davide calvia
Alberto Pinna per il “Corriere della Sera”
«Era con lui nella barca affondata. Soltanto Giovannino sa che cosa è accaduto e chi ha fatto del male a mio fratello. Perché tace? È ora che parli». Nadia è la sorella di Davide Calvia, il pescatore che si credeva annegato fra Stintino e Castelsardo e che invece — così trapela dall’autopsia — potrebbe essere stato ucciso a bastonate prima che la barca affondasse. Giovannino Pinna è il cugino di Davide e Nadia, sbattuto dalle onde su una spiaggia dopo un giorno e una notte in balìa del mare in tempesta. Vivo per miracolo, con i polmoni pieni d’acqua, mani e piedi consumati dal gelo, ma senza un graffio.
«È ancora sotto choc, quando starà meglio dirà tutto ai magistrati» assicura il suo avvocato. Naufragio o delitto? Per ora è «giallo». […] Quel pomeriggio del 12 aprile il mare è appena increspato e la Guardia costiera di Porto Torres riceve una richiesta di soccorso: «La barca sta affondando, indossiamo le mute e i salvagenti».
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Giovannino Pinna fornisce nome, cognome e posizione: fra Stintino e Fiumesanto, «vedo le ciminiere della centrale elettrica». Motovedette e elicotteri in pochi minuti sono là: nessun uomo in mare né natante alla deriva. Alla bonaccia subentra il Maestrale e la notte successiva la bufera scaraventa Pinna su una spiaggia della marina di Sorso, lontano da Fiumesanto. Dieci giorni dopo, oltre Sorso, affiora un corpo senza vita: Davide Calvia.
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[…] Il 12 aprile viene denunciato il furto di una piccola barca ormeggiata a Porto Torres, in prossimità della banchina viene ritrovata la moto di Pinna e Calvia: le telecamere dello scalo marittimo inquadrano due sagome che si aggiravano sul molo. Nella barca c’erano tre mute e salvagenti simili a quelli che indossavano i due cugini, il telefono cellulare dal quale è partito l’Sos che ha agganciato una cella lontana da Fiumesanto e vicina, invece, al luogo in cui Pinna è stato ritrovato.
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La barca? Il relitto? Introvabili. Poi l’autopsia: torace schiacciato, traumi plurimi; non compatibili con l’urto contro uno scoglio o un ostacolo né con un naufragio. Sospetti che s’incrociano con racconti di pescatori di frodo sorpresi a depredare reti e palamiti e «puniti» da chi li aveva calati. Infine i dubbi di Nadia Calvia: «Giovannino sta meglio; ricorderà se la barca l’hanno rubata o gliel’hanno prestata... Erano soli o c’era qualcun altro che ha fatto del male a mio fratello? Non lo accuso, ma perché non parla?».
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