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    GENERAZIONE "Z" - TALE LUCIA KASPIAROVICH, INFLUENCER RUSSA CHE "LAVORA" NEL NOSTRO PAESE, HA DETTO AI SUOI FOLLOWER DI APPICCICARE DELLE "ZETA", SIMBOLO DELLA GUERRA DI PUTIN, SULLE MACCHINE DEGLI ITALIANI, POSSIBILMENTE DI NOTTE, PER SCATENARE UN PUTIFERIO CON GLI UCRAINI - "E SE VI BECCANO PIANGETE E DITE CHE È UNA PUBBLICITÀ DEL NUOVO FILM DI ZORRO" - VIDEO


     
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    Da www.lospiffero.com

     

    le story di lucia kaspiarovich 4 le story di lucia kaspiarovich 4

    La storia talvolta si ripete. E lo fa nelle sue pagine più buie. Se poi a scriverle, in maniera sgrammaticata ma non per questo meno pericolosa, è chi raccoglie migliaia di seguaci nella sua veste di influencer mediatica e pure tiene corsi di formazione di estetica (quella del make up, la filosofia non c’entra), il rischio e la gravità non sono da meno.

     

    Chi fosse tal Lucia Kaspiarovich non lo sapevamo e avremmo vissuto meglio in questa ignoranza. Il fatto è che la giovane “signora”, estetista globetrotter tra Crotone, Milano, Roma e Torino, dalle sue pagine sui social dove si mostra intenta a sistemare capelli, lancia messaggi che ributtano indietro a terribili tatuaggi assai diversi da quelli che lei espone maliarda.

     

    la zeta simbolo della invasione russa la zeta simbolo della invasione russa

    La “Z” che la russa esorta i suoi connazionali in Italia a stampare su adesivi e “appiccicare, preferibilmente di notte, sulle macchine degli italiani”, non rimanda solo – è già sarebbe vomitevole – al simbolo diventato tristemente famoso per contrassegnare i carri armati con cui le truppe di Vladimir Putin hanno invaso l’Ucraina. Rimanda, scuotendo le coscienze come un pugno nello stomaco, ai segni lasciati – pure quelli di notte – sui negozi e le case degli ebrei dai nazisti.

     

    le story di lucia kaspiarovich 2 le story di lucia kaspiarovich 2

    Idiota la finalità dell’influencer che si rivolge alle sue follower come dovesse presentare una nuova tinta di capelli: “Ciao ragazze! Ovviamente mi sto rivolgendo ai russi – afferma in un video in lingua russa –. Siccome, siete in tante a scrivermi che gli ucraini e tanti italiani vi minacciano ogni giorno, al lavoro e in giro, per quello che sta succedendo in Ucraina, e voi giustamente avete paura. Ok, vi svelo un modo semplicissimo per tranquillizzarli”.

     

    Minacce ai russi? Paura? A Torino, in Italia, dove questa tizia è, giustamente, libera di dire quel che vuole oltrepassando i limiti della decenza, ma non quelli di una censura che esiste nel suo Paese, non qui?

     

    “Ragazze, andate dal tipografo e ordinate gli adesivi con la lettera Z e poi appiccicateli a tutte le macchine degli italiani. Preferibilmente dovete farlo alla sera. Potete immaginare cosa succederà a queste macchine all’alba? Gli ucraini le spaccheranno. E quanto tempo possono impiegare gli italiani per spedirli, anche senza le loro valigie, alla stazione?”.

     

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    Valigie, stazione, binari. Bisognerebbe portare lei al binario 21, in quel sacrario della memoria e sperare che, lasciata lì sola a meditare senza smartphone, rinsavisca. Sempre che non di stupidità, ma di peggio non si tratti. 

     

    Nel suo sproloquio, nel sospetto si tratti di qualcosa di diverso e di più orchestrato come il Cremlino ha abituato nella rivisitazione della disinformazia, l’estetista putiniana prosegue: “Vi assicuro che tutti gli ucraini canteranno l’inno russo al centro di Milano il 9 maggio”.

     

    Il riferimento è alla Giornata della Vittoria, che la Russia celebra per ricordare la capitolazione del Terzo Reich contro l’esercito guidato dal generale sovietico Georgij Zhukov, riportata in auge proprio dall’ex colonnello del Kgb dopo anni di oblio seguiti alla fine dell’Urss. 

     

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    “Se per caso vi beccano mentre appiccicate l’adesivo, piangete e dite che siete turisti russi senza soldi e carte e che un uomo vi ha dato 500 euro per appiccicare quegli adesivi che servono per pubblicizzare il nuovo film di Zorro”.

     

    A un’idiozia del genere ogni commento è superfluo. Così come alla motivazione che l’influencer dà alla sua strategia, “Siamo russi e dobbiamo arrangiarci in ogni situazione”. Resta quella terribile analogia col passato, probabilmente ignoto all’estetista russa, ma non per questo da sottovalutare liquidando come una scemenza, ciò che nessuno può escludere non lo sia.

     

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