Paolo Bertinetti per "la Stampa"
john le carré
Arriva martedì in libreria L'ultimo segreto, il romanzo a cui John le Carré non ha avuto tempo di dare un'ultima occhiata prima di mandarlo al suo editore e che è stato pubblicato a cura del figlio Nick. È un romanzo di spionaggio che va incontro a tutte le aspettative del lettore per quanto riguarda misteri, segreti, sorprese, falsi indizi, fino alla rivelazione finale.
Ma è anche un romanzo che conferma il valore di le Carré come romanziere, non semplicemente un formidabile autore del genere spionistico, ma uno scrittore che, come ebbe modo di dire Ian McEwan, è il romanziere inglese più importante dell'ultima parte del Novecento e di questo inizio di nuovo millennio.
Per la verità le Carré aveva tenuto fermo L'ultimo segreto per diverso tempo, perché si era reso conto che il romanzo poteva presentarsi come una denuncia dell'inutilità (o peggio) dei Servizi Segreti britannici, che lui aveva spesso criticato, anche duramente, ma non aveva mai dubitato della sua necessità e soprattutto del rispetto dovuto al lavoro difficile e rischioso di centinaia di agenti.
john le carré
Qual era il senso di ciò che aveva fatto negli anni della Guerra Fredda, si chiedeva senza trovare una risposta il vecchissimo ex-agente Smiley nel finale di Un passato da spia. Poi la risposta gli era venuta. «La mia missione è stata perseguire il bene dell'Europa». E il suo ideale era stato «condurre l'Europa fuori dalle tenebre verso una nuova età della ragione». Pur nei suoi limiti, questo era stato il senso del lavoro di intelligence di Smiley.
Detto per inciso: le Carré è stato un fiero oppositore della Brexit. Poco prima di morire ha rinunciato alla cittadinanza britannica e, dato che l'Irlanda fa parte dell'Unione Europea, ha preso la cittadinanza irlandese per restare «cittadino europeo». E come colossale sberleffo si è fatto fotografare avvolto nella bandiera irlandese.
Ma adesso, nell'Inghilterra di Boris Johnson, quale sarebbe la risposta? Ne L'ultimo segreto Proctor, il funzionario incaricato dell'indagine su cui ruota il romanzo, pensa che l'agente su cui indaga considerava i Servizi Segreti il problema piuttosto che la soluzione - cosa che talvolta pensava anche lui. Una valutazione ben diversa da quella di Smiley. Comunque, ciò nonostante, le Carré lasciò detto che il figlio poteva occuparsi lui della pubblicazione del romanzo, con le sue verità inquietanti. L'ultimo segreto ripropone alcuni dei temi più cari a le Carré, collocati nel territorio a lui più famigliare.
JOHN LE CARRE
La vicenda si svolge nel presente, ma l'indagine di Proctor riguarda l'operato dell'agente ora in pensione Edward Avon durante la guerra in Bosnia negli anni 1992-1995: un periodo, cioè, in cui la fondamentale caratteristica dell'attuale attività spionistica, il cyberspionaggio, ancora non era decisiva, in cui erano soprattutto gli uomini, e non le fibre ottiche al centro del lavoro di intelligence.
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È ovvio che le Carré, per la lontananza della sua esperienza professionale nei Servizi segreti, si trovava ovviamente più a suo agio a parlare di esseri umani e di quelle attività di intelligence, come nel caso de L'ultimo segreto, in cui l'agente era operativo sul campo. Il romanzo ha come co-protagonista Julian, un giovanotto brillante e intelligente del tutto estraneo al mondo dello spionaggio ma che in quel mondo viene coinvolto.
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Julian ha lasciato il suo lavoro nella City, molto redditizio, per ritirarsi in un paesino sul mare dell'Inghilterra orientale e aprire una libreria: scelta temeraria, da missionario, nell'età di Amazon e dei testi online. Ma ad aiutarlo si presenta uno strano personaggio, Edward Avon, che gli suggerisce di aprire un settore di alto livello nella libreria, un settore che sarà una specie di Repubblica della Letteratura.
In realtà, come il lettore intuisce ben presto, Edward ha a che fare con i Servizi segreti e quella non è altro che una manovra di copertura. Dopo un po' lo capisce anche Julian. E accetta di fare da corriere per Edward, portando a Londra una lettera che consegna a un'elegante signora che poi a sua volta gli darà un messaggio per lui. Il coinvolgimento di Julian non è comunque particolarmente rischioso. E oltre tutto gli regala una bella storia d'amore con Lily, la figlia di Edward: è lei (un po' troppo in fretta?) a prendere l'iniziativa.
L'amore è una componente decisiva dello svolgimento della vicenda. L'amore era stato un fattore importante al momento del reclutamento di Edward nei Servizi segreti.
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Ma, soprattutto, è la ragione per cui "tradisce" (comunicando informazioni che dovrebbero restare rigorosamente segrete) che ha a che fare con l'amore: l'amore per una donna tragicamente vittima delle feroci violenze che insanguinarono la Bosnia negli anni del disfacimento della Jugoslavia. È stato il fattore umano a dettare le sue scelte, non l'ideologia, meno che mai il denaro, come nel caso di Castle, il protagonista del Fattore umano di Graham Greene.
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Ancora una volta le Carré ci propone il personaggio di una "talpa", dell'agente che fa il doppio gioco. Figura totalmente negativa nel caso del double-agent di La talpa, uno dei romanzi più belli di le Carré. Figura assai meno negativa nel caso di Pym, il protagonista di La spia perfetta, uno dei suoi capolavori. Come per molti inglesi, uomini dell'intelligence, politici, giornalisti, il tradimento di Philby, il formidabile double-agent che passava le informazioni all'Unione Sovietica, anche per le Carré ha rappresentato un vulnus doloroso.
In seguito, forse perché gli interrogativi sulle logiche dei Servizi segreti si addensavano nella sua mente, la figura del double-agent, se era uno che pensava di agire non contro il proprio paese, ma a favore di una popolazione vittima dell'ingiustizia, a le Carré deve essere sembrata meritevole di assoluzione. Poiché sono i fatti a dire le cose, il finale de L'ultimo segreto, che giunge a conclusione di una serie di episodi di brillante tensione che culminano in un epilogo sorprendente, ci rivela che Edward, almeno da le Carrè, è stato assolto.
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