Estratto dell’articolo di Franco Vanni per “La Repubblica”
michael bambang e robert budi hartono
Alla domanda “perché proprio Como?”, negli anni la proprietà indonesiana del club ha dato risposte diverse. Perché è una città meravigliosa. Perché ha una grande storia calcistica. Perché è vicina a Milano, che a sua volta, come cantava Lucio Dalla, è vicina all’Europa. E perché un altro stadio così, affacciato sul lago e sui monti, non esiste nel mondo.
Tutte ragioni valide, nessuna sufficiente da sola a spiegare come mai la famiglia Hartono – la proprietà più ricca dell’intero mondo del calcio italiano – nell’aprile del 2019 abbia acquistato una squadra che al tempo vivacchiava in Serie D, con i conti in rosso e con poco altro da offrire se non il legame con il brand mondiale “Lake Como”, che prende il nome da una città sì appassionata della propria squadra, ma abitata da appena 83mila abitanti, 599mila con la provincia.
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Pochi per creare quella massa critica di abbonati paganti che nell’era del calcio in tv può sostenere le spese di un club di vertice di Serie A. Perché ovviamente è lì - dopo quattro anni di prove generali - che la famiglia vuole portare il club. Da allora, le cose sono cambiate. Il progetto del Como è fra i più ambiziosi del nostro sistema calcistico.
Finora il colosso indonesiano Djarum, controllato dalla famiglia proprietaria del Como, ha scelto un approccio soft: investimenti mirati, spesa commisurata alle entrate, e la volontà espressa di non ammazzare il campionato di Serie B riversando nel club una valanga di soldi, cosa che avrebbe serenamente potuto fare. Ha preferito invece entrare in punta di piedi nell’ecosistema del calcio italiano.
cesc fabregas al como 1
“Vogliamo che tutto ciò in cui investiamo abbia un futuro sostenibile. Stiamo ancora imparando a conoscere il mondo del calcio. Man mano che la nostra conoscenza cresce, crescono anche gli investimenti”, dice il manager Mirwan Suwarso, che in Italia rappresenta gli interessi dei fratelli Hartono, Michael Bambang e Robert Budi. Insieme, i due hanno un patrimonio personale di 45,4 miliardi di dollari. Occupano rispettivamente la posizione 64 e 69 nella classifica di Forbes degli uomini più ricchi del pianeta. Anche presi singolarmente, sarebbero di gran lunga i più ricchi fra i proprietari di club calcistici in Italia.
Il secondo per patrimonio, alle loro spalle, è Rocco Commisso, patron della Fiorentina, che di miliardi di ne ha 8,9. Centrata la promozione dalla C alla B nel secondo anno di proprietà, gli Hartono hanno finora seguito la strada dei piccoli passi. I risultati sportivi vanno di conseguenza: la squadra si è classificata tredicesima sia nel 2021/22, sia nella stagione conclusa lo scorso giugno.
como calcio
Ma a Como la convinzione generale è che prima o poi il vulcano erutterà e che una valanga di milioni si riverserà sul club. Intanto, come spesso succede ai milionari nelle piccole città, anche attorno ai fratelli Hartono a Como nascono leggende. Eccone una: un dirigente del club, andando ogni giorno in ufficio, vedeva che il marciapiede era sempre pulito in modo impeccabile e che lì vicino dormiva un senzatetto. Quando ha scoperto che era proprio il senzatetto a spazzare ogni mattina l’asfalto, lo ha assunto. Le cose non stanno proprio così. Non ci sono contratti né impegni, resta una storia di mance e sorrisi. […]
FABREGAS A COMO
Quando il Como vince, può capitare ai frequentatori dei bar cittadini che birre e piadine ordinate durante la partita siano offerte dal club, in una sorta di lotteria pensata per motivare i tifosi a guardare le partite insieme. Fin quando non ti presenti in cassa, non hai la certezza che capiterà a te di non pagare, ma sai che può succedere. L’idea l’ha avuta il plenipotenziario Mirwan Suwarso, che ha anche aperto una casella di posta elettronica per raccogliere consigli e critiche dei comaschi: mirwan@comofootball.com Funziona davvero. Il dirigente legge e risponde. […]
La figurina invece è quella del centrocampista catalano Cesc Fabregas, stella di Arsenal, Barcellona e Chelsea, che il grande allenatore Arsène Wenger nei suoi anni londinesi paragonò a Michel Platini. Il 1 agosto dell’anno scorso, Fabregas ha annunciato ufficialmente che avrebbe giocato nel Como in Serie B.
Non è andata male: diciassette partite, tanti applausi, qualche comprensibile acciacco, visti i suoi 35 anni di allora, nel frattempo diventati 36. A fine stagione si è ritirato dal calcio giocato, passando ad allenare i giovani dell’Under 19. E ha comprato quote del club. Quante, non è dato sapere. Così come non si conoscono al momento i suoi progetti futuri. “Per noi Cesc è una figura importante.
michael bambang e robert budi hartono
È un campione del mondo, e vestendo la nostra maglia ha inserito il Como nella mappa del calcio globale. Siamo felici di vederlo crescere come allenatore e come membro della nostra famiglia”, dice Suwarso. È probabile che Fabregas punti a fare l’uomo bandiera e il frontman del club, sul modello di Karl Heinz Rummenigge, per decenni uomo forte del Bayern Monaco. Ma il quadro sarà chiaro quando la proprietà indonesiana finalmente dispiegherà la sua forza economica, facendo fare alla società il salto che Como attende. La vulgata in città, dall’arrivo di Fabregas, è stata: “Se ha fatto questa scelta, evidentemente sa qualcosa che non sappiamo”. Poi, lo scorso 3 luglio, è arrivato il tweet di Robert Hartono a chiarire il quadro. […]
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Ad allenare la squadra è Moreno Longo, specialista in missioni complicate. Nel 2018 ha conquistato la Serie A con il Frosinone e nel 2022 ha riportato l’Alessandria in Serie B dopo 46 anni. Gli si chiede di ripetere l’impresa. Per farlo, gli è stato messo a disposizione tutto quel di cui ha bisogno, a partire dal nuovo centro sportivo di Mozzate, a trenta chilometri dallo stadio, acquistato dal club nel novembre 2021. L
a prima squadra si allena lì dallo scorso autunno. Sono ancora da completare la club-house, gli spogliatoi per gli ospiti e la foresteria, che affaccerà sui due campi a undici, uno in erba e uno in sintetico, sul campo a sette e sull’are dedicata alla preparazione dei portieri. Ovunque campeggia il motto di Stefano Borgonovo, attaccante cresciuto nelle giovanili comasche, simbolo della ricerca per combattere la Sla, malattia di cui è morto nel 2013: “Non c’è paura nel cuore di chi lotta”.
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La stagione è cominciata col freno a mano tirato. Alla prima di campionato, il Como ha perso a Venezia. Alla seconda, ha pareggiato con la Reggiana. Ma in città la convinzione è che il potenziale della squadra sia ancora inespresso, e che salire in Serie A sia un obiettivo possibile. Anche in caso di promozione, il Como ha intenzione di consentire ai propri tifosi di assistere ad almeno un paio di allenamenti l’anno, come ha sempre fatto nelle ultime stagioni. […]
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La famiglia Hartono fa parte del gotha dell’economia asiatica, e in Indonesia è legata Erick Thohir, presidente dell’Inter dal 2013 al 2016, oggi ministro delle imprese statali, oltre che capo della federcalcio del più grande Paese islamico al mondo. Racconta Swarso: “Prima di decidere di investire nel calcio italiano, abbiamo parlato molto con Thohir. […]
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