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    1- LA “SVENDITA” DE LA7: A DE BENEDETTI, MA ANCOR DI PIù AL FIGLIO RODOLFO, NON INTERESSA PIù LA RETE DI TELECOM (SCOMMETTIAMO CHE FINIRA' AI FONDI STRANIERI?) - SE LA CASSAZIONE CONFERMERà I 560 MLN € DEL LODO MONDADORI, LA MUSICA CAMBIERà PER LA CIR, MA SOPRATTUTTO PER LA POLITICA ITALIANA 2- PER LA7 TORNANO QUINDI IN PRIMO PIANO I SOLITI FONDI D'INVESTIMENTO INTERNAZIONALI 3- UNICREDIT: DA QUANDO LE AZIONI DEL DEMOCRISTIANO PALLENZONA SONO CALATE, INTORNO A GHIZZONI SI BUTTA A SINISTRA 4- ANDREA AGNELLI GODE (JUVE SCUDETTATA), MONTEZEMOLO SOFFRE (FERRARI IN PANNE) 5- A FOTTERE LUCIANI HA CONCORSO ANCHE LA SPAGNOLA TELEFONICA, SOCIO DI TELECOM?


     
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    1- LA "SVENDITA" DE LA7: GRANDI ANNUNCI, POCO ARROSTO
    C'è molta attesa per i consigli di amministrazione di Telecom e della controllata TelecomItalia Media che si terranno mercoledì prossimo per decidere la sorte della società proprietaria de "La7".

    FRANCO BERNABE AD TELECOMFRANCO BERNABE AD TELECOM

    Dalla riunione si capirà se è finita la ricerca per trovare un acquirente o un partner che possa dare gambe sicure all'azienda guidata dal "canaro" Stella, e consentire a Franchino Bernabè di portare a casa qualcosa come 250-300 milioni di euro. Non è una grande cifra, ma tutto fa brodo agli occhi dei soci di Telco (la scatola che controlla TelecomItalia) che si stanno leccando le ferite per le perdite subite nell'arco di cinque anni.

    Nell'ultimo consiglio di amministrazione di Telco svoltosi la settimana scorsa questi magnifici soci (Telefonica, Generali, Intesa e Mediobanca) sono stati chiamati a cacciare un altro miliardo per risistemare i debiti, e non è un mistero che il più inquieto di loro è Mediobanca che già deve vedersela con l'esposizione di oltre un miliardo nei confronti di Ligresti.

    Da molte parti si continua a ipotizzare che il cavaliere bianco per "La7" sarà Carletto De Benedetti, l'Ingegnere che ha il tarlo dell'editoria e che ha costruito con Eugenio Scalfari e Carlo Caracciolo l'impero del Gruppo Espresso.

    CARLO DEBENEDETTI E IL FIGLIO RODOLFOCARLO DEBENEDETTI E IL FIGLIO RODOLFO

    Eppure chi conosce la famiglia continua a ripetere che si tratta di un piano che era stato pensato, voluto, portato molto avanti, ma che nell'ultimo anno si è sgonfiato, fino a perdere di concretezza.

    Per Carletto, che ieri è apparso con un bel pullover nella sua casa di Dogliani durante il programma di Lucia Annunziata (dove Marta Dassù cinguettava sulla vittoria di Hollande), la conquista de "La7" sarebbe stata qualcosa di più della realizzazione di un sogno. Negli ultimi venti anni l'Ingegnere ha dovuto assistere allo spettacolo delle "pagliuzze e delle veline" del Cavaliere di Arcore, uno spettacolo che ieri ha detto: "non possiamo più permetterci", e il suo pensiero non era soltanto rivolto alla svolta delle elezioni francesi, ma allo "spazio politico importante" (sono parole sue) che si è aperto in Europa e soprattutto in Italia.

    Sotto questo profilo la vendetta nei confronti di tycoon politico e televisivo Berlusconi poteva diventare concreta, e finalmente mettere fine a una rivalità che ha portato Carletto a insultare l'avversario con parole feroci.

    Nel giugno 2010 durante un incontro vicino a Verona arrivò a definire Silvio "l'Alberto Sordi della politica, uno della P2...un bugiardo che non è un mascalzone e una carogna, ma è talmente fuori di testa che pensa di fare il bene del Paese". Oltre al desiderio mai sopito di vendetta, non bisogna dimenticare i 560 milioni che potrebbero arrivare alla Cir di Rodolfo De Benedetti dopo la sentenza definitiva sul Lodo Mondadori, una cifra imponente che ha fatto venire le lacrime agli occhi a Silvio quando si è chiesto insieme ai figli e ai nipoti riuniti in preghiera: "dove trovo i soldi?".

    debenedetti berlusconi bdebenedetti berlusconi b

    Esistono quindi le condizioni economiche e politiche per sferrare l'attacco finale e dar vita a quel terzo polo televisivo che finora ha imbalsamato l'informazione in Italia. In una intervista a Giovanni Minoli l'Ingegnere ha rivelato che già un anno fa ci pensava, "ma Bernabè preferì tenere il giocattolo", e ha aggiunto: "credo che oggi dovrebbe essere Bernabè a venirmi a pregare".

    Queste parole sono state interpretate come l'inizio di una trattativa nella quale Franchino con alle spalle il muro di 30 miliardi di debiti e con il fiato sul collo dei soci di Telco, deve svendere "La7" e raschiare il fondo del barile per rimettere in sesto i suoi conti. Ma il manager di Vipiteno è freddo e coriaceo e sa bene che i fuochi di entusiasmo di De Benedetti si dovranno misurare all'interno di una famiglia dove il figlio Rodolfo ancora oggi non dimostra di considerare l'editoria una priorità.

    ROBERTO FORMIGONIROBERTO FORMIGONI

    Non più tardi di dieci giorni fa il 51enne primogenito, che a differenza del padre è poco loquace e si comporta sul lavoro con un'etica calvinista, ha rilasciato un'intervista al "Sole 24 Ore" in cui ha ribadito che l'energia "sarà centrale per la Cir", il Gruppo dove nel 1999 ha dato vita a Sorgenia, uno dei principali operatori nel settore energetico nazionale. E a proposito dei giornali ha ribadito con parole ferme: "per l'editoria la parola d'ordine è ridurre i costi senza rinunciare allo sviluppo come abbiamo fatto finora. L'editoria per un'azienda italiana, non è un mestiere globale".

     

    DEBENEDETTI E LERNERDEBENEDETTI E LERNER

    Il delfino Rodolfo non ha mai considerato la passione del padre una fissazione, ma nella sua testa ha sempre prevalso l'intenzione di fare della Cir un gruppo industriale e diversificato da presidiare con la stampa di proprietà. Ed è quanto avviene ad esempio nel settore della sanità dove nel 2002 è stata fondata la società Kos che oggi dispone di 60 strutture sanitarie e 5.600 posti letto.

    Anche per questo tipo di business i giornali servono, e forse non è un caso la furibonda campagna che "Repubblica" ha scatenato nei confronti di Formigoni e dei lucrosi affari che "Comunione&Fatturazione" ha messo in piedi con la Regione Lombardia.

    Secondo Gad Lerner, il giornalista che frequenta le case e le barche dell'Ingegnere, "l'intenzione di acquistare davvero "La7" è ormai venuta meno". È quanto dichiara oggi al "Corriere della Sera" parlando con il tono di uno che la sa lunga e viene mandato avanti nella funzione di "missus dominici". Per il conduttore de "l'Infedele", fedelissimo interprete del De Benedetti pensiero, "mercoledì ci sarà una scissione societaria e Telecom potrebbe pensare davvero di diventare editore televisivo".

    È un'ipotesi plausibile ma non tale da soddisfare le esigenze di Bernabè di fronte alla logica stringente e micidiale dei conti complessivi di TelecomItalia. Più probabile è la costituzione di una nuova società nella quale TelecomItalia Media conferirebbe i suoi multiplex acquisendo una quota del capitale. Così sarebbe più appetibile, in un secondo momento, per i soliti fondi d'investimento internazionali, che con il ritirarsi della famiglia De Benedetti passano in primo piano per l'acquisizione.

    Se poi la Cassazione confermerà i 560 milioni del Lodo Mondadori, allora la musica cambierà non solo per la Cir, ma anche per la politica italiana.


    2- DA QUANDO LE AZIONI DEL VICEPRESIDENTE PALLENZONA SONO CALATE A PIAZZA CORDUSIO, INTORNO A GHIZZONI SI BUTTA SINISTRA
    C'è un banchiere a Milano che gode per l'elezione del "modesto" Hollande e non sembra temere ripercussioni disastrose.

    FABRIZIO PALENZONAFABRIZIO PALENZONA

    Non si tratta di Alessandro Profumo che non ha mai fatto mistero delle sue simpatie per la sinistra, ma di Federico Ghizzoni, il piacentino che il 30 settembre 2010 ha preso il posto di Mister Arrogance al vertice di Unicredit.

    Da quando le azioni del vicepresidente Fabrizio Pallenzona sono calate a piazza Cordusio, intorno a Ghizzoni hanno preso a circolare personaggi che lo hanno convinto a spostare la sua attenzione a sinistra e in particolare verso Massimo D'Alema.

    Il povero Pallenzona tace da alcune settimane perché ha perso il suo peso politico dopo le manovre condotte da personaggi come Biasi di Cariverona e Bonaura che hanno rafforzato l'asse Verona-Monaco da cui è scaturita la nomina di Giuseppe Vita al posto del tedesco Dieter Rampl.

    FEDERICO GHIZZONIFEDERICO GHIZZONI

    Da quel momento Pallenzona ha capito che doveva spostare il suo obiettivo in altre direzioni e adesso aspetta di vedere come si evolverà la situazione dentro Mediobanca e le Generali per tentare tra un anno la scalata al Leone di Trieste. È chiaro comunque che la sua politica, da sempre filo-democristiana e moderata, oggi non è vincente, e di questo ha parlato la settimana scorsa a Roma con Cesarone Geronzi convenendo sul fatto che è crollato "il sistema di potere relazionale".

    andrea agnelli foto mezzelani gmtandrea agnelli foto mezzelani gmt

    Da parte sua il roseo Ghizzoni, che dopo l'aumento di capitale e la riconferma nella carica si è scrollato di dosso l'immagine del "bancario", ha capito che il vento stava cambiando e con la tattica dei piccoli passi si è spostato lentamente a sinistra. In questa marcia d'avvicinamento ha utilizzato con l'aiuto del fantomatico dirigente che dentro la banca si fa chiamare "ministro", una personalità accademica che si chiama Paolo Guerrieri.

    Costui, oltre a insegnare alla Sapienza di Roma e all'Università di Bruges, è vicepresidente dell'Istituto Affari Internazionali e consulente dell'Ocse. Ma ciò che più conta di più è il suo ruolo di consigliere economico di D'Alema nella Fondazione Italiani Europei, ed è in questa veste che il 16 marzo si è recato a Parigi insieme a D'Alema per il convegno organizzato dai dirigenti socialdemocratici di Francia, Germania e Italia con i quali ha messo a punto il "Manifesto" per il candidato Hollande.


    LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO

    3- ANDREA AGNELLI GODE (JUVE SCUDETTATA) , MONTEZEMOLO SOFFRE (FERRARI IN PANNE)

    Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che le madame torinesi si sono ritrovate questa notte nei bar di piazza San Carlo per festeggiare la Juventus e inneggiare al ritorno della Sacra Famiglia degli Agnelli.

    luca lucianiluca luciani

    Il trionfo della squadra è dovuto non soltanto ai meriti sportivi ma anche alla determinazione di Andrea Agnelli, il 37enne figlio di Umberto e Allegra Caracciolo che fino a tre anni fa era stato messo ai margini della Fiat di Marpionne.

    La conquista dello scudetto riporta a galla il nome della dinastia sabauda e rappresenta la rivincita del ragazzo dall'aria un po' spocchiosa nei confronti di Luchino di Montezemolo che sta soffrendo per la sua Ferrari".

    4- A FOTTERE LUCIANI HA CONTRIBUITONANCHE LA SPAGNOLA TELEFONICA, SOCIO DI FORTE DI TELECOM?
    Avviso ai naviganti N.3 " Si avvisano i signori naviganti che sulla spiaggia di Copacabana qualcuno ha notato nel week end un gruppo di manager mentre stappava champagne per le dimissioni di Luca Luciani da Tim Brasil e Telecom.
    Secondo le ragazze di Ipanema si trattava dei piu' alti dirigenti di Vivo, la societa' di Telefonica in Brasile, che sta cedendo quote di mercato e rischia di perdere a maggio la leadership del mercato brasiliano. Se queste voci fossero vere allora bisognerebbe dedurre che a fottere Luciani ha contribuito ,oltre alla sua disinvoltura, anche la spagnola Telefonica, socio di forte di Telecom.

     

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