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    LA SCUOLA NON E’ UNA DISCOTECA, NE’ UNA SPIAGGIA! NIENTE MINIGONNE, BERMUDA E INFRADITO: A LECCE IL “DRESS CODE” AL LICEO PALMIERI VALE ANCHE PER I PROFESSORI - "LA STAMPA": "QUANDO UN ADOLESCENTE ARRIVA A SCUOLA CON MINIGONNE ASCELLARI O I PANTALONI CASCANTI NON SERVE A NULLA RICORDARGLI LA CIRCOLARE CON LE REGOLE: LO SI PRENDE DA PARTE, GLI SI PARLA, GLI SI FANNO NOTARE LE RAGIONI. QUESTO È DIALOGO EDUCATIVO"


     
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    Gianni Oliva per la Stampa -Estratti

     

    Né jeans strappati né minigonne: e niente top con ombelichi scoperti, niente infradito, bermuda, canotte e armamentario da mare. Perché la scuola, giustamente, non è né una discoteca, né una spiaggia. Fin qui nulla da eccepire.

     

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    Ma al liceo classico e musicale “Palmieri” di Lecce la dirigenza scolastica è andata oltre: ha trasformato le prescrizioni in circolare e le ha indirizzate non solo agli adolescenti che studiano, ma ai professori, al personale di segreteria, ai collaboratori scolastici, e a tutti gli adulti che varcano il cancello dell’Istituto (genitori, rappresentanti di libri, vicini di casa che sporgono la cartella dimenticata, fornitori di bibite e brioches, addetti alle pulizie straordinarie, manutentori di impianti): o si è vestiti “ammodo”, o non si entra.

     

    In questi ultimi anni le circolari sul dress code degli studenti sono state frequenti, soprattutto negli scampoli di inizio anno scolastico. (...) Percorrendo con coerenza questa strada, bisogna completare la circolare con un regolamento applicativo.

     

    Ad esempio, la gonna di una professoressa di quanti centimetri deve essere sopra il ginocchio per venire considerata minigonna? E i jeans di un professore con l’orlo sfrangiato sono ammessi o vanno equiparati ai jeans strappati? Gli stivali delle professoresse sono accettati solo in caso di pioggia e vanno invece banditi quando c’è bel tempo perché sconvenientemente allusivi?

     

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    E come la mettiamo con i calzini? E’ lecito infilare direttamente il piede nella scarpa e mostrare scoperte le caviglie esanimi della tarda primavera? E che si fa con le maniche corte in presenza di tatuaggi imbarazzanti?

     

    Obbligo di maniche lunghe o abrasioni coatte? Siamo seri! Il dress code non è un problema di regole scritte, ma di buon senso, di gusto, di rispetto per l’ambiente in cui si è inseriti: vale per gli studenti, vale a maggior ragione per i professori e gli adulti che entrano a scuola. L’abbigliamento si trasforma con il trasformarsi del costume: ciò che rende inadeguato un abito non sono i centimetri di ciò che lascia coperto o scoperto, ma il modo in cui si porta, il contesto relazionale in cui si inserisce, i ruoli che si rivestono.

     

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    Già l’idea di uno stesso dress code per studenti di quindici anni seduti per sei ore nei banchi e professori di cinquantacinque per lo più in piedi alla cattedra mi sembra bizzarra, ma è il principio della circolare che non regge.

     

    Quando un adolescente arriva a scuola con minigonne ascellari o i pantaloni cascanti non serve a nulla ricordargli la circolare (che certamente non ha mai letto): lo si prende da parte, gli si parla, gli si fanno notare le ragioni. Questo è dialogo educativo, la scuola come luogo di crescita comportamentale e non solo intellettuale.

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