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    LA “SPORCA DOZZINA” NON SI FERMA: LA SUPERLEGA PUÒ PARTIRE ANCHE TRA CINQUE MESI – IL GRANDE CAPO DEL CALCIO MONDIALE GIANNI INFANTINO: “LA FIFA DISAPPROVA IL PROGETTO. I CLUB PAGHERANNO LE CONSEGUENZE” – I PROCURATORI FANNO CAPIRE CHE I GIOCATORI NON SONO STATI COINVOLTI: “NON HANNO PRESO PARTE AD ALCUN COLLOQUIO, NON HANNO AVUTO VOCE IN CAPITOLO…”


     
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    (ANSA) - "La Super League può partire anche tra cinque mesi. Siamo pronti a sederci e parlare con la Uefa. Le loro minacce di esclusioni non sono comunque legali". Anas Laghrari, segretario generale della Superlega, parla del nuovo progetto in un'intervista a Le Parisien.

     

    "Non sarà una lega chiusa, un quarto delle squadre sarà rinnovata ogni anno - spiega -. Vogliamo creare il miglior calcio, abbiamo il desiderio di organizzare una competizione che tutti vogliono vedere, che fa sognare la gente, i giovani per rinnovare un calcio che è entrato nella follia dei trasferimenti e dei soldi".

     

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    "Le giovani generazioni sono meno interessate al calcio - sottolinea Laghrari -, si concentrano sulla console o su altro e si collegano solo per le grandi partite. Ma questi big match ci sono raramente". E come esempio, cita la prossima semifinale di Champions League tra Real Madrid e Chelsea, "il primo incontro in assoluto tra questi due giganti del calcio europeo".

     

    "C'è anche una frustrazione tra i giocatori che vogliono giocare queste grandi sfide. aggiunge il segretario generale della Superlega - contro questi grandi giocatori, Neymar sognava di giocare contro Messi negli ottavi di Champions ma era infortunato e forse non giocherà mai contro Messi". Quanto alla nuova formula della Champions, Laghrari la boccia: "Difficilmente comprensibile".

     

    SUPERLEGA: INFANTINO "CLUB PAGHERANNO LE CONSEGUENZE"

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     (ANSA) - "Se alcuni 'eletti' scelgono di andare per la loro strada, devono pagare le conseguenze delle proprie scelte. Sono responsabili delle loro scelte. Concretamente vuol dire, siete dentro o siete fuori? Non si può stare a metà. Pensateci bene, tutti devono pensarci". Lo ha detto il presidente della Fifa Gianni Infantino, intervenendo durante il Congresso Uefa a Montreux in Svizzera. "C'è molto da buttare via per un gioco finanziario a breve termine di qualcuno. Le persone devono pensare davvero attentamente, devono assumersi la responsabilità".

     

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    "Tutti devono pensare soprattutto ai tifosi e a tutti coloro che hanno contribuito a creare quello che il calcio europeo è oggi. Dobbiamo proteggerlo, è nostro compito proteggere il sistema sportivo europeo", ha aggiunto Infantino. "Come l'Uefa, la Fifa è una organizzazione democratica, aperta. Tutti possono portare idee e proposte, ma con il giusto rispetto delle istituzioni, della storia e della passione di così tante persone. Spero che tutto torni alla normalità, che tutto venga sistemato, ma sempre con il rispetto, sempre agendo responsabilmente e sempre con solidarietà e nell'interesse di tutto il calcio", ha concluso il numero uno della Fifa.

     

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    INFANTINO, FIFA FORTEMENTE CONTRARIA A SUPERLEGA CHIUSA

     (ANSA) - "Voglio essere estremamente chiaro: la Fifa è una organizzazione costruita sui valori, i veri valori dello sport. Come Fifa non possiamo che fortemente condannare la creazione di una Superlega, che è un qualcosa di chiuso, che è una fuga dalle attuali istituzioni calcistiche. Non c'è nessun dubbio che la Fifa disapprovi questo progetto". Lo ha detto il presidente della Fifa Gianni Infantino, intervenendo durante il Congresso Uefa a Montreux in Svizzera.

     

    "Ieri abbiamo letto e ascoltato parole come guerra e crimini, parole terribili se associate allo sport che amiamo", ha proseguito Infantino durante il discorso in apertura del Congresso Uefa. "La Fifa è qui per dare totale supporto al calcio europeo, all'Uefa, alle federazioni, alle leghe, alle squadre e a tutti i tifosi. Guardate al calcio europeo e al suo successo - le parole del presidente della Fifa -. Sono stato all'Uefa 16 anni, ho lavorato davvero duramente per difendere i principi e i valori che hanno portato il calcio europeo al successo. Il modello del calcio europeo, basato su un sistema aperto, promozioni, retrocessioni. Un modello che ha funzionato e che ho difeso a lungo".

     

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    SUPERLEGA: PROCURATORI; "È TEMPO CAMBIARE, ASCOLTARE GIOCATORI"

     (ANSA) - "I giocatori non hanno preso parte ad alcun colloquio, non hanno avuto voce in capitolo negli eventi di questa settimana e tuttavia vengono utilizzati in questa discussione, ma è indubbio ciò che diciamo da anni: il sistema attuale non è sostenibile, è tempo di cambiare in un modo che abbia senso per tutti i membri del mondo del calcio". Si esprime così sul progetto di Superlega The Football Forum (Tff), movimento internazionale di procuratori e calciatori e a capo del quale ci sono, tra gli altri, Mino Raiola e Jorge Mendes, quest'ultimo agente di Cristiano Ronaldo.

     

    CADONO I VELI SULLA FAIDA DEL PALLONE LE BIG: "MA NOI NON CI FERMIAMO"

    Giulia Zonca per "la Stampa"

     

    Ora che il calcio scopre di potersi dire tutto in faccia forse smetterà di fingere.

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    Mai stato un mondo troppo pacifico, ma sempre molto ambiguo: convenevoli, mezze frasi, sottintesi, battute, attese e in una sola notte i fronti opposti hanno spazzato via secoli di abitudini, cambiato il vocabolario e fatto entrare gli avvocati nella stanza dei bottoni. Per capire che cosa succede ora, al solito, bisogna vedere chi vince. E chi gioca con chi.

     

    Da una parte la Super Lega che si oppone al sistema con una competizione fatta su misura e dall' altra il calcio istituzionale che si sente tradito e reagisce con minacce pesanti.

     

    Al momento è difficile capire se le due realtà possono davvero esistere l' una senza l' altra, entrambe scommettono sul fatto di essere essenziali ed entrambe sostengono che non faranno un passo indietro. Lo facciamo noi per tentare di comprendere che cosa c' è dietro questa faida del pallone, dietro ai tre giorni del condor che potrebbero rivoluzionare il gioco più seguito al mondo.

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    È Alexander Ceferin, il presidente Uefa, che racconta con una certa amarezza il sabato in cui ha scoperto «la sporca dozzina, anche se vorrei evitare di chiamarli così», ma non ci riesce e poi aggiunge «serpenti che hanno sputato in faccia ai tifosi», «avidi che dimenticano il proprio passato», «società animate solo dall' egoismo e dal narcisismo». Sono i 12 club che hanno firmato la scissione e se il presidente del gruppo, Florentino Perez, padrone dell' onnipotente Real Madrid, non viene mai nominato perché non ha mai avuto rapporti troppo felici con l' Uefa, Andrea Agnelli, vicepresidente della nuova organizzazione, è definito «la più grande delusione». I due avevano rapporti personali,

     

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    Ceferin è il padrino della figlia di Agnelli «io sono stato avvocato penalista, ne ho incrociata di gente strana ma non ho mai visto qualcuno mentire così tanto e ripetutamente, sabato sera il presidente della Juventus mi ha garantito "sono solo voci" e qualche ora dopo, quando tutto ormai era evidente, ha spento il telefono». Agnelli era anche a capo dell' Eca, l' associazione per club che le dodici sorelle o «sporca dozzina», dipende dai punti di vista, hanno lasciato in blocco. Insomma ha fatto il doppio gioco, sono anche le accuse di Urbano Cairo che fa uguali rimostranze in Lega: «Agnelli si è comportato da Giuda così come Marotta (ad dell' Inter), lui non può più essere il nostro rappresentante in federazione, deve dimettersi». Fronti contro fronti a ogni angolo perché questa storia interagisce con i campionati di Italia, Inghilterra e Spagna, con il lavoro delle nazionali, con i format dei tornei, con i diritti televisivi, con gli sponsor, con i tifosi sedotti e abbandonati e ancora coinvolti o delusi: di certo non il centro delle attenzioni.

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    Juventus, Inter, Milan, Real Madrid, Barcellona, Atletico Madrid, Manchester United, Manchester City, Liverpool, Arsenal, Chelsea, Tottenham è la storia della Champions ed è anche la fronda. L' Uefa vuole tutte fuori, senza più un posto nel calcio conosciuto fino a qui: «Non so in che tempi ma spero il prima possibile. Bandire i loro giocatori fin dagli Europei? I legali sono al lavoro, anche se i tempi sono stretti».

     

    Le dodici ribelli cercano altre tre consociate per far partire il progetto, «la cosidetta Super Lega», come ripete sprezzante Ceferin che dice di aver serrato i ranghi «non mi aspetto che altri li raggiungano». Ha mobilitato tutti con un appello «ai governi, alla società, alla cultura perché il calcio è una comunità». Vero e, come ogni strappo, l' azione della Super Lega è stata brutale, ma la contrapposizione tra calcio felice e solidale e calcio interessato solo agli introiti continua a reggere poco.

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    Ceferin ribadisce che «l' Uefa non fa e non vuole profitti, ridistribuisce tutto in fondi per i giovani, per le cause meritevoli, per far crescere il movimento», tutte cose reali però basta prendere la figura di Nasser Al-Khelaïfi, capo del Psg e nuovo frontman dell' Eca dopo le dimissioni di Agnelli, per capire quante ombre resistano nello scricchiolante schema buoni e cativi. Lui è stato dipinto per anni come sinonimo del calcio in vendita, l' uomo del Qatar con la borsa piena di soldi, quello che ha fatto leva sui potenti di Francia per offrire consensi al Mondiale del Qatar. Ora che ha deciso di stare lontano dalla SuperLega, proprio perché i Mondiali sono in Qatar, è degno di fiducia. Bizzarro.

     

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    Anche continuare a usare le minacce ai calciatori (non giocherai mai più un Mondiale) non è poi così nobile. Il calcio non si è venduto l' anima due giorni fa, ma quel che sorprende è che continui ad averne una che si rinnova e regge gli scossoni. Questa è particolarmente violenta: «La Champions andrà avanti anche senza la dozzina», garantisce Ceferin ma è difficile pensare che davvero i contratti abbiano poi lo stesso peso. «Noi andiamo dritti per la nostra strada», fanno sapere più voci della Super Lega, però che questa realtà stia in piedi e trovi un mercato in grado di sostenere l' investimento è tutto da dimostrare. Si va al muro contro muro in attesa di capire quale pezzo viene giù e se condividere qualche mattone è obbligatorio. Senza più ambiguità.

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