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    “PISTOLS” FUMANTI – LA SERIE TV SUI SEX PISTOLS DIRETTA DA DANNY BOYLE FA INCAZZARE TUTTI: LA STAMPA BRITANNICA LA STRONCA PER ESSERE “PIÙ JUNK (IMMONDIZIA) CHE PUNK”, MENTRE PER L’EX CANTANTE JOHNNY ROTTEN SI TRATTA DI: “UNA FAVOLETTA BORGHESE E FALSA” – LA FICTION SI BASA SULL’AUTOBIOGRAFIA DEL CHITARRISTA STEVE JONES, SECONDO CUI “SENZA STEVE JONES NON CI SAREBBERO STATI I SEX PISTOLS” – LA RISPOSTA DI ROTTEN: “UNA MERDA PRIVA DI RISPETTO, NESSUNO DI QUEI ROTTAMI HA DETTO AVREBBE AVUTO UNA CARRIERA SE NON CI FOSSI STATO IO…” – VIDEO 


     
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    Ilaria Ravarino per “il Messaggero”

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    «Più junk (immondizia) che punk». Non è stata tenera la stampa inglese nell'accogliere una settimana fa l'arrivo su Disney + di Pistol, l'attesa serie in sei puntate dedicata alla controversa band britannica Sex Pistols, unanimemente considerata come la quintessenza del punk. 

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    In arrivo in Italia in autunno, e girata dal regista di Trainspotting Danny Boyle, oggi 66enne, la serie si basa sull'autobiografia del chitarrista Steve Jones, Lonely Boy: Tales from a Sex Pistol, in cui l'artista si racconta a partire dalla sua infanzia da incubo, abusato dal patrigno, fino alle prime apparizioni dei Pistols in tv e la morte per overdose del bassista Sid Vicious, accusato dell'omicidio della compagna Nancy Spungen.

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    IL CHITARRISTA

    Secondo tentativo di trasformare in fiction la vita piena di eccessi del gruppo (nel 1986 ci provò Alex Cox, con Sid and Nancy), il progetto mette insieme un cast di giovani attori, il 18enne Louis Partdrige nel ruolo di Sid Vicious, il 22enne Anson Boon in quello di Johnny Rotten, il 20enne Jacob Slater nella parte di Paul Cook, la 30enne Emma Appleton in quella di Nancy, lasciando allo Steve Jones interpretato dal 25enne Toby Wallace il centro della scena.

     

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    Il fatto che la storia della band sia raccontata esclusivamente dal punto di vista del chitarrista non è un dettaglio, visto che Jones della serie è anche produttore esecutivo e detentore, con il resto del gruppo, dei diritti delle canzoni dei Pistols usate nelle sei puntate: 19 brani in tutto, tra cui Anarchy in the UK e God Save the Queen, per una colonna sonora da capogiro che mette insieme David Bowie, The Who, Pink Floyd, Alice Cooper, Elvis Presley, Blondie e tutto il meglio della musica anni Settanta e primi Ottanta.

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     Proprio sulla questione dei diritti delle canzoni aveva rischiato di arenarsi il progetto l'anno scorso, per via della violenta opposizione di John Lydon (il vero nome di Johnny Rotten) a quella che riteneva senza troppi giri di parole «una merda priva di rispetto».

     

    Persa la causa contro gli ex colleghi lo scorso agosto, con la quale aveva tentato di proibire a Disney l'uso delle sue musiche, Lydon è tornato a lamentarsi dopo aver visto il trailer della serie, «una favoletta borghese e falsa, anche perché nessuno di quei rottami ha detto avrebbe avuto una carriera se non ci fossi stato io». 

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    E dire che il libro di Jones, da cui la serie è tratta, comincia proprio così: «Senza i Sex Pistols non ci sarebbe stato il punk. E senza Steve Jones non ci sarebbero stati i Sex Pistols». Tutto ancora molto punk, nonostante la band si sia sciolta nel 1978, dopo un tour negli Stati Uniti a dir poco apocalittico, e Jones e Lydon non siano più adolescenti ma due signori di 66 anni.

     

    I POST 

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    Neanche gli sforzi di Boyle, autentico fan della band, sono riusciti a calmare gli animi: «Boyle è uno stronzo ha detto l'incontenibile Lydon in diretta tv lui e gli altri, la Disney e la Universal Record, hanno deciso di farmi fuori. La serie la guarderò perché devo. Mi riguarda, ma mi esclude». E tanto per rendere più chiaro il concetto, dopo che Jones ha invitato l'ex collega a «crescere e andare avanti», Lydon ha annunciato due giorni fa su Twitter di «dissociarsi completamente da qualsiasi esternazione dei Pistols sui social media. Sono post pubblicati senza il mio consenso, che mi imbarazzano». Il punk non è morto: seppellirlo in tv, prima del tempo, è stato forse un azzardo.

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