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    “QUANDO ANCHE IO FACEVO L'ATTRICE, IL NOSTRO RAPPORTO È STATO FALSAMENTE MANIPOLATO DALLA STAMPA. DICEVANO CHE LITIGAVAMO, CHE C'ERA RIVALITÀ TRA NOI, GELOSIE RECIPROCHE MA NON ERA VERO!” - AGNÈS SPAAK, SORELLA MAGGIORE DI CATHERINE, PARLA ANCHE DEL RAPPORTO DIFFICILE CON LA FIGLIA SABRINA: “NON SI SONO FREQUENTATE PER UNA QUARANTINA DI ANNI. E IO HO CERCATO, RIUSCENDOVI, DI FARLE RIAVVICINARE: NEGLI ULTIMI MESI DI VITA DI CATHERINE SI SONO RIAPPACIFICATE”


     
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    Emilia Costantini per il “Corriere della Sera”

     

    «Era una donna complicata e ha avuto una vita complessa, ma un fil rouge ci ha sempre legato, un grande amore che non si è mai spento».

     

    AGNES CATHERINE SPAAK AGNES CATHERINE SPAAK

    Agnès Spaak, sorella maggiore di Catherine, non riesce a trattenere la commozione, riavvolgendo il nastro dei ricordi. Lei aveva solo un anno di più di sua sorella...

    «Avevamo solo 11 mesi di differenza, eravamo praticamente quasi gemelle e siamo cresciute insieme... poi come sempre avviene, la vita ci ha fatto percorrere strade diverse e, a volte, anche molto distanti. Però voglio assolutamente sfatare una leggenda».

     

    Quale?

    «Quando anche io facevo l'attrice, il nostro rapporto è stato falsamente manipolato da certa stampa. Dicevano che litigavamo, che c'era rivalità tra noi, gelosie reciproche e continui conflitti... Non è assolutamente vero! Anche perché io, poi, mi sono totalmente dedicata ad altro, ho fatto la fotografa. Catherine aveva un carattere non facile, ma ciò non significa che fossimo nemiche».

     

    In che modo era diversa?

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    «Lei era molto introversa e, nonostante fossimo molto vicine d'età, non si confidava con me. Ricordo che quando avevamo 12-13 anni, io andavo a spiare nella sua camera da letto, per vedere quale libro stesse leggendo... tanto per capire meglio cosa avesse in testa mia sorella».

     

    Che libro era?

    « Viaggio al termine della notte di Céline. Di sicuro aveva sottratto, di nascosto, questo volume alla libreria di nostro padre. E da quella sua lettura, di un libro così impegnativo, ho capito la sua diversità. Catherine mi accusava di essere troppo scherzosa, discutevamo, magari ci scontravamo anche su come reagire a certi eventi. Insomma, la differenza di carattere tra noi era evidente, come accade spesso nei rapporti di sorellanza, ma poi un accordo lo trovavamo sempre... soprattutto quando ci scambiavamo i vestiti...».

     

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    E quando lei ha iniziato a fare l'attrice, le ha dato consigli, suggerimenti...

    «In verità, ho fatto questo mestiere per poco tempo, dedicandomi poi alla fotografia, la mia vera passione. Quindi Catherine non ha nemmeno fatto in tempo ad aiutarmi con eventuali consigli su questo o quel progetto, su questo o quel regista, non so nemmeno se abbia mai visto un mio film... Semmai, dopo, ha apprezzato molto il mio lavoro da fotografa, condividendo con me alcune sue visioni, suggestioni... Tanto che avevamo progettato di creare insieme un racconto sul tema della solitudine, corredato da foto e da testi, immagini e storie».

     

    E lei, come spettatrice, quale film ha amato maggiormente di sua sorella?

    «Mi piacque tanto in Dolci inganni , diretta da Alberto Lattuada, il suo primo film davvero importante realizzato in Italia, e poi La voglia matta , per la regia di Luciano Salce. Inoltre sono stata sua spettatrice quando debuttò al Teatro Sistina con lo spettacolo Promesse... promesse nel 1970. Era molto preoccupata, essendo un'esperienza completamente nuova... era molto tesa, perché doveva esibirsi sul più importante palcoscenico della commedia musicale, diretta dai mitici Garinei e Giovannini, per di più a fianco di Johnny Dorelli... Ricordo che, alla prima, sedevo in platea con mio padre».

     

    E papà Charles, importante sceneggiatore, fu soddisfatto del debutto?

    «Lui era sempre molto sarcastico, dotato di un forte senso dell'umorismo: era divertito, applaudiva».

     

    Catherine ha avuto anche una vita sentimentale piuttosto movimentata...

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    «È vero, ben quattro mariti, ogni sette anni un nuovo matrimonio. Quando mi accordava qualche confidenza, riguardo al rapporto con gli uomini mi raccomandava sempre una cosa: non bisogna mai essere troppo generose, ma pensare al rispetto di sé stesse».

     

    Dal primo marito, Fabrizio Capucci, ebbe una figlia, Sabrina.

    «Un rapporto difficile tra madre e figlia: non si sono frequentate per una quarantina di anni. E io ho cercato, riuscendovi, di farle riavvicinare: negli ultimi mesi di vita di Catherine, Sabrina è stata accanto alla madre, si sono riappacificate».

     

     

    Il più bel ricordo che custodisce di sua sorella?

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    «Quando suonavamo la chitarra cantando insieme la canzone Le tourbillon interpretata da Jeanne Moreau nel film Jules e Jim di Truffaut. E poi i Capodanni in Alta Savoia, con tante risate e tanti ragazzi intorno che ci facevano la corte. Ma erano molti di più quelli innamorati di Catherine, un'icona di bellezza».

     

    Gli ultimi ricordi?

    «I più dolorosi. Le sono stata vicina sia quando è iniziata la pandemia e poi dallo scorso luglio quando è stata colpita dall'ultimo ictus. Ha sofferto tanto, era paralizzata nel lato destro e non riusciva più nemmeno a parlare... un calvario fino a quando la sua luce si è spenta definitivamente».

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