Roberto Gressi per il “Corriere della Sera”
ELLY SCHLEIN ANNUNCIA LA CANDIDATURA ALLA SEGRETERIA PD
Il comma 22 del Pd recita così: «Chi vuole vincere le primarie deve fuggire le correnti come la lebbra, ma chi chiude la porta alle correnti non potrà mai diventare segretario, per lo meno non a lungo». D'altra parte, si sa, la corrente è ad alta tensione: chi la tocca si brucia. Ne sanno qualcosa i dieci segretari in quindici anni, divorati dai dem tendenza cannibale.
Dal primo, Walter Veltroni, che pure aveva portato a casa 7 milioni di voti in più dei 5 racimolati alle ultime elezioni, a Pier Luigi Bersani, che era arrivato a un passo dal colpaccio, a Renzi, che delle opposizioni interne aveva fatto un sol boccone, fino ad essere anche lui tritato dalle cripto-correnti, sopravvissute sotto la cenere. E c'è Nicola Zingaretti, che non manca di ricordare di aver conservato i messaggi con i quali lo spingevano a fare le cose che poi gli rimproveravano di aver fatto. Fino a Enrico Letta, che quanto a voti non è andato peggio di Matteo Salvini, ma sa che il Pd non è la Lega e si è spicciato a dichiararsi dimissionario.
dario franceschini e michela di biase
Certo, poi capita che un emarginato faccia una scissione (Bersani, Renzi, in qualche modo anche Calenda), o perlomeno una correntina, così, tanto per difendersi. Delle correnti in un recente passato Dario Franceschini ha fatto un elogio pubblico.
Andrea Orlando svela un'ipocrisia: ma come, alle primarie ci si presenta con una lista di nomi che poi sulla base dei voti presi vanno a comporre l'Assemblea nazionale, e poi dite che vergogna gli schieramenti? Ma l'idea prevalente, di sicuro nella base del partito e tra gli elettori è che il Pd, da anni, da sempre, sia stato sequestrato e tenuto in ostaggio da tre (o più di tre) capi che tutto decidono e tutto prendono.
meme enrico letta elly schlein
Ma stavolta, così come per la verità si era giurato anche nei precedenti congressi, basta davvero. E quindi eccolo l'uno-due dell'ultimo fine settimana. Sabato va all'attacco Stefano Bonaccini: «Non voglio essere il candidato di alcune correnti. Il Pd va smontato e rimontato e non dobbiamo farci chiamare con il cognome di qualcun altro». Domenica tocca a Elly Schlein: «Vogliamo costruire un partito dove non comandino le cordate di potere.
zingaretti orlando bettini
Siamo qua non per fare una nuova corrente, noi vogliamo superare le correnti. Siamo un'onda, non una corrente nuova. Non ci saranno mai gli schleiniani». Più chiari di così.
Ma i gruppi organizzati nel Pd ci sono, hai voglia se ci sono. Probabilmente, magari sicuramente, più deboli che in passato, azzoppati non tanto e non solo dal risultato elettorale, ma soprattutto dalla lontananza, che si annuncia non breve, dalla stanza dei bottoni.
ABOUBAKAR SOUMAHORO CON ELLY SCHLEIN
Ma ci sono. E più non li vogliono, o dicono di non volerli, e più si schierano. In silenzio, o quasi, si interrogano su chi sia meglio sostenere, per il bene del partito, certo, ma anche per cadere in piedi, se cadere si deve. E quindi chi scegliere? L'usato sicuro, che viene da lontano, dal Pci, che è stato fino a un certo punto convintamente renziano, che governa l'Emilia-Romagna e che punta ad avere dalla sua (sarà una corrente pure questa?) il partito del fare, quello dei sindaci? Oppure il cavallo scosso , la donna femminista, ecologista, nemica delle disuguaglianze, che si appresta a prendere la tessera del Pd per diventarne segretaria? I veleni, nelle due direzioni, si sprecano. «Vedrete, Bonaccini ci ridurrà al 12 per cento e ci renderà subalterni a Calenda». «Vedrete, Schlein ci schiaccerà in un gruppuscolo minoritario e non ci risolleveremo più».
Annuario delle correnti, in ordine di importanza: Area Dem, che fa capo a Dario Franceschini. Base Riformista, di Lorenzo Guerini. Dems, guidata da Andrea Orlando. Franceschini pare deciso a schierarsi con Elly Schlein, nella convinzione che una speranza di rinascita possa venire solo da un ricambio generazionale traumatico. Un segnale in questa direzione sembra venire dalla partecipazione di sua moglie alla convention di Elly.
NICOLA ZINGARETTI
Qui l'accusa di maschilismo è dietro l'angolo, e corre l'obbligo di segnalare che Michela Di Biase ha una storia tutta sua nel Pd, che l'ha portata comunque ieri a dichiarare a Repubblica che la giovane candidata con le correnti non ha nulla a che spartire. E resta il fatto che una parte di Area Dem preferisce Bonaccini. Sta con lei Nicola Zingaretti, la spingono le Sardine (pure loro una corrente?), probabilmente Giuseppe Provenzano, e paiono guardare lì Bersani e Speranza, mentre Andrea Orlando sembra incerto tra Elly e Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, che è sostenuto da Goffredo Bettini, salvo capire in che direzione va lo stesso Ricci. Al fianco di Bonaccini c'è ovviamente Dario Nardella e ci sono Lorenzo Guerini, Luca Lotti, e il Giovane turco Matteo Orfini. E anche Giorgio Gori, con Antonio Decaro.
Non pervenuto come collocazione Brando Benifei, giovane eurodeputato dal 2014 e in corsa per la terza legislatura. Il segretario dimissionario, Enrico Letta, ovviamente non si schiera, mentre l'area che più convintamente l'ha sostenuto sembra divisa tra i due sfidanti, con prevalenza Bonaccini.
Alla fine, per stabilire se il nuovo leader sarà un segretario per procura o un uomo o una donna senza padrini bisognerà guardare due cartine di tornasole. La prima: le liste di candidati che i contendenti schiereranno per l'Assemblea nazionale. La seconda: quanti voti veri ci saranno alle primarie. Più saranno, meno domineranno le correnti. Voti veri, perché, almeno nelle sfide passate, c'è più di un maligno all'interno del Pd che sostiene che la sera dello scrutinio ci si mette d'accordo su quanti partecipanti dichiarare.
FRANCESCHINI ZINGARETTI
elly schlein COME greta thunberg - MEME