Estratto dell’articolo di Paolo Condò per “la Repubblica”
SINNER DJOKOVIC
Il cuore di pietra del regista insiste sui primi piani ansimanti di Novak Djokovic. La crudeltà del tennis […] necessita di immagini assolute. Trascendenti. Il serbo cerca di dissimulare il respiro sempre più corto, si prende tutti i 25 secondi per battere, sfrutta ogni appiglio […] per prolungare la partita […].
Ma i suoi sono gli occhi di una belva braccata, e Nole così si sente. Si è trovato centinaia di volte nei panni del cacciatore, sa come andrà a finire. Sopravvive in qualche modo all’ordalia del tie-break del terzo set, ma nel quarto si ritrova rapidamente allo scoperto. E all’improvviso la più naturale delle leggi riprende a manifestarsi dopo anni di sospensione.
SINNER - DJOKOVIC MEME
Quasi due settimane di partite sono alle spalle, e due ore e mezza di gioco hanno completato la cottura del fenomeno 36enne: il talento cristallino del 22enne Jannik Sinner ritrova la dimensione fisica che gli ha permesso di dominare i primi due set, e con quella va a prendersi lo scalpo dell’anziano e sempre più affaticato fuoriclasse. Perché è del tutto logico che, a parità di capacità, le energie del ragazzo prevalgano alla fine su quelle del vecchio.
[…] Non è mai finita finché non è finita, okay. Ma qui sta finendo qualcosa di più di una partita. Sull’ultimo punto il “totale” del regista inquadra il momento in cui per entrambi si crea un prima e un dopo: uno spartiacque. Se per Nole il passato è un tesoro messo da tempo al sicuro nei libri di storia, la speranza è che il futuro di Sinner contenga almeno una frazione di tanta ricchezza.
SINNER AUSTRALIAN OPEN
È possibile che sia iniziata l’ultima stagione di Djokovic nel circuito — lui però ha detto che almeno un’altra volta in Australia vorrebbe venire — perché per quella che è sempre stata la sua mentalità non ce lo vediamo ad arretrare malinconicamente nel ranking e nei turni degli Slam. La varietà delle tre vittorie di Sinner negli ultimi quattro confronti diretti è impressionante: ha vinto una partita leggera a Torino, una pesantissima a Malaga, e adesso questa decisiva a Melbourne.
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Djokovic ha perso in Davis dopo tre match-point a favore e ha perso in un torneo slam dopo averne salvato uno. Suona ancora come indicibile, ma ormai Sinner è più forte di lui. A lungo il match di ieri è stato segnato da una linea d’ombra che progressivamente si spostava mangiando il campo, e metafora migliore del cambio di stagione in atto non ci poteva essere.
Lo sport racconta spesso il momento del sorpasso, la partita o addirittura la giocata che inverte per sempre il rapporto fra due campioni, liberando il giovane dal giogo mentale del vecchio. Non a caso quest’ultimo, finché può, cerca di battere il rivale con punteggi umilianti per prolungarne il complesso di inferiorità. Il sorpasso di Verstappen ad Hamilton all’ultimo giro di Abu Dhabi nel 2021, quello che gli valse il primo titolo dopo una stagione equilibratissima, è stato seguito da 34 vittorie del primo contro nessuna del secondo.
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Il Real Madrid ha alzato al cielo la sua sesta coppa dei Campioni nel ’66, ma ha dovuto attendere il ’98 per festeggiare la settima: da allora le Champions aggiunte in bacheca sono arrivate a otto. Roger Federer patì per tre partite […] il palleggio di Andre Agassi, ma una volta che l’ebbe battuto alla finale del Masters non ci fu più gara, con otto vittorie di fila del grande svizzero. Sono gli spartiacque, e generalmente ce ne rendiamo conto a posteriori. Stavolta, invece, tutti abbiamo pensato di assistere in prima fila a un momento di storia. E quando Sinner ci ha detto buongiorno, è stato davvero un buon giorno.
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