Paolo Fornasari per https://corrieredeltrentino.corriere.it/ - Estratti
marco pantani madonna di campiglio
Sabato 13 luglio la procura di Trento ha riaperto a distanza di 25 anni il caso di Marco Pantani. La vicenda della fine della carriera del campione romagnolo, culminata con la morte dell'atleta nel febbraio del 2004, ha avuto inizio il 5 giugno 1999 a Madonna di Campiglio (Trento) all'interno dell’Hotel Touring, dove la sua squadra (Mercatone Uno) soggiornava e dove, durante un controllo anti doping a sorpresa, gli erano stati rilevati valori di ematocrito nel sangue troppo alti.
Il Pirata, che aveva vinto la tappa del giorno precedente e che vestiva saldamente la maglia rosa del Giro d'Italia con sei minuti di vantaggio sul secondo a due frazioni dal termine, era stato costretto al ritiro e a uno stop di 15 giorni dall'attività agonistica. Su quel controllo antidoping oggi c'è il sospetto della "manipolazione" a opera della camorra per una serie di scommesse clandestine.
MARCO PANTANI A MADONNA DI CAMPIGLIO CON I CARABINIERI DOPO LA SQUALIFICA AL GIRO DEL
L’Hotel Touring è gestito ancora oggi da Bruno Dallagiacoma, che è subentrato ai genitori Antonio ed Elena: la famiglia è presente a Campiglio da ben sei generazioni (dal 1860) e conta tra gli antenati figure importanti per l’alpinismo. Antonio, insieme al figlio, ripercorre il giorno che cambiò la storia dello sport italiano.
Pensando a quell’inizio giugno di venticinque anni fa, quali sono i suoi ricordi?
«All’epoca era presidente dell’Apt Riccardo Maturi che mi mandò la Saeco e la Mercatone Uno con il suo consulente Felice Gimondi. Erano le due squadre più forti, considerato che nella prima correva Mario Cipollini e nell’altra Pantani.
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Nella tappa con l’arrivo a Campiglio, notammo tutti che in salita Pantani continuava a girarsi, ma ci sembrò normale, perché i corridori erano stanchi, considerato che il giorno prima c’era stata la salita a Pampeago. Ricordo molto bene anche la prima cosa strana che vidi quando Pantani entrò in albergo: non era contento per niente e Gimondi gli chiese "Ma cosa hai fatto Marco.?"
Un altro particolare che mi meravigliò fu che il Pirata cenò tardissimo, alle nove e mezza, con l’allora direttore della Gazzetta, Candido Cannavò: i due parlavano molto, mi sembravano quasi padre e figlio. Mi è dispiaciuto come il Pirata è stato poi trattato dalla stampa. Al mattino successivo, prestissimo, vennero quelli dell’Uci (Unione ciclistica internazionale, nda) a prendere le provette tre volte con le conseguenze che sappiamo. E pensare che il sessanta per cento della popolazione di Campiglio ha l’ematocrito alto per l’altezza del luogo, come mi spiegò tanti anni fa il nostro medico»
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Cosa è accaduto quando si è sparsa la notizia?
«C’erano centinaia di giornalisti che per la foga e il desiderio di scattare foto e parlare con Pantani e la dirigenza della Mercatone Uno mi sfasciarono l’albergo, tanto che dovetti chiamare i carabinieri di Riva. Purtroppo i giornalisti impulsivamente scrissero che i carabinieri erano venuti per arrestare Pantani, ma non era assolutamente vero: semplicemente lo sostenevano, perché dalla disperazione faceva fatica a reggersi in piedi.
Ricordo molto bene anche un altro dettaglio significativo: sebbene noi gli avessimo proposto una suite, il Pirata la rifiutò e chiese insistentemente la camera più piccola e senza balcone, per evitare che i tifosi lo disturbassero di notte. Infatti scelse quella con solo una finestra piccola e una parete alta undici metri».
TONINA E MARCO PANTANI
Cosa avete provate, lei e la sua famiglia, in quei momenti?
«Per noi sono state ore molto stressanti, sia io che mia moglie, come anche i nostri dipendenti, eravamo dispiaciuti per lui. Tra l’altro mia moglie conosceva bene Pantani, perché la Mercatone Uno andava d’inverno all’Hotel Zeledria a Campo Carlo Magno e la proprietaria, amica di mia moglie, l’aveva invitata a un pranzo con il Pirata. Ancora oggi lo ricorda come una persona molto fragile».
In questi anni qualche ospite vi ha chiesto di vedere la stanza dove alloggiò Pantani?
Bruno, il figlio di Antonio: «In effetti qualche tifoso di Marco che ha questo desiderio c’è. Tanti stranieri, giapponesi, australiani, americani, invece, chiedono di vedere l’albergo».
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