere del suono, a parte il capibara, la cui voce non si riesce a incidere, troppo bassa, e è stata sostituita da quella di un baby cammello.
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Che è simile. E cosa fanno questi animali sulla barca? Poco e niente. A parte mettersi in salvo e girare attorno a quella che sembra una civiltà ormai sommersa dall’acqua, stare attenti ai mostri marini che vengono dall’acqua. Magari c’è una qualche lezione da capire alla fine del film. Ma non è che è detta o è chiara. Potrebbe essere un mondo che sopravvive a un disastro ecologico. Potrebbe.
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Ma perché il gattino, i cani che lo inseguono, gli altri animali sono ancora vivi? Il film va preso per quello che è. Estremamente acchiappone, estremamente avventuroso e divertente. Perché noi spettatori siamo come il gattino. In balia delle onde, dei pericoli, degli uccelli che ti possono prendere da un momento all’altro. Siamo lì assieme a loro su quella barchetta. Ripeto. E’ uno spettacolo fantastico. I vecchi critici a Cannes, dove l’ho visto lo scorso maggio, erano tutti a occhi aperti. Portateci i bambini. Impazziranno. In sala dal 7 novembre.
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