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    LA STORIA SAREMO NOI – BERRETTINI È IL PRIMO A SAPERE CHE QUESTO È SOLO L'INIZIO. ANCHE SE NON SEMBRA, I TEMPI STANNO CAMBIANDO. LA SANTISSIMA TRINITÀ DEL TENNIS (DJOKOVIC, FEDERER E NADAL) È AL CREPUSCOLO - PRESTO TORNERÀ LA DEMOCRAZIA E MATTEO HA DIMOSTRATO DI ESSERE PRONTO, SU OGNI SUPERFICIE – IL SOGNO DI UNA MEDAGLIA OLIMPICA (RITROVERÀ DJOKO, CHE INSEGUE L'ORO CHE GLI MANCA) – IL COLPO CHE HA FATTO IMPAZZIRE WIMBLEDON E LE GOCCINE DELLA MAMMA – VIDEO


     
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    Marco Imarisio per il "Corriere della Sera"

     

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    È stata scritta la storia, anche se non è quella che piace a noi. Invece del primo italiano vittorioso a Wimbledon, dobbiamo accontentarci, e si fa molto per dire, del primo finalista. Novak Djokovic raggiunge Rafael Nadal e Roger Federer a quota 20 Majors, diventando il primo giocatore dal lontano 1969 ad avere una possibilità di realizzare il Grande Slam, ovvero la vittoria dei quattro tornei più importanti del mondo nell' arco della stessa stagione. Matteo Berrettini non ha nulla da rimproverarsi. Quello è solo il più forte giocatore di sempre.

     

    Sul più grande di tutti i tempi le discussioni andranno avanti all' infinito. Ma sul nome dell' avversario che oggi mai vorresti trovarti dall' altra parte della rete, non esistono dubbi. Il nostro numero uno ha giocato la partita che doveva. Sembra un paradosso, ma rispetto alla recente battaglia del Roland Garros, quando aveva portato il campione serbo alle soglie di un quinto set per lui molto pericoloso, l' erba non lo ha favorito.

     

    djokovic berrettini djokovic berrettini

    Sulla più veloce delle superfici, non ha potuto fare quello che sulla terra pesante di Parigi gli era riuscito, girare intorno alla palla e picchiare di dritto come un forsennato. Era quella l' arma che doveva fare la differenza. Non la battuta, perché Djokovic possiede la migliore risposta del sistema solare, e anche ieri lo ha dimostrato. La partita si giocava sui 2-3 colpi di ingresso dopo il servizio. Quando lo scambio si allunga, vincerne qualcuno è solo una illusione, perché intanto il tritacarne di Djokovic si è già messo in funzione.

     

    L' unico modo era non fargli azionare la leva. Più facile scriverlo che farlo, contro l' uomo con il gioco di gambe a metà strada tra Tiramolla e Usain Bolt.

     

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    Ma la dimensione da leggenda raggiunta ormai dal guerriero serbo ne contiene anche la fine imminente. La sua fame da cannibale si sazierà dopo aver staccato gli altri due rivali. E manca poco. La santissima trinità del tennis è ormai al crepuscolo, per quanto sfolgoranti siano i bagliori di Djokovic. Presto tornerà la democrazia.

    Berrettini ha dimostrato di essere pronto, su ogni superficie. C' è solo da ringraziarlo, per questo suo meraviglioso torneo che ha dato inedito orgoglio al tennis italiano dopo anni di un magro da rasentare lo scheletrico. Lui è il primo a sapere che questo è solo l' inizio. Anche se non sembra, i tempi stanno cambiando. E ben presto la Storia saremo noi.

     

    2 - «E ORA L'OLIMPIADE CI CREDO E FARÒ BENE» MATTEO HA GIÀ IN TESTA IL PROSSIMO OBIETTIVO

    Gaia Piccardi per il "Corriere della Sera"

     

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    Il torneo è perduto, ma il futuro è ipotecato. Uscito dal campo centrale con il piatto (e le 900 mila sterline, oltre un milione di euro) per lo sconfitto, regalo del duca di Kent che va in pensione e lascia la poltrona di presidente dell' All England Club al principe William, Matteo Berrettini trova nella club house ad aspettarlo coach Santopadre, che lo allena da quando aveva 14 anni.

     

    Lo sguardo d' intesa è un lampo tra i due: «Ci siamo detti che questi sono proprio i match che aiutano a crescere, che mettono a nudo le mie lacune. Con le sue armi Djokovic sa neutralizzare le mie, tatticamente lui e Federer sono i migliori. A me manca ancora qualcosa ma sono lì, mi sento all' altezza, so che un giorno potrò farcela. Mi impegno per questo».

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    Nel mondo pandemico che corre a mille all' ora, in uno sport pronto a voltare pagina e a far rotta verso il Giappone, Wimbledon è già in archivio.

     

    Importanti impegni istituzionali attendono il canguro del Nuovo Salario (Roma) che ieri sera ha tifato Italia a Wembley insieme al fratello e ai genitori: oggi sarà ospite con la Nazionale di Mancini sia a Palazzo Chigi da Draghi che al Quirinale da Mattarella. Poi qualche giorno di riposo («Sento il corpo a pezzi, ho bisogno di recuperare le energie sia fisiche che nervose»), lunedì prossimo la partenza per Tokyo, dove lo aspetta (ci aspetta) una bolla anti Covid impermeabile, spaventosa come un uragano all' orizzonte.

     

    La bella immagine del Paese che Berrettini ha trasmesso a Wimbledon e nel mondo è il riflesso di un' educazione per cui Matteo non smette di ringraziare mamma Claudia e papà Luca: «Devo tutto a loro. Sono orgoglioso di aver portato il tennis dentro le case degli italiani, fiero che l' Italia si sia accorta di me e si sia messa a fare il tifo». Ha sedotto anche gli algidi inglesi: «L' emozione più bella della finale è arrivata alla fine del primo set, quando ho chiuso 7-6 e urlavo di gioia ma non riuscivo a sentirmi: il boato del centrale copriva tutto».

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    Il podio di Tokyo, che molti tennisti hanno snobbato (incluso Sinner, che la settimana del torneo olimpico risulta iscritto all' Atp 250 di Atlanta), è il prossimo obiettivo del campione: «Vado all' Olimpiade perché ci credo, perché so che posso fare bene, perché una medaglia sarebbe un sogno». Ritroverà Djokovic, che insegue l' oro che gli manca.

    Sul veloce, due set su tre, con l' esperienza di Parigi e Londra in cambusa, potrebbe succedere di tutto. «Il piano di lavoro è chiaro: sto crescendo, il lavoro paga». L' uomo giusto, con il cappellino da ciclista, al posto giusto.

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