brasile covid
Emiliano Guanella per “la Stampa”
«Gridano come disperati, non vogliono morire. Uno dietro l'altro li perdiamo, legati al letto come animali, in condizioni disumane». La testimonianza, a volto coperto, data alla tv Globo da un'infermiera dell'ospedale Albert Schweitzer di Realengo, periferia poverissima di Rio de Janeiro, è un quadro calzante della tragedia del Covid oggi in Brasile. Lo sono anche le storie che si ripetono di bambini e neonati morti col virus, un altro triste record mondiale.
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Una «catastrofe umanitaria» l'ha definita Medici Senza Frontiere, chiedendo alle autorità brasiliane di fare qualcosa per fermare la strage. In molti ospedali i pazienti gravi sono intubati senza i sedativi, lottano tra la vita e la morte con un tubo infilato fino ai polmoni, ma coscienti. Si disperano, vengono legati ai letti con lenzuoli o stracci.
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«Per loro è una tortura - spiega un altro medico - è qualcosa che va contro tutti i nostri principi deontologici, ma non possiamo fare altro perché non abbiamo medicine per loro». I «kit intubamento», sedativi e tranquillizzanti, scarseggiano.
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All' ospedale Sao José di Duque de Caxias, sempre a Rio, ventun pazienti sono morti lo scorso fine settimane in queste condizioni. I reparti di terapia intensiva sono saturi, migliaia di persone giacciono su letti improvvisati in corsie e nei pronti soccorso. La media è di 3.000 decessi e 70.000 nuovi casi al giorno da due settimane.
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Un morto su quattro di Covid è in Brasile e tra di loro ci sono anche bambini e neonati. I registri ufficiali parlano finora di 852 decessi di minori di nove anni attribuiti al virus, ma secondo virologi sentiti dalla Bbc sarebbero il doppio. Figli di genitori che hanno avuto l'infezione in forma grave, si sono contagiati a casa e sono arrivati in ospedale con un quadro severo di insufficienza cardio-respiratoria. E poi ci sono le migliaia di ragazzi orfani di uno o dei due genitori, un'altra eredità pesante lasciata dalla pandemia.
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Fanno discutere le terapie completamente sbagliate, come le nebulizzazioni con l' idrossiclorochina, la medicina che Bolsonaro ha sbandierato come «trattamento precoce» ma che l' Oms ha definito dannosa e controproducente per trattare pazienti Covid. Da Porto Alegre a San Paolo a Manaus sono decine le denunce per mala prassi medica dei famigliari delle vittime, che spesso non sono stati nemmeno informati dell' uso di farmaci che hanno peggiorato il quadro clinico fino all' obitorio.
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Il dato che più spaventa, però, è un altro; il 52% dei casi gravi, oggi, riguarda persone con meno di 40 anni.
Se nel 2020 il Covid ha fatto strage di anziani oggi uccide di più i giovani e la curva è destinata a crescere. Per gli esperti le ragioni sono diverse. La prima è che quasi tutti gli over 70 sono già stati vaccinati almeno con una dose, in molte città si è arrivati a chi ha 65 anni. La seconda causa è che i giovani si muovono di più, per ragioni di lavoro, visto che sono la maggioranza dei muratori, manovali, cassiere di supermercati, lavoratori informali che non si sono mai fermati ma anche perché se ne fregano delle raccomandazioni delle autorità.
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Continuano, incredibilmente, ad esserci bar aperti di notte e feste clandestine, raduni, bevute in piazza con gli amici, feste in casa. Per questo il focus delle campagne di informazione sui media è cambiato; se prima si chiedeva ai ragazzi di non portare il virus a casa oggi gli si dice chiaramente che saranno loro i primi a morire se non fanno attenzione.
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C' è anche chi dubita dell'efficacia del vaccino cinese Coronavac, quello più usato, visto che il 49,2% di chi lo prende può sviluppare il virus in forma asintomatica; molti anziani vaccinati potrebbero essere a loro volta inconsapevoli vettori per figli e nipoti.
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In tutto questo scenario il presidente Jair Bolsonaro continua a remare contro la scienza. Non nega più l' esistenza del virus, ma si ostina a considerare inutili le quarantene a livello locale e ripete che non autorizzerà mai un lockdown nazionale perché non vuole strangolare l' economia.
Per i medici impegnati in prima linea e i ricercatori, invece, l' unica salvezza sarebbe proprio la via israeliana; tutto chiuso e molti più vaccini a disposizione. La situazione preoccupa ormai tutto il Mondo.
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Questa settimana la Francia ha chiuso tutti i voli, sono pochissimi i Paesi che lasciano entrare chi proviene dal Brasile. «Le misure di sanità pubblica - spiega il presidente di Msf Christos Christou - sono diventate un campo di battaglia politico in Brasile. Misure che dovrebbero essere basate sulla scienza vengono orientate da opinioni politiche più che dalla necessità di proteggere individui e comunità dal Covid-19».
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Oltre al virus a spaventare è la povertà estrema, che è triplicata e colpisce oggi 27 milioni di brasiliani; la metà delle famiglie vive al di sotto della linea della sicurezza alimentare. A San Paolo si chiede a chi riceve una dose di Coronavac o Astrazeneca di portare un pacco di riso o fagioli che verranno distribuiti dalla Croce Rossa o altre Ong nelle favelas. Un vaccino contro la fame, l'altra grande emergenza del disastro brasiliano.
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