Giuseppe Colombo per repubblica.it - Estratti
GIANCARLO GIORGETTI - MATTEO SALVINI
È la bozza dei malumori e dei mugugni. Quella della legge di bilancio, che un pezzo della maggioranza vuole modificare. Non stravolgere, nella struttura e nei saldi, per evitare di tirarsi addosso il boomerang dell’irresponsabilità in una fase delicata per l’economia, con l’orizzonte che si è fatto più scuro.
L’obiettivo edulcorato, nei ragionamenti della Lega e di Forza Italia, è rendere la manovra più «politica». Un termine che ieri è rimbalzato per tutto il giorno nelle chat dei parlamentari dei due partiti, seppure con declinazioni differenti perché diversi sono i numeri e la portata dei cerchi in rosso evidenziati nel testo della manovra. La lista degli azzurri è lunga e articolata, il Carroccio invece punta tutto su un tema: le pensioni.
GIANCARLO GIORGETTI - MATTEO SALVINI
Ma le richieste sono accomunate dalla necessità di recuperare terreno rispetto alla traccia della Finanziaria che ha ridimensionato e penalizzato - eufemismo - le promesse fatte al proprio elettorato. Matteo Salvini ha messo nel mirino il pacchetto sulla previdenza. Non ha digerito quota 104. Che permette sì l’uscita anticipata a 63 anni (con 41 di contributi), ma a fronte di una penalizzazione onerosa per il ricalcolo della quota retributiva, oltre a finestre di uscita più lunghe. Ai suoi l’ha detto chiaramente. Più o meno così: «La norma deve cambiare, così come è scritta è insostenibile».
La sostenibilità è una questione politica, lo spettro si chiama riforma Fornero. Le norme contenute nella bozza della legge di bilancio non solo non aboliscono i requisiti introdotti nel 2011, ma in alcuni casi li peggiorano. E per questo, nelle ultime ore, la Lega sta lavorando a una proposta proprio per ammorbidire i paletti di quota 104.
GIANCARLO GIORGETTI - MATTEO SALVINI 2
Le acque sono agitate anche dentro Forza Italia.
(…) Gli azzurri vogliono cambiare anche l’articolo sulla cedolare secca per gli affitti brevi, abbassando il livello della tassazione, che è stato portato dal 21% al 26%. Fissandolo, invece, al 23%. Con questo ragionamento: dato che l’aliquota della cedolare è salita dal 21% al 26%, mentre nella riforma dell’Irpef è al 23% per i redditi fino a 28 mila euro, allora andrebbe aggiunta una postilla. Questa: «Salvo il diritto del contribuente di optare per il regime ordinario, più favorevole, in luogo della cedolare secca».
(…)
Il punto interrogativo che pende sul pressing della Lega e di Forza Italia è l’atteggiamento di Giancarlo Giorgetti. Il Mef, interpellato, «non commenta le bozze». Ma il messaggio che il ministro dell’Economia ha ripetuto nelle ultime ore è stato netto: i soldi sono pochi, se si vuole intervenire sulle pensioni o su altre misure allora bisognerà tagliare da qualche altra parte. Parole che provano a blindare la manovra, attesa in Senato venerdì, al più tardi sabato. Ma nell’anno della Finanziaria senza emendamenti (almeno questa è la speranza di Meloni e Giorgetti), un pezzo della maggioranza rivendica «paternità politica» prima che il testo arrivi, “blindato”, in Parlamento.
tajani salvini MATTEO SALVINI - GIORGIA MELONI - ANTONIO TAJANI salvini giorgetti