THIJS HERMANS
Luigi Offeddu per il “Corriere della sera”
Era il 4 maggio, primo pomeriggio, nel bosco di Scheveningen vicino all' Aja, dove tanti vanno con il proprio cane a cercare pace e silenzio. Un luogo dove ci si sente sicuri. Etsuko, 56 anni, una bella signora di origine giapponese, aveva con sé i suoi due cani: un piccolo Jack Russell bianco e Max, un labrador nero con le gambe paralizzate da una malattia che può muoversi solo grazie a un carrellino su rotelle.
Proprio per questo Max non ha potuto allontanarsi come l' altro cagnetto, quando dagli alberi è spuntato quell' uomo con il coltello: è rimasto lì, accanto al corpo straziato della sua padrona, e così è stato ritrovato qualche ora più tardi. Era solo l' inizio del mistero.
Perché il 7 maggio, in luoghi diversi, a 140 chilometri di distanza dal primo delitto, sono stati ammazzati una certa «nonna Diny» di 63 anni, e un pensionato, Frans, 68 anni.
Entrambi passeggiavano con i propri cani: tre morti in quattro giorni. Il presunto colpevole, Thijs H., 27 anni, è stato fermato un giorno più tardi, dopo una confessione confusa: «Ho sentito delle voci».
THIJS HERMANS
Ma solo ora, dopo i primi colloqui con gli psichiatri e gli investigatori e la prima udienza di convalida in tribunale, emerge qualche dettaglio di una personalità tuttora impenetrabile e di una storia agghiacciante. Anche ieri, dopo aver trasmesso le immagini dell' udienza, giornali e tv si chiedevano: «Chi è Thijs?».
Il «killer dei padroni dei cani» aveva chiesto aiuto più volte ai medici. Ma nessuno aveva agito davvero. Contro di lui, secondo la polizia, ora ci sono tre elementi: la sua confessione; le tracce del Dna di almeno una vittima rilevate su un coltello lavato e trovato nell' abitazione del giovane; la testimonianza di alcune persone - altri proprietari di cani - che lo avrebbero notato nei luoghi degli omicidi.
THIJS HERMANS
Thijs è una persona apparentemente timida e gentile, figlio di un' avvocatessa, studente-modello di Antropologia culturale che nella sua università cura i rapporti fra professori e studenti. E che al giudice, in tribunale, ha mormorato: «Mi dispiace moltissimo per i familiari di queste persone, anche se so che questo non cambia nulla. Io ho obbedito agli ordini di quelle voci». Non ha mai smesso di tenere le mani strette rigidamente davanti a sé, anche quando non aveva le manette.
La prima voce, Thijs l' avrebbe sentita «dentro di me: uccidi tre che passeggiano con il cane». Ma «dopo quella donna giapponese, non me la sentivo di continuare. Però poi ho acceso la televisione e sullo schermo lampeggiava quella frase: uccidi gli altri due, o morirà la tua famiglia. Così sono tornato nei boschi».
Follia totale? Il caso non è così semplice. Sul computer di Thijs, gli investigatori hanno trovato le tracce di ricerche Internet su quali sono i sintomi di una grave malattia psichiatrica, e su «come una persona buona può trasformarsi in un diavolo».
THIJS HERMANS
L' ipotesi della simulazione non si può escludere, ma sembra anche molto difficile trovare un movente razionale. I familiari hanno spiegato che Thijs segue terapie contro il «disturbo da deficit di attenzione/iperattività», che comporta in genere la difficoltà di concentrarsi, ma che sarebbe cosa ben diversa da un incontrollabile problema psichiatrico con possibili sbocchi violenti. Thijs verrà ora seguito dai medici, sotto custodia. A novembre, tornerà davanti ai giudici. Sul blog del bosco di Scheveningen, ieri si leggeva: «Piccola e bella foresta, i cani possono correre in libertà».