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    POUND A PICCO! – LA STERLINA PERDE PIU DEL 4% IN UN MESE: DOPO L’INCARICO A BORIS JOHNSON, CHE VUOLE TIRARE DRITTO CON LA BREXIT ANCHE SENZA ACCORDO, LA MONETA BRITANNICA È SCESA AI MINIMI SUL DOLLARO DAL GENNAIO 2017 – C’È GRANDE VOLATILITÀ SUI MERCATI, MA I TITOLI DI STATO BRITANNICI VANNO ALLA GRANDE, CON TASSI MOLTO BASSI: CHE FARÀ LA BANCA D’INGHILTERRA?


     
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    Andrea Franceschi per www.ilsole24ore.com

     

    un cesso di sterline un cesso di sterline

    Sterlina britannica sotto pressione anche questa mattina sui mercati valutari. Nel cambio con il dollaro americano il pound ha toccato un minimo a 1,2121. Numeri che non si vedevano da gennaio 2017 quando la sterlina toccò i minimi post referendum sulla Brexit a quota 1,2047 dollari. Il pound continua a soffrire nonostante sia reduce da una seduta, quella di lunedì, ad altissima volatilità nel corso della quale si è svalutato di oltre l’1,2% sul dollaro. Nell’ultima settimana la valuta britannica è arrivata a perdere oltre il 2,5% mentre il saldo dell’ultimo mese è negativo per oltre il 4,2 per cento. Numeri decisamente anomali per il mercato valutario.

     

    boris johnson regina elisabetta boris johnson regina elisabetta

    Ad innescare la pressione ribassista sul pound sono soprattutto i timori legati alla Brexit dopo l’incarico di primo ministro affidato a Boris Johnson che, nel suo primo discorso da premier, ha dichiarato di essere pronto a mettere in atto la Brexit senza se e senza ma entro la scadenza fissata del 31 ottobre 2019. Parole che di fatto lasciano aperta la porta anche all’ipotesi più estrema di una Brexit senza accordo (no deal).

     

    STERLINA PLASTICA STERLINA PLASTICA

    La prospettiva, che ha offerto ottimi pretesti agli investitori che volevano scommettere contro il pound, è stata di recente ulteriormente rinsaldata dalle dichiarazioni del neo inquilino di Downing Street che lunedì ha fatto sapere di non volersi sedere al tavolo delle trattative con le controparti europee se queste ultime non saranno disposte a cedere su alcuni punti chiave. Una sorta di ultimatum che non lascia ben sperare sull’esito della partita.

     

    BORIS JOHNSON BORIS JOHNSON

    Le vendite sulla sterlina si sono accompagnate a forti acquisti sui titoli di Stato britannici i cui rendimenti sulla scadenza decennale sono scesi a quota 0,63% riportandosi sui minimi da agosto 2016 (l’estate calda del referendum sull’uscita dall’Unione). Sul mercato azionario non si è vista tutta questa negatività: la Borsa di Londra anche ha compensato il tonfo della sterlina con un rialzo del 2% nelle ultime sedute. Intanto gli investitori attendono indicazioni dalla Banca centrale britannica che giovedì terrà il suo consueto direttivo.

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    Le aspettative sono per un mantenimento dello status quo sui tassi anche se il mercato sta iniziando a scontare un taglio dei tassi entro la fine dell’anno per contrastare l’incertezza legata alla Brexit (ipotesi probabile al 60% secondo gli attuali valori di mercato). C’è da dire peraltro che il tonfo della sterlina legato alla Brexit (-25% rispetto a 5 anni fa) alimenta pressioni inflazionistiche e ciò, in linea di principio, dovrebbe scoraggiare la Bank of England dal mettere in atto misure espansive. Eppure i giochi restano aperti e le ipotesi in campo le più disparate.

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