Benedetta Moro per il “Corriere della Sera”
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Che fosse un no vax convinto era un dato di fatto per tutta la comunità, ancora da inizio pandemia. Non era immunizzato Igor Devetak, e quando si è ammalato di coronavirus ha deciso di curarsi a casa con antibiotico e cortisone, assunti insieme ad altri medicinali. Il piccolo imprenditore, 50 anni, originario di Gorizia ma residente a Trieste con la moglie e due figli di 6 e 10 anni, è morto venerdì mattina, a una settimana dal contagio. Nei giorni di malattia aveva deciso di tenere a bada febbre, tosse e problemi respiratori con le cure domiciliari.
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Tutta la famiglia ora risulta positiva, compreso il suocero che, a causa degli stessi sintomi del genero, ieri è stato ricoverato in ospedale per il peggioramento dell'infezione. «La famiglia - raccontano alcuni conoscenti - dopo la morte di Igor e il peggioramento del suocero ha iniziato ad avere paura». Igor Devetak, a capo di una piccola impresa di forniture marittime, è rimasto sulle proprie posizioni fino all'ultimo. Per capirlo basta leggere uno degli ultimi post da lui condivisi sui social: si cita un cardiologo di 52 anni, di cui vengono riportate alcune frasi («non piangerò al funerale dei non vaccinati») e la cui morte viene correlata alla terza dose.
MANIFESTANTI NO VAX
Del vaccino quindi Devetak non ne voleva sapere, come la moglie che, oltre a gestire con il marito un bed&breakfast in casa, è un'insegnante che si è rifiutata categoricamente di presentarsi al lavoro con il green pass. Nemmeno i figli vanno più a scuola: le lezioni ultimamente si facevano direttamente davanti al focolare domestico. Perché il 50enne abbia sottovalutato il contagio è difficile capirlo.
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«Ognuno per sé, Dio per tutti», si limita a dire la suocera prima di abbassare la cornetta, preoccupata di perdere ora anche il marito. «Questi no vax lo hanno plagiato, ce ne sono un disastro da queste parti e tra di loro si contagiano», dicono a Padriciano, il piccolo borgo sull'altipiano carsico dove Igor si era trasferito da Gorizia per la moglie Anna. Entrambi erano appartenenti alla minoranza slovena. Fino a una settimana fa il 50enne risultava però essere «sano come un pesce».
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Chi lo conosce, lo descrive come uno sportivo, con la passione per l'equitazione. Era stato anche maestro di sci. Sette giorni fa però era risultato positivo e sintomatico. Tuttavia solo quando le sue condizioni venerdì si sono aggravate, i famigliari hanno chiamato il 118. Troppo tardi: Devetak è andato in arresto cardiaco e gli operatori sanitari non sono riusciti a rianimarlo. Sarà l'autopsia, sempre che venga richiesta, a confermare esattamente le ragioni della morte.
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Al momento pare proprio che sia il Covid ad aver causato il decesso: l'uomo potrebbe aver avuto un'embolia polmonare oppure essere andato in ipossigenazione. Non è ancora chiaro se Devetak sia stato seguito da un medico oppure no. «Ogni giorno vediamo casi di persone che si affidano al fai-da-te», commenta Alberto Peratoner, responsabile del 118 di Trieste. Invece, «bisogna fidarsi solo della scienza, della medicina e delle terapie riconosciute - sottolinea l'anestesista -. In particolare assumere il cortisone nelle fasi preliminari e senza prescrizione può essere pericoloso».
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