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    LA ROMA DEI GIUSTI – “UN ALTRO GIRO” DEL DANESE THOMAS VINTENBERG INTERPRETATO DALLA SUA STAR MADS MIKKELSEN È UN FILM PIUTTOSTO BIZZARRO PERCHÉ PARTE DA UNA PREMESSA PIUTTOSTO INCREDIBILE. DICIAMO CHE C’È UNA TEORIA PSEUDOSCIENTIFICA CHE SPIEGA CHE L’UOMO CON UN CERTO TASSO D’ALCOOL NEL SANGUE SI APRE A UNA VISIONE MAGGIORE DEL MONDO. CAPISCE DI PIÙ, È PIÙ VIVO. E’ PER QUESTO CHE UN QUARTETTO DI SFIGATI PROFESSORI DANESI QUARANTENNI CHE SI ANNOIANO MORTALMENTE A CASA DECIDONO DI… – VIDEO


     
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    un altro giro di thomas vintenberg un altro giro di thomas vintenberg

    Marco Giusti per Dagospia

     

    Festa di Roma. Come va? Fra paure, defezioni, ma anche buoni risultati di pubblico giovanile, vi dico quello che ho visto. “Un altro giro” del danese Thomas Vintenberg interpretato dalla sua star Mads Mikkelsen, entrambi arrivati a Roma e in piena forma, è un film piuttosto bizzarro penso non solo per il pubblico italiano meno dedito all’alcool del pubblico danese. Bizzarro perché, al di là della messa in scena del film e dell’interpretazione dei suoi attori, vi ricordo che può vantare il bollino di Cannes 2020, premio come miglior film al London Film Festival, premio per il miglior protagonista maschile a San Sebastian, parte da una premessa piuttosto incredibile.

    mads mikkelsen e thomas vintenberg con signore a roma mads mikkelsen e thomas vintenberg con signore a roma

     

    Diciamo che c’è una teoria pseudoscientifica che spiega che l’uomo con un certo tasso d’alcool nel sangue si apre a una visione maggiore del mondo. Capisce di più, è più vivo. E’ per questo che un quartetto di sfigati professori danesi quarantenni che si annoiano mortalmente a casa e non brillano a scuola coi loro allievi, decidono di aumentare il loro tasso alcoolico nel sangue.

     

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    E la cosa, come in “Bigger Than Life” di Nicholas Ray con il professore di James Mason che si crede un genio grazie al cortisone, funziona perfettamente. Il professore di Nads Mikkelsen e i suoi amici ubriaconi, Thomas Bo Larsen, Magnus Millang, Lars Ranther, stanno decisamente meglio. Riescono a fare lezioni brillanti, a vivere meglio la vita. Solo che non si fermano al tasso minimo, ma vanno avanti, spingendo oltre i limiti il loro desiderio di aprirsi.

     

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    Vinterberg, però, non ha nessuna intenzione di fare il moralizzatore e di mostrare i tragici destini degli alcoolizzati, ma li segue nei loro desideri più sfrenati fino a fare diventare il film prima una commedia alla "Amici miei" poi quasi un musical.

     

    Con una costruzione visiva, opera di Sturla Brandth Groven, di grande efficacia, con un bel cast maschile capitanato da un Mads Mikkelsen bravissimo sia come professore sfigato che come professore alticcio e brillante, è chiaro che è un tentativo di ragionare sulla depressione della classe media danese e su una generazione che non ha più tanti stimoli.  La scelta dei vini, però, non è affatto male.

     

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    Ho visto anche “Fortuna”, opera prima un po’ faticosa ma interessante di Nicolangelo Gelormini con Valeria Golino e Pina Turco. In quel di Napoli seguiamo una bambina, Nancy, che soffre di un disturbo di distaccamento temporaneo dalla realtà. Ha una mamma accudente, Valeria Golino, un marito un po’ assente, Libero De Rienzo, una psicologa, Pina Turco, che passa tutto il tempo al cellullare.

     

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    Assieme a altre due ragazzini del suo palazzo, gioca in terrazzo e si convince di essere la misteriosa Fortuna, scappata dal pianeta Abbys e inseguita da misteriosi giganti. Quando uno dei bambini muore precipitando dal terrazzo. A metà film, la situazione si rovescia e il palazzo diventa molto più cupo, la bambina da Nancy diventa Fortuna, la mamma diventa una sofferente Pina Turco con marito in galera, la psicologa una accudente Valeria Golino, il padre finisce in galera, e non capiamo più bene chi è il bambino che cade dal terrazzo.

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    Ma, soprattutto, non capiamo quali segreti nascondano il palazzo e i suoi abitanti. Il finale rivelerà cosa nasconda davvero tutto questo puzzle e ci riporterà alla bruta realtà degli avvenimenti. Il problema è che davvero non si capisce molto fino alla fine, e sembra che il film punti all’horror o al fantastico. Un po’ come in “Favolacce”, anche se questo è stato girato prima, la realtà è trasfigurata dal racconto fantastico quasi infantile. Non è male, ma si fatica un po’ a capire la storia.

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