Arianna Ravelli per il “Corriere della Sera”
maldini ride con ibra e massara
Il terremoto di Paolo Maldini sulle celebrazioni per lo scudetto ancora fresche rischia di avere pochi uguali e conseguenze, forse, più pesanti: nell'intervista alla Gazzetta dello Sport il d.t. del Milan, forte di una popolarità stellare per lo scudetto «capolavoro» (per il quale ha meriti decisivi, ma non in esclusiva), contesta in sostanza due cose: 1) il mancato rinnovo del contratto a lui e al d.s. Massara («per il nostro percorso e per ciò che è successo anche durante la crisi Rangnick, trovo poco rispettoso il fatto che a oggi l'a.d. ed Elliott non si siano neanche seduti a parlare con noi»). E 2) la mancata chiarezza sulla strategia per il futuro.
i dirigenti del milan massara e maldini
Le difficoltà si ripercuotono sul mercato: trattare con un agente quando si è in scadenza di contratto può non aiutare. Maldini si fa garante per i tifosi e ha l'urgenza di sapere che tipo di progetto ha il nuovo proprietario: «Con due o tre acquisti importanti possiamo competere per qualcosa di più grande in Champions. In questo momento non abbiamo la disponibilità economica per pensare a un salto di qualità. Anche perché siamo in una fase di passaggio».
massara maldini
Il punto è proprio questo. È in corso un passaggio di proprietà dal fondo Elliott (che resterà con una quota) al fondo RedBird. È chiaro che in questa fase firmare un rinnovo non è possibile, ma in ogni caso risulta al Corriere che Maldini sia stato informato del cambio di proprietà e lui abbia detto che parlerà del futuro con gli acquirenti. Abbondanti indiscrezioni sono uscite sull'intenzione di confermare il management. Almeno fino a ora.
massara paolo maldini pioli gazidis
Adesso non è più scontato. L'ex campione sembra attribuire responsabilità sia all'attuale proprietà (imputa a Gazidis di non aver rinnovato il contratto prima della trattativa, magari a gennaio, come ha fatto l'Inter con Marotta e Ausilio, ma l'abitudine di Elliott è di valutare i top manager a fine stagione) sia a quella che si deve insediare che ancora non l'ha coinvolto. Ma affari da 1,3 miliardi si fanno nel chiuso di stanze in cui ci sono 3-4 persone e seguono tempistiche del tutto autonome.
paolo maldini
Maldini - che nel frattempo è partito per Tel Aviv, ieri si trovava proprio a due passi dalla casa di Roman Abramovich - non vuole rompere o dare ultimatum. Né sul mercato né sul proprio rinnovo. Ma è possibile che le sue parole siano interpretate come tali, in primis dai nuovi acquirenti, che si dice abbiano gradito pochissimo. Da Elliott non commentano, gli inviti che arrivano sono rivolti a non rovinare il clima. Che pero è già rovinato.
L'uscita non concordata - che qualcuno pensa volesse anticipare un addio - sarebbe considerata inaccettabile in qualsiasi azienda (e Elliott si fa motivo di orgoglio di aver portato nel calcio logiche manageriali con cui Maldini evidentemente è poco in sintonia), a maggior ragione viene considerata intempestiva, fuori luogo, grave per il momento di festa e di trattativa in corso.
maldini e massara foto mezzelani gmt005
Trattativa che è vicinissima ad arrivare alle firme, pochi giorni e ci sarà il momento del signing (ci vorrà più tempo per il closing). Non è sfuggito che la società non è mai stata ringraziata, solo citata per ammettere che ha pagato sempre gli stipendi (un po' riduttivo rispetto al piano di risanamento svolto) e che anche il progetto stadio viene contestato. Insomma, la situazione è tesa e delicata.
Quanto alla «disponibilità che ora non c'è» per fare «il salto di qualità», anche qui è prematuro parlarne, dal momento che non si conoscono gli investimenti di RedBird. Certo, la linea resterà sempre quella della sostenibilità tracciata da Elliott: dovessero alzarsi i ricavi, si alzeranno anche gli investimenti. Ma anche per questo basta aspettare pochissimo.