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    LA ROMA DEI GIUSTI - MENTRE IL “CORRIERE” NON DEDICA AL FESTIVAL NEANCHE LA CRONACA LOCALE, ARRIVA LO STREPITOSO E ORIGINALE “ANGELI DELLA RIVOLUZIONE” - CAST PRESTIGIOSO, MA DELUDE “STONEHEARST ASYLUM”


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

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    Festival di Roma. Niente. Il Festival, sta entrando nella sua fase conclusiva e il Corriere della Sera seguita a non dedicargli nemmeno le pagine della cronaca romana. Peccato perche', malgrado una certa confusione di linee generali (che festival stiamo facendo si e' capito?), malgrado il dittico della Sgarbi totalmente inutile (il Corriere non scrivera' niente? machedavero?),  i film non sono male.

     

    Assolutamente strepitoso e originale come e forse piu' di un film di Wes Anderson e' "Angely Revoluciji" ("Angeli della rivoluzione") di Alexey Fedorchenko, regista di punta del cinema russo ("First on the Moon", "Silent Souls"), che ricevera' stasera il Marc'Aurelio del Futuro.

     

    Siamo negli anni della Rivoluzione e gia' pronti allo stalinismo, quando cinque artisti di punta, totalmente d'avanguardia, un regista alla S.M.Ejzenstein, un musicista, uno scultore che ha appena composto una statua dedicata a Giuda, un regista teatrale e un architetto costruttivista vengono inviati dal partito nelle lontane provincie per educare culturalmente le popolazioni indigene alla nuova ideologia.

     

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    Li guida la leggendaria Paolina la Rivoluzionaria, che Fedorchenko ci mostra in una serie di leggendarie prove di coraggio, in mezzo a controrivoluzionari, fedeli degli zar, villici del posto contrari ai nuovi movimenti artistici. Fedorchenko si diverte, e noi con lui, a dipingere i rapporti fra arte, rivoluzione, propaganda e partito in anni di grandi fermenti culturali. E riscrive la storia dell'arte sovietica post-rivoluzionaria come se fosse un cartoon del tempo. Difficile trovare oggi un regista cosi' nuovo e creativo.

     

    E va detto che il cinema russo in questi anni di Putin, tra quello che abbiamo visto a Cannes, a Venezia e a Roma, e' in uno stato di grazia assoluto. E noi dopo vent'anni di Berlusconi e uno di Renzi, no.

     

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    Carino, ma non cosi' riuscito, pieno di ovvieta' e buchi narrativi, il supergotico "Stonehearst Asylum" diretto dall'americano Brad Anderson in quel di Bulgaria con cast prestigioso, Kate Beckinsale, Jim Sturgess, Michael Caine e Ben Kingsley, su sceneggiatura di Joe Gangemi tratta da un breve racconto di Edgar Allan Poe, "The System of Doctor Tarr and Professor Fether".

     

    Siamo nel pieno dell'inverno del 1889. Il giovane dottor Edward Newgate arriva al misterioso Stonehearst Asylum, manicomio di lusso per rampolli di ricche famiglie che non ne vogliono sapere piu' niente di loro. Fa la conoscenza del dottor Silas Lamb, Ben Kingsley, del suo fido sgherro Mickey Finn, David Thewlis, e della bellissima paziente Eliza Graves, cioe' Kathe Beckinsdale, malata di isteria, che ha cavato un occhio e un orecchio al ricco marito.

     

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    Il giovane medico scopre presto che il vero staff medico, e il direttore dell'istituto, il dottor Salt, cioe' Michael Caine, sono rinchiusi nelle segrete del manicomio e i pazzi, capitanati da Silas Lamb hanno preso il potere. Ma scopre anche che il dottor Salt torturava i suoi pazienti con bagni d'acqua fredda e metodi che non portavano a nessun risultato, mentre la rivoluzione basagliana di Lamb, malgrado i morti che ha provicato, ha portato a veri miglioramenti. Edward si trova cosi' preso fra il mondo della pazzia al potere e il potere in mano a medici sadici senza cuore. E e' innamoratissimo di Eliza Graves.

     

    Non male, ma al di sotto di quanto potevamo aspettarci da un regista interessante come Brad Anderson, regista di "The Call", "Transsiberian", di varie puntate di "The Killing" e "Boardwalk Empire". Certo, "Lo spettro" di Riccardo Freda e' un'altra cosa.

     

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