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    POSSIAMO AMMALARCI E ANCHE RIAMMALARCI - LA SCOPERTA DEGLI SCIENZIATI DI HONG KONG: IL CORONAVIRUS PUÒ COLPIRE DUE VOLTE - LO DIMOSTRA LA STORIA DI UN 33ENNE POSITIVO A QUATTRO MESI DI DISTANZA DAL PRIMO CONTAGIO, MA DA UN ALTRO CEPPO DEL VIRUS SARS-COV2 E SENZA SINTOMI - I MEDICI: "L’IMMUNITÀ È A TEMPO DETERMINATO" - QUESTA SCOPERTA DILATA I TEMPI DI SMALTIMENTO DEL VIRUS ANCHE DOPO L'INTRODUZIONE DEL VACCINO,


     
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    Francesco Semprini per “la Stampa”

     

    terapia intensiva terapia intensiva

    È ufficiale, il coronavirus contagia due volte. La segnalazione arriva da Hong Kong dove si è registrato quello che può sembrare il primo caso al mondo geneticamente certificato di nuova infezione su uno stesso individuo, non collegata alla prima. Il soggetto in questione è un 33 enne affetto a quattro mesi di distanza da due ceppi distinti del virus SarsCov2 (ovvero il Covid 19 secondo la nomenclatura della Organizzazione mondiale della Sanità). A Ferragosto il paziente è risultato positivo sebbene asintomatico, al ritorno da un viaggio in Spagna, dopo aver avuto una prima infezione abbastanza lieve, con tosse, febbre e mal di gola per tre giorni all'inizio della primavera.

     

    Era stato dimesso il 14 aprile, dopo due tamponi negativi consecutivi. Confrontando le due infezioni è emerso che gli episodi sono riconducibili a virus geneticamente distinti, pertanto i ricercatori ritengono che SarsCoV2 può persistere nella popolazione come altri virus umani del comune raffreddore. Se ne deduce quindi che l'immunità può essere a tempo determinato, quindi andrebbero vaccinate anche le persone già colpite da Covid-19.

     

    RESPIRATORE PER LA TERAPIA INTENSIVA RESPIRATORE PER LA TERAPIA INTENSIVA

    Tutto questo da una parte dilata i tempi di smaltimento del virus anche dopo l'introduzione del vaccino, dall'altra richiederebbe la disponibilità di quantità maggiori dello stesso. La corsa al vaccino, intanto, è divenuta ormai un capitolo strategico della campagna elettorale negli Stati Uniti. Secondo il Financial Times, Donald Trump, impegnato in una corsa al recupero del divario rispetto al rivale democratico Joe Biden, sta valutando la possibilità di aggirare gli standard normativi Usa per accelerare le procedure per ottenere il vaccino sperimentale così da annunciarne la disponibilità prima del 3 novembre, ovvero prima del voto per il rinnovo della Casa Bianca.

     

    Il piano prevederebbe che la Fda (autorità di vigilanza) conceda ad ottobre «l'autorizzazione all'uso di emergenza» del vaccino sviluppato dall'Università di Oxford con AstraZeneca, sulla base dei risultati di uno studio britannico relativamente circoscritto. Trump ha assicurato che la decisione della Fda «non ha nulla a che fare con la politica», ma è chiaro che annunciare la disponibilità del farmaco tanto atteso si tradurrebbe agli occhi Paese in un indiscusso successo nella crociata contro la pandemia ha già causato la morte di oltre 176 mila persone.

     

    terapia intensiva 2 terapia intensiva 2

    E quindi un asset fondamentale da portare in dote agli elettori. Il timore è che l'agenzia possa subire però pressioni politiche, a scapito della sicurezza e dell'efficacia dei trattamenti, in un senso e nell'altro. Nei giorni scorsi il tycoon aveva accusato dirigenti non meglio precisati della stessa Fda di rispondere agli ordini del «deep State» rallentando terapie e test del vaccino «sperando di ritardare la risposta a dopo le elezioni».

     

    CORONAVIRUS VACCINO CORONAVIRUS VACCINO

    Affermazioni pericolose per la speaker della Camera Nancy Pelosi, ma è anche vero che la scorsa settimana, secondo quanto riportato dal New York Times, l'autorizzazione della Fda all'uso di emergenza del plasma per curare i malati era rimasta bloccata dopo l'intervento di alcuni dirigenti sanitari, tra cui Anthony Fauci, guru della task force della Casa Bianca contro la pandemia, entrato più volte in conflitto con Trump. E proprio sull'impiego del plasma domenica il presidente si è giocato una carta importante, non a caso a 24 ore dalla Convention repubblicana. La Fda ha concesso infatti un'autorizzazione proprio all'uso di emergenza del plasma dei convalescenti per curare i malati di Covid-19. «È una terapia potente e ha un incredibile tasso di successo», ha detto incoraggiando i guariti a donare il sangue.-

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