1.ANZIANA NOBILE SEDOTTA E RAGGIRATA, 40ENNE LE RUBA IL PATRIMONIO DA 5 MILIONI DI EURO E IL COGNOME
Estratto dell’articolo di Giuseppe Scarpa per www.repubblica.it
TESTAMENTO LEONARDA AULA
«Ci siamo baciati, lo voglio sposare», aveva confidato ad un amico qualche settimana prima di morire. Da un lato una nobile romana milionaria di ottant’anni, vedova e senza figli. Dall’altro un uomo con la metà delle sue primavere che di legarsi sentimentalmente a lei, a Leonarda Aula, classe 1940, non voleva assolutamente saperne.
Ciò che voleva, però, era l’illustre cognome e l’immenso patrimonio: conti correnti da milioni di euro, cassette di sicurezza imbottite di gioielli, diverse assicurazioni a cinque zeri e appartamenti extra lusso in Sicilia. Un tesoro che supera i cinque milioni di euro.
Il piano è andato a buon fine per metà. Il testamento nominava lui, Antonio Spoto erede universale, destinatario perfino del tanto bramato cognome. A scompaginare il progetto ci hanno pensato però i parenti di sangue blu della donna. Diego Prina Ricotti, il cugino, in una dettagliata denuncia presentata dal penalista Luigi Annunziata, ha dato il via ad un’indagine per circonvenzione d’incapace che ha portato ad un sequestro preventivo che ha congelato i beni su cui aveva già messo le mani Spoto. […]
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Spoto, come riportato in una minuziosa denuncia, sarebbe comparso all’improvviso, negli ultimi anni della vita dell’ottantenne. Dalla nobile veniva spacciato, tra gli amici, come un parente del defunto marito.
La presenza dell’uomo si sarebbe fatta sempre più costante. Aula sognava di poter coronare il rapporto con un matrimonio, un bacio tra i due l’aveva illusa. Lui no, aspirava all’adozione.
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Ad ogni modo il caso diventa un giallo quando l’ottantenne muore il 25 ottobre del 2020 a Palermo. Pochi giorni prima aveva manifestato ad un amico l’intenzione di redigere un nuovo testamento di fronte al notaio. Un testamento che forse avrebbe modificato quello olografo scritto di suo pugno l’anno precedente, in cui nominava come unico erede Spoto.
A sentire, probabilmente, il discorso in un cui l’anziana manifestava la volontà di ritoccare le condizioni del suo lascito, sarebbe stata la cameriera (non indagata). Quest’ultima sarebbe stata in ottimi rapporti con Spoto. […]
2. NOBILDONNA RAGGIRATA DAL TOYBOY “NOI FAMILIARI TENUTI LONTANO DA CASA”
Estratto dell'articolo di Giuseppe Scarpa per "la Repubblica - Edizione Roma"
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«Faccio dono del mio cognome Aula ad Antonio Spoto», scrive la milionaria e nobile romana Leonarda. È un passaggio del testamento in cui l’ottantenne consegna il suo immenso patrimonio al quarantenne Spoto, l’uomo comparso all’improvviso nella sua vita e conosciuto un paio d’anni prima di morire. [...]
Per blindare il patrimonio, incassato tre giorni dopo la morte della nobile, il 25 ottobre del 2020, il quarantenne consegna una black list al portiere del palazzo in via Principe di Belmonte, nel cuore di Palermo, dove Aula ha esalato l’ultimo respiro. Una lista che aveva un preciso scopo: evitare di far salire nel lussuoso appartamento, i parenti, gli amici, alcuni legali e medici di Leonarda. L’interdizione aveva investito anche la sorellastra della nobile. La cugina Elvira era riuscita però ad abbattere il muro elevato da Spoto.
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Ecco cosa ha raccontato ai carabinieri di Palermo: « Alle 19.00 (del 25 ottobre del 2020) ho telefonato a Leonarda e mi ha risposto un uomo che ho poi saputo essere Spoto. Costui mi ha interrogata sul preciso grado di parentela e sulla mia residenza, poi lapidariamente mi ha detto che mia cugina era morta quel giorno forse per un abuso dei farmaci.
Di seguito Spoto, senza che gli chiedessi nulla, precisava che era in possesso di una busta contenente il testamento, di cui sconosceva le disposizioni. Alla mia richiesta di fare un’ultima visita a Leonarda egli tentava di convincermi della inopportunità di ciò poiché forse aveva avuto il Covid.
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Alla mia insistenza aggiungeva che vi era cattivo odore poiché era in putrefazione e solo dopo la mia ulteriore richiesta, facendogli notare che era morta da poche ore, egli mi consentiva di farle visita il giorno successivo.
L’indomani il portinaio dell’edificio ci ha chiesto i nostri nomi e poi ha controllato una lista, ha quindi citofonato all’appartamento ove non so chi ha concesso l’ingresso. Arrivati in casa la cameriera mi ha mostrato Spoto il quale senza alcuna ragione, mi faceva vedere una scatola di farmaci e me li indicava come quelli abusati da Leonarda. Poi ha aggiunto: “li ha assunti come fossero caramelle”».
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