FRANCESCO OLIVO per la Stampa
SALVINI MELONI
Giorgia Meloni ha più di un motivo per tenere Matteo Salvini il più possibile lontano dal Viminale. La leader di Fratelli d'Italia sa che sarà difficile opporsi alla presenza del leader della Lega all'interno del governo, il risultato mediocre ottenuto alle elezioni toglie alla Lega la possibilità di alzare troppo la posta, ma la legge elettorale e la suddivisione dei collegi hanno premiato oltremisura il Carroccio, «abbiamo 100 parlamentari», ha sottolineato ieri Salvini in una conferenza stampa molto tesa. Un modo per dire che non si può fare a meno di lui. Il ministero dell'Interno è il grande obiettivo del segretario della Lega e in campagna elettorale, sin dalle prime battute, non ha fatto nulla per nasconderlo.
GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI
Le obiezioni che arrivano da Fratelli d'Italia sono numerose, Salvini ha utilizzato in passato il Viminale come palcoscenico per aumentare i suoi consensi, operazione peraltro ben riuscita e non è il caso di replicarla, sempre secondo l'ottica di Via della Scrofa. La politicizzazione estrema del Ministero dell'Interno non è un obiettivo della futura presidente del Consiglio. Molto meglio piazzare in quella casella un prefetto, Nicola Piantedosi, ex capo di gabinetto dello stesso Salvini o Giuseppe Pecoraro, ex prefetto di Roma eletto in Campania con Fdi.
SALVINI BERLUSCONI MELONI LUPI
Altro problema è rappresentato dal fatto che Salvini è imputato in un processo, quello Open Arms, che ha a che fare proprio con il suo ruolo di ministro dell'Interno. Meloni ha impostato il suo arrivo a Palazzo Chigi con un'idea chiara: non ripetere gli errori del governo gialloverde. Tutte le mosse sono improntate a questo: collaborazione totale con il governo uscente e in particolare con Mario Draghi, dialogo fluido con il Quirinale per evitare gli scontri sul nome dei ministri e interlocuzioni con le cancellerie straniere, per togliersi di dosso l'etichetta di governo di estrema destra, che la stampa internazionale ha utilizzato in questi giorni per descrivere il primo partito italiano. Una strategia che non sarebbe compatibile con la presenza di Salvini al Ministero dell'Interno.
SALVINI MELONI
Cosa far fare al leader della Lega? L'idea circolata tra i suoi rivali interni di inviarlo alla presidenza del Senato non sembra percorribile, alla fine una destinazione possibile sarebbe quella del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che consentirebbe al leader del Carroccio di rafforzare la sua immagine di «uomo del fare» e gli garantirebbe, tra l'altro, la competenza sui porti, luoghi chiave, il passato lo insegna, per la sua linea di comunicazione di difensore dei confini patri.
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