P.Tom. per il "Corriere della Sera"
TIFOSI MAROCCO
Questa non è una semplice squadra, è un Continente che vuole prendere a pallonate la storia, è un popolo in pellegrinaggio. E non è un modo di dire: di fronte allo stadio Al Janoub, quello che rievoca con la sua forma le imbarcazioni che andavano a caccia di perle, i tifosi del Marocco hanno cominciato a radunarsi lunedì verso le 22, prima che una trentina di voli speciali da Casablanca della Royal Maroc (450 euro andata e ritorno) portassero qui altre migliaia di magliette rosse, oltre a quelle già presenti.
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C'è chi ha dormito all'aperto per avere uno dei biglietti che la Federcalcio marocchina ha riacquistato e ceduto gratis ai suoi tifosi arrivati da lontano: «Se lo meritano». La prima semifinale africana in novantadue anni di storia ha creato una un'euforia collettiva che va ben oltre i confini del Maghreb e rende felice anche chi vuole rivendere i biglietti (con richieste fino a 500 euro).
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L'eccitazione può anche rivelarsi controproducente per il Marocco, la squadra della diaspora che oltre al c.t. ha quattordici giocatori nati fra Olanda, Belgio, Francia, Spagna e Canada. Ma questo entusiasmo creato dalle vittorie su Belgio, Spagna e Portogallo, dalle parate di Bono e dalle fiammate di Ziyech, è incontenibile. Il bacio delle mamme orgogliose, come quella di Hakimi, che hanno tirato su i loro ragazzi pulendo le scale dei palazzi nelle periferie di Madrid o Rotterdam, ha fatto il giro del mondo: come il manifesto di una rivoluzione dolce, ma decisa.
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«È vero, abbiamo fatto più fatica degli altri. Ma quel che conta, oltre alla fame che abbiamo è la nostra competenza. Giocheremo in casa e questo ci fa piacere» dice il c.t. Regragui, che è stato bacchettato per il suo arabo imperfetto. Sia lui che Deschamps sottolineano con gravità che «si tratta solo di una partita di calcio, anche se è storica e piena di passione. Deve restare una festa, chiunque sia il vincitore».
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Il riferimento non è tanto a quello che può accadere in Qatar, ma nelle città europee e a Parigi in particolare, dove i poliziotti in servizio saranno 2.000, contro i 1.200 della precedente partita della Francia. Nella tenda araba dell'Al Bayt sono attesi circa 45mila tifosi marocchini (su 65mila), mentre i francesi saranno 4mila, metà degli inglesi ottimisti che si erano già comprati il biglietto per la semifinale. Un clima da trasferta bollente che la Francia ha già vissuto con la Tunisia, perdendo la terza partita del girone.
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Del resto la passione maghrebina per il pallone non è certo scoppiata adesso: il Marocco si è visto respingere più volte il dossier per la candidatura a ospitare i Mondiali e il fatto di essere arrivato fino alla semifinale proprio nel primo torneo arabo della storia ha un sapore unico. Per il 2030 la candidatura dei tre continenti con Arabia-Egitto-Grecia è in prima fila per giocarsi le proprie carte contro Argentina-Uruguay, Cile-Paraguay e il trio Spagna-Portogallo-Ucraina. Perché questo è un punto di partenza per le squadre africane e arabe: sul campo, ma anche fuori.
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