Anais Ginori per “la Repubblica”
vittoria colizza
Chiudere le frontiere, interrompere i voli, adottare misure restrittive sulla nostra mobilità per bloccare il coronavirus non è efficace. Parola di Vittoria Colizza che di mestiere traccia proprio la diffusione delle epidemie globali.
È l' italiana che tutti i media francesi intervistano sull' emergenza sanitaria. E non perché venga dal Paese europeo con più casi di Covid- 19, ma perché dirige l' Epicx Lab dell' Inserm (Institut national de la santé et de la recherche méd-icale), ovvero il centro parigino che si occupa di sviluppare modelli matematici sulla propagazione delle epidemie globali.
CORONAVIRUS
Colizza si è occupata in passato della diffusione di Sars, Ebola, Mers, febbre suina. E ora le proiezioni della sua équipe aiutano i governi ad anticipare l' evoluzione del nuovo coronavirus.
Qualche giorno fa l' Epicx Lab diretto da questa romana di 41 anni ha pubblicato uno studio sui primi 300 casi di Covid-19 fuori dalla Cina. Il documento spiegava che su dieci casi importati, sei rischiavano di passare attraverso la sorveglianza delle autorità perché asintomatici o con sintomi lievi.
vittoria colizza
«È quello che è successo in Italia», commenta Colizza. Ed è lo stesso scenario che si è verificato Oltralpe, con la prima vittima francese, un insegnante sessantenne mai stato nei Paesi a rischio. «La difficoltà di questa epidemia è che ci si accorge delle catene di trasmissione soltanto nel momento in cui arriva il paziente più grave».
Fisica di formazione, Colizza ha inventato dei modelli innovativi che incrociano dati diversi, dalla demografia ai sistemi di mobilità. Il centro dell' Inserm ha una maggioranza di ricercatori italiani.
coronavirus
«Ci chiamano les italiens », racconta la scienziata che ha lavorato anche negli Stati Uniti con il fisico italo-americano Alessandro Vespignani. A chi chiede di sigillare i confini risponde: «Sarebbe inutile. Il modo efficace di contenere l' epidemia è isolare al più presto i casi importati». Gli studi fatti in passato, prosegue, dimostrano che interrompere i voli non serve.
«Il virus trova comunque il modo di arrivare a destinazione», spiega Colizza facendo l' esempio della pandemia di febbre suina che nel 2009 era aumentata dopo che il traffico aereo era stato dimezzato. Il suo centro ha incominciato a sviluppare modelli sulla propagazione in comunità. A quel punto, conclude la ricercatrice, le autorità non dovranno più adottare strategie di contenimento, ma prendere misure per ritardare e diminuire il numero totale dei contagiati.
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