Virginia Piccolillo per il "Corriere della Sera"
smart working e figli
Oggi è il giorno del rientro dallo smart working previsto per i dipendenti pubblici. Laura, 44 anni, dipendente dell'Inail in Sicilia, prenderà servizio allo sportello. Amministrativa, dà informazioni al pubblico, verifica la regolarità di pratiche per gli infortuni sul lavoro. È sposata, ha due figli. «Il mio stato d'animo? Molto combattuto», dice. «Da una parte mi va di tornare. L'assenza di scambi sociali cominciava a pesare. Il contatto con il pubblico, per quanto a volte difficile, mi mancava.
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Dall'altra però i problemi ci sono. E nemmeno pochi». Si ferma. Poi riprende e precisa: «Non lo dico perché a casa non si fa niente, o si produce meno, come tanti pensano. Anzi. Si arriva al punto in cui da casa non si stacca quasi più. Abbiamo lavorato garantendo obiettivi che di solito venivano chiesti ai dirigenti. Ed è impensabile che si possa continuare a mantenere questi ritmi in presenza».
Motivo però non sufficiente a far propendere per un sereno addio allo smart working. Perché?
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«Stiamo perdendo un'opportunità. La pandemia ci ha insegnato che si può immaginare il lavoro in un altro modo, che garantisca i servizi al cittadino e consenta di conciliare la famiglia con il lavoro». Poi sorride, e ammette: «Non è stato tutto rose e fiori. Io mi chiudevo in cucina. Mio marito, insegnante, faceva la Dad dal salotto. I figli studiavano nelle loro stanzette. O con noi se c'erano problemi tecnici». Ma adesso bisognerà tornare a gestire il caos: «A scuola, qui in Sicilia, ci sono gli ingressi scaglionati. Il piccolo entra alle 8.30, l'altro alle 10.30 e noi alle 9...». Alcune cose Laura dice di non capirle proprio: «Farci tornare tutti è un esborso maggiore nostro e della pubblica amministrazione».
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E spiega: «Noi risparmiavamo sulla benzina, che con i nuovi aumenti rischia di mangiarci una fetta di stipendio. Gli uffici risparmiavano sulle bollette. E c'erano meno emissioni». Da oggi Laura in ufficio dovrà mostrare il green pass: «Io sono vaccinata. E quasi tutti da me lo sono. Invece al pubblico non viene richiesto. E se entra qualcuno con una variante Covid? E questo mentre vengono presi provvedimenti duri contro chi non ha il green pass...».
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Ce ne sono anche nel suo ufficio. «Non sono no vax, non si vaccinano perché hanno paura. E tra loro ci sono anche sanitari che verranno sospesi dall'esercizio della professione. Umanamente dispiace vedere colleghi che rimarranno senza stipendio. Con loro si è severi, ma poi molti protocolli di sicurezza non potranno essere applicati. Siamo sicuri che i dirigenti gireranno per i corridoi a controllare i green pass? E se tutti torniamo, come si farà ad evitare assembramenti?».
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