• Dagospia

    “DA NOI NATURALIZZARE CHI HA UN TRISAVOLO ITALIANO E NON PARLA LA NOSTRA LINGUA È CENTO VOLTE PIÙ FACILE CHE UN RAGAZZO NATO QUI E CHE SI ESPRIME IN DIALETTO BERGAMASCO” – LA STORIA DI ABDELHAKIM ELLIASMINE, L’ATLETA NATO DA GENITORI MAROCCHINI CHE HA VINTO 10 TITOLI NAZIONALI DI ATLETICA MA CHE NON PUÒ VESTIRE LA MAGLIA AZZURRA E ACCETTARE LE PROPOSTE DI ARRUOLAMENTO DA GRUPPI SPORTIVI MILITARI – “ASPETTO UNA RISPOSTA DA DUE ANNI.. DAL MINISTERO SEMPRE LE STESSE PAROLE: CI STIAMO LAVORANDO MA È COSA LUNGA…”


     
    Guarda la fotogallery

    Marco Bonarrigo per www.corriere.it

     

    ABDELHAKIM ELLIASMINE ABDELHAKIM ELLIASMINE

    «Aspetto una risposta da due anni, sperando che ogni giorno sia quello buono. Sognavo che l’ok arrivasse prima dei campionati europei di Tallin, ma niente. Dal ministero sempre le stesse parole: ci stiamo lavorando ma è cosa lunga». Abdelhakim Elliasmine ha 22 anni e vive in Italia da quando ne aveva otto. Genitori marocchini, documenti in regola, licenza media, diploma di perito elettronico e un segno particolare: è tra i più forti giovani mezzofondisti continentali grazie al suo 1’46” sugli 800 metri.

     

    ABDELHAKIM ELLIASMINE ABDELHAKIM ELLIASMINE

    Per la federazione di atletica, Hakim — che gareggia come «italiano equiparato» — ha vinto 10 titoli tricolori tra pista e cross, sei medaglie d’argento e sette di bronzo. Un curriculum con pochi eguali. Per il ministero degli Interni è e resta un cittadino marocchino. «Non posso gareggiare nelle manifestazioni internazionali — spiega dal ritiro di allenamento di Brunico, che paga di tasca sua — non posso vestire la maglia azzurra e accettare la proposta di arruolamento fattami da un gruppo sportivo militare, che per me sarebbe una svolta decisiva». Per una nazionale che ai Giochi olimpici ha vinto 4 medaglie su 10 grazie a italiani di seconda generazione, una storia emblematica ma comunissima.

    ABDELHAKIM ELLIASMINE ABDELHAKIM ELLIASMINE

     

    «Il padre di Hakim — spiega Achille Ventura, combattivo presidente dell’Atletica Bergamo che coltiva mille giovani atleti — ha presentato domanda di cittadinanza quando il figlio ha compiuto 18 anni. Istanza respinta perché dal reddito familiare mancavano 300 euro. Il 19 novembre 2019 il presidente della Fidal Alfio Giomi ha chiesto per lui alla ministra Lamorgese la cittadinanza italiana per alti meriti sportivi ai sensi dell’articolo 9 della legge 91/1992. Soltanto un mese fa, grazie all’interessamento di tre deputati, siamo riusciti ad avere la conferma che la pratica è stata ricevuta. 

     

    Dall’ufficio del sottosegretario Scalfarotto ci hanno suggerito di presentare anche la domanda di cittadinanza tradizionale e avere pazienza. Mi sono cadute le braccia. Hakim è a un bivio: da una parte lo sport, con un futuro credo luminoso, dall’altra il lavoro. In Lombardia il 30% dei giovani che fanno atletica è nato in Italia ma non ha la cittadinanza. Sono ragazzi e ragazzi forti, senza paura di faticare, affamati di successo: così ce li perdiamo per strada. Da noi naturalizzare chi ha un trisavolo italiano e non parla la nostra lingua è cento volte più facile che un ragazzo nato qui e che si esprime in dialetto bergamasco».

     

    ABDELHAKIM ELLIASMINE ABDELHAKIM ELLIASMINE

    Abdellatif, il padre di Hakim, è operaio in una cooperativa: «A mio figlio — spiega — ho sempre detto che avremmo sostenuto il suo sogno e il suo talento con tutte le nostre forze, anche quando il Covid mi ha lasciato senza lavoro. Ora faccio fatica a vedere un futuro». Un futuro che Hakim continua a sognare: «Le vittorie di Tamberi e Jacobs a Tokyo mi hanno emozionato. Resto fiducioso, la cosa che più fa male a me e a chi è nella mia situazione è non avere risposte certe, trovarsi sempre davanti a un muro di silenzio».

    ABDELHAKIM ELLIASMINE ABDELHAKIM ELLIASMINE ABDELHAKIM ELLIASMINE ABDELHAKIM ELLIASMINE

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport