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    LA SPAGNA CI HA PRESO GUSTO – SANCHEZ NON TROVA ALLEATI, MADRID TORNERÀ ALLE URNE (A MENO DI CLAMOROSI COLPI DI SCENA) - DOPO LA VITTORIA RISICATA DI APRILE, IL PREMIER HA PROVATO A GOVERNARE DA SOLO RIFIUTANDO LA COALIZIONE CON PODEMOS – RESTA IN PIEDI L’OFFERTA DEL LEADER DI CIUDADANOS, ALBERT RIVERA: C’E TEMPO FINO ALLA MEZZANOTTE DEL 23 SETTEMBRE –IL RISULTATO AUTUNNALE, SECONDO I SONDAGGI, NON SAREBBE MOLTO DIVERSO DA QUELLO PRIMAVERILE…


     
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    Alessia Grossi per il “Fatto quotidiano”

     

    IL RE FELIPE E PEDRO SANCHEZ IL RE FELIPE E PEDRO SANCHEZ

    Quattro elezioni in quattro anni e non una all' anno. In quello in corso, anzi, ben due.

    Dopo le votazioni del 28 aprile, gli spagnoli si avviano di nuovo alle urne il 10 novembre. Motivo? Dalle precedenti - vinte dai socialisti di Pedro Sánchez con una maggioranza risicata del 28,7% - non è uscito un governo. A niente sono valsi cinque mesi di lunghe ed estenuanti trattative.

     

    Dopo l' ultimo giro di consultazioni, ieri sera il re Felipe VI si è arreso all' evidenza: "Nessun candidato ha l' appoggio necessario per ricevere la fiducia del Congresso". A meno di colpi di scena - tra i quali un ripensamento del premier incaricato Sánchez di accettare l' offerta in extremis del leader di Ciudadanos, Albert Rivera - lunedì 23 con un decreto il re dovrà sciogliere le Corti. "Ci ho provato in tutti i modi a trovare la quadra dell' aritmetica parlamentare e ottenere l' appoggio di cui avevo bisogno per formare il governo, ma me l' hanno reso impossibile" Il fallimento dei negoziati era nell' aria da giorni, indizio ultimo ne è stata la lettera, pubblicata dal quotidiano El Mundo, con cui l' amministratrice delegata della televisione pubblica, Rtve, Rosa María Mateo, invitava i leader dei partiti a scegliere la data per il dibattito in vista delle elezioni del 10 novembre.

     

    PEDRO SANCHEZ PUGNO CHIUSO PEDRO SANCHEZ PUGNO CHIUSO

    Eppure è stata "una lunga soap opera", per definizione del commentatore di El Pais Teodoro Leon Gross, o meglio "lo sarebbe stata se non si fosse tramutata in tragedia" e di questa ieri è andato in onda un ultimo atto con colpo di scena. Quello di Rivera, appunto, che dopo mesi di opposizione alla "banda di Sánchez l' uomo che ha dato a Torra (presidente della Generalitat catalana e leader separatista) le chiavi della Spagna", ha offerto al premier un "patto di Stato" con tre condizioni, guidato evidentemente dalla disperazione di non aver ricevuto un invito a formare il governo, ma solo tanti appelli ad astenersi dal votare 'no' all' investitura. Alla corrispondenza di amorosi sensi Sánchez ha risposto con un secco "grazie, ma è un invito tardivo", a cui è seguito prima un "è una presa in giro" e poi un "noi siamo qui 24 ore su 24" da parte di Rivera.

     

    pedro sanchez pablo iglesias pedro sanchez pablo iglesias

    Dal canto suo, il leader del Psoe, accusato da molti di "pedrismo" - personalismo - aveva messo sull' avviso il Paese e i suoi fin dalla sera della vittoria, quando, nella sede socialista con tanto di gigantografia sullo sfondo e la folla urlante "con Rivera no!" lanciò la sua sfida di un governo in solitaria seppur aperto al dialogo. Imperativo morale rispettato per cinque mesi di trattative con il leader di Podemos, Pablo Iglesias, dal quale voleva solo un appoggio esterno - salvo l' occasione in cui per escludere lui dai negoziati parlò anche di qualche ministero per alcuni dei suoi - per "un programma riformista". Sánchez ha giocato con il tempo, sicuro che sul filo di lana della scadenza per l' investitura, qualcuno avrebbe ceduto.

     

    pedro sanchez pedro sanchez albert rivera leader ciudadanos albert rivera leader ciudadanos

    Se non Iglesias, Rivera, il favorito dell' Ibex 35, cioè della grande industria spagnola, la stessa che del "codino" di Podemos, erede degli Indignados del 15M al governo non vuole neanche sentire parlare. Il grande escluso dalla trattativa è stato l' altro Pablo, Casado, leader dei Popolari uscito con i voti dimezzati dal 28 aprile, il quale ieri sera accusava Sánchez di non averci mai provato veramente a stringere un patto.

     

    A proposito di numeri, è nei sondaggi che si annida il dramma dell' ingovernabilità. Come già nel 2016 quando dalla ripetizione elettorale uscì il governo Popolare di Mariano Rajoy già chiaro alla prima tornata del 2015, il risultato autunnale, secondo i sondaggi, non sarebbe molto diverso da quello primaverile. Il Psoe di Sánchez guadagnerebbe solo 3 punti, arrivando al 32% traducibili in 139 scanni, lontani ancora dalla maggioranza dei 175 necessari. Un déjà vu che gli elettori spagnoli difficilmente non puniranno alle urne.

    pedro sanchez al mare pedro sanchez al mare festa dell'unità bologna matteo renzi pedro sanchez festa dell'unità bologna matteo renzi pedro sanchez ALBERT RIVERA 1 ALBERT RIVERA 1 ALBERT RIVERA ALBERT RIVERA pedro sanchez 9 pedro sanchez 9 pedro sanchez mariano rajoy pedro sanchez mariano rajoy Renzi e il leader Psoe Pedro Sanchez al ristorante Bertoldo, Renzi e il leader Psoe Pedro Sanchez al ristorante Bertoldo, festa dell'unità bologna federica mogherini matteo renzi pedro sanchez manuel valls Diederik Samson e Achim Post festa dell'unità bologna federica mogherini matteo renzi pedro sanchez manuel valls Diederik Samson e Achim Post Achim Post Diederik Samsom Pedro Sanchez Matteo Renzi Manuel Valls Achim Post Diederik Samsom Pedro Sanchez Matteo Renzi Manuel Valls PEDRO SANCHEZ PEDRO SANCHEZ pedro sanchez al mare pedro sanchez al mare

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