1. UE, IL PPE DICE SÌ (CON FREDDEZZA) A VON DER LEYEN CANDIDATA AL BIS
Estratto dell’articolo di Francesca Basso per il “Corriere della Sera”
MANFRED WEBER - URSULA VON DER LEYEN - ROBERTA METSOLA - CONGRESSO DEL PPE
La delegazione tedesca si alza in piedi per l’applauso e trascina anche gli altri delegati. Ursula von der Leyen ha pronunciato il suo discorso al centro congressi di Bucarest per ottenere la nomina a «candidato leader» dal congresso del Partito popolare europeo.
Gli unici seduti sembrano i Repubblicani francesi, che non possono appoggiare von der Leyen alla guida della Commissione europea per un secondo mandato perché ha il sostegno del presidente Emmanuel Macron.
emmanuel macron ursula von der leyen 5
Ma è una platea fredda. E il voto lo conferma: su 499 votanti, 400 a favore, 89 contrari (più dei componenti della delegazione francese, che sono 23) e 10 non validi. Avevano diritto di voto per l’elezione del candidato leader 737 degli 801 delegati. Per votare si sono registrati in 591 ma alla fine si sono espressi solo in 499.
Uno scarto di 238 delegati attribuito dal Ppe a ragioni diverse inclusa la partenza anticipata di alcuni, ma che ha creato un certo imbarazzo nel partito. Anche il risultato finale non è un plebiscito. Il 18% non ha sostenuto von der Leyen. L’ex premier sloveno Janša non è mai stato un fan della presidente. Il resto sono franchi tiratori.
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[…] Von der Leyen […] ha pronunciato un discorso più da presidente della Commissione che da leader dei popolari, anche se il richiamo agli «amici del Ppe» è stato continuo. Si è scagliata contro «populisti, nazionalisti e demagoghi», contro l’AfD e il Rassemblement National: «I nomi possono essere diversi, ma l’obiettivo è lo stesso: vogliono calpestare i nostri valori e distruggere la nostra Europa».
Non ha nominato le altre famiglie politiche, perché ne avrà bisogno. Anche nella conferenza stampa von der Leyen ha faticato a mettersi il cappello da candidata. E rispondendo a una domanda sull’affidamento a Paesi terzi della gestione delle domande d’asilo e dell’accoglienza dei migranti, a cui fa riferimento il programma del Ppe, von der Leyen ha sottolineato che «tutto quello che è nel manifesto è in pieno rispetto delle leggi internazionali. Il concetto di Paesi terzi è già nella legge Ue. Stiamo costruendo su quello che dicono i Trattati».
URSULA VON DER LEYEN - CONGRESSO DEL PPE
Il primo applauso non timido a von der Leyen arriva quando denuncia che «gli amici di Putin stanno cercando di riscrivere la nostra storia». Ma il «bravo» scatta dalle fila di Cdu e Csu quando dice che «siamo noi, europei, a decidere chi viene in Europa e e non la criminalità organizzata». I «bravo» si allargano alla delegazione polacca quando cita Tusk. Applausi calorosi anche quando sottolinea che Orpo ha «guidato la Finlandia nella Nato» e che Metsola ha «guidato abilmente il Parlamento europeo», quando assicura che «il futuro della nostra industria della tecnologia pulita sarà realizzato qui in Europa» e quando dice che «il Ppe sarà sempre al fianco dei nostri agricoltori». I temi sono quelli di sempre. «Democrazia, prosperità, sicurezza: non è possibile averne una senza le altre» è lo slogan finale.
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Il vicepremier Tajani, a margine, pensando al prossimo esecutivo ha detto che l’Italia dovrà riavere una «vicepresidenza» e che potrebbe essere interessata all’«industria, agricoltura, difesa e ambiente», che «serve un commissario competente, che conosca la realtà di Bruxelles». Alla domanda se sia Fitto, Tajani ha risposto che «farebbe benissimo» ma «non c’è stata nessuna discussione nella maggioranza».
2. L'ALLARME DI URSULA
Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “La Stampa”
«Sì, i voti contrari sono più del previsto» ammette al termine del congresso del Ppe uno degli 801 delegati. Ursula von der Leyen è stata eletta dal Partito popolare europeo come candidata per un secondo mandato alla guida della Commissione, ma i numeri dicono già che dovrà fare i conti con parecchie defezioni.
MANFRED WEBER - URSULA VON DER LEYEN - ROBERTA METSOLA - CONGRESSO DEL PPE
[…] Il presidente della Commissione verrà indicato dal Consiglio europeo a fine giugno e in pochi sono pronti a scommettere in un ripensamento da parte dei leader, ma per von der Leyen il successivo passaggio al Parlamento Ue sarà ricco di insidie. Anche perché si vota a scrutinio segreto e il rischio è di finire impallinata dai colpi dei franchi tiratori.
Ce ne saranno parecchi tra i socialisti e i liberali, visto che la sua netta svolta a destra […] non sta riscuotendo molto successo da quelle parti. Ma l'attuale presidente rischia parecchie defezioni anche tra i suoi compagni di partito. Persino Michel Barnier, l'uomo che ha guidato i negoziati per la Brexit, ieri ha fatto sapere di non aver votato per von der Leyen, in linea con gli altri Repubblicani francesi. Era annunciato anche il no degli sloveni guidati dall'ex premier Janez Jansa, ma i numeri di Bucarest dicono che il malessere tra le delegazioni nazionali è molto più diffuso.
GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN A FORLI
Von der Leyen si trova stretta tra chi, in casa sua, l'accusa di essere troppo amica dei socialisti e dei liberali di Scholz e Macron, aspramente criticati da Manfred Weber nel suo intervento. Mentre sul fronte opposto sta pagando il prezzo di una candidatura estremamente politicizzata sotto l'insegna del Ppe.
Ieri, per esempio, ha cercato senza troppo successo di respingere le accuse per la proposta contenuta nel manifesto dei popolari che prevede di introdurre in Europa una sorta di "modello Ruanda" per i migranti, con la possibilità di trasferire in Paesi terzi chi fa la richiesta di asilo sul territorio Ue. «Qualunque cosa faremo […] sarà nel pieno rispetto dei nostri obblighi ai sensi del diritto comunitario e internazionale».
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Per rassicurare la parte sinistra dell'emiciclo, ha ribadito il suo "no" alle intese con i partiti euroscettici, «gli amici di Putin» che «stanno cercando di riscrivere la nostra storia e distruggere il futuro». Ha citato nuovamente il Rassemblement National di Marine Le Pen e i tedeschi di Afd, ma anche questa volta non la Lega. Che però, sentitasi chiamata in causa, ha subito replicato: «A distruggere l'Europa sono le politiche folli di questa Commissione».
Non potendo sfondare a sinistra e con paletti molto chiari verso l'estrema destra, l'unico terreno di conquista per von der Leyen resta il gruppo dei Conservatori. Il sostegno di Giorgia Meloni potrebbe dunque rivelarsi decisivo e per questo il governo italiano è pronto a chiedere una "ricompensa". Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, presente al congresso in qualità di leader di Forza Italia, ha rivendicato "una vicepresidenza della Commissione" e ha lasciato intendere di voler puntare sul portafoglio all'industria oppure su quello all'agricoltura.
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