Testo di Klaus Davi
Filippo Gangitano
Filippo Gangitano: killer della 'Ndrangheta, omosessuale e pentito "per amore". Apparentemente un ossimoro, invece è un fatto realmente avvenuto e documentato, filtrato dalle carte del maxi processo "Rinascita Scott". Con oltre 350 indagati e istruito da Nicola Gratteri e dalla Procura di Catanzaro, il processo avrà inizio il 13 gennaio davanti alla corte del Tribunale di Vibo Valentia, nell’aula bunker allestita nel polo industriale di Lamezia Terme. Il vero motivo della morte del sicario omosessuale sarà uno dei temi del più grande processo sulla 'Ndrangheta nella storia giudiziaria.
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Secondo l'inedita testimonianza di un pentito ascoltato dai giudici - l'ex boss Bartolomeo Arena, diventato collaboratore di giustizia da giugno 2020 - Filippo Gangitano, che tanto scandalo aveva suscitato nel mondo "macho" delle 'ndrine per la sua dichiarata omosessualità, in realtà non sarebbe stato ucciso per la sua inclinazione controcorrente, bensì perché stava per pentirsi.
Racconta Arena: "Lui mi venne a trovare nel 1999 mentre ero agli arresti domiciliari. Era appena uscito dal carcere grazie a un permesso di 2 giorni. Si lamentò dicendomi: 'in carcere mi trovo bene con gli zingari (con i quali condivideva la cella, ndr), mi vogliono bene, però se non risolvono i miei problemi fuori quando esco potrei andare a denunciare...'". "Evidentemente Gangitano si riferiva al mancato supporto del clan nei suoi riguardi durante gli anni di prigionia", spiega l’avvocato di Arena.
klaus davi i killer della ndrangheta
L'avvocato del pentito Arena, la dottoressa Giovanna Fronte del foro di Vibo Valentia, tende a ridimensionare le voci sull'omosessualità del pentito: “Il mio assistito sostiene che al massimo fosse bisessuale, perché lo aveva accompagnato lui stesso da donne con le quali avere rapporti sessuali”.
L'orientamento sessuale, conferma l'avvocato Fronte, era comunque un tema che accendeva la discussione nell’ambito del clan. Tanto che per risolvere la questione era stato incaricato suo cugino, Andrea Mantella, al quale spettava il compito di "lavare" l'onore della famiglia. Ma veramente il Gangitano è stato fatto fuori solo perché omosessuale? Annamaria Frustaci, pm della procura, nutre qualche dubbio: “Se fosse stata una cosa esclusivamente di natura sessuale sarebbe stato sufficiente estrometterlo dalle cariche, in gergo farlo tornare un ‘uomo di merda’, come era stato proposto dal cugino; ma noi ipotizziamo che ci fosse dell'altro dietro questo omicidio”.
KLAUS DAVI SPEZZA IL FILO SPINATO DELLA VILLA DEL BOSS DELLA NDRANGHETA
Da ambienti investigativi trapela che la storia d'amore del Gangitano con il ragazzo con cui era andato a convivere, completamente estraneo agli ambienti criminali, destò il timore dei boss, in quanto l’intruso, per di più "ricchione", avrebbe potuto fargli prendere le distanze dalla 'Ndrangheta e dunque pentirsi. Ipotesi confermata dal pm Antonio De Bernardo: “Gangitano aveva trasmesso la sensazione di voler collaborare. Questa voce circolava e, dal punto di vista della 'Ndrangheta, bastava molto meno per eliminarlo".
KLAUS DAVI - LA NDRANGHETA E IL SESSO OMOSEX
E così fu presa la decisione. Gangitano venne convocato dal cugino Andrea Mantella in una masseria e fu ucciso nel 2002, Il suo corpo messo dentro dei sacchi di mangimi per animali e il cadavere non fu mai più trovato. Nel libro di Klaus Davi, "I Killer della 'Ndrangheta" - edito da Piemme - molto spazio viene dato all’omosessualità nascosta dei picciotti. Per il Pm Antonio De Bernardo “nella 'Ndrangheta i gay sono diffusi esattamente come nella società. Anche se non ci sono stime ufficiali, direi che tra il 5 e il 10% per cento degli affiliati è omosessuale".
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