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    LA SVIZZERA AL DEFAULT SANITARIO: FINITI I POSTI IN TERAPIA INTENSIVA. E I MEDICI CHIEDONO AI MALATI GRAVI LE VOLONTÀ SULL'INTERRUZIONE DELLE CURE - UNO DEI PRINCIPALI ECONOMISTI DELLA SALUTE E CONSULENTE DI NUMEROSI OSPEDALI SVIZZERI, HA DETTO CHE “COLORO CHE SI DEFINISCONO SCETTICI SULL'ESISTENZA DEL CORONAVIRUS DOVREBBERO PERDERE IL DIRITTO AL POSTO IN TERAPIA INTENSIVA, SE NON CE NE FOSSERO A SUFFICIENZA…”


     
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    Monica Perosino per la Stampa

     

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    La Svizzera, uscita relativamente indenne dalla prima ondata di infezioni della scorsa primavera, è stata pesantemente colpita dalla seconda, con gli ospedali ormai sull'orlo del collasso.

     

    Ieri l'annuncio ufficiale: i posti letto di terapia intensiva sono finiti e i medici invitano tutti, e in particolare le persone più a rischio, a «rendere note le proprie disposizioni anticipate di trattamento sanitario, indicando se desiderano beneficiare di misure che prolungano la vita in caso di malattia grave».

     

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    In altre parole, chiedono ai positivi di indicare le proprie volontà sull'interruzione delle cure e sulla rianimazione in caso dell'aggravarsi della malattia. «In questo modo - spiegano i medici - i membri della famiglia, ma anche i team dei reparti di terapia intensiva, saranno sostenuti nel processo decisionale, in modo che il trattamento possa avvenire nel miglior modo possibile e secondo i desideri personali del paziente».

     

    La Società svizzera di medicina intensiva, Ssmi, invita la popolazione «a rispettare tutte le misure adottate», e assicura che sta facendo del suo meglio «per far fronte ad un afflusso sempre maggiore di pazienti in condizioni critiche e per continuare a trattare tutti i pazienti gravemente malati in futuro». Il numero di pazienti con Covid-19 in terapia intensiva in tutta la Svizzera è salito da 148 della fine di ottobre a 543 di martedì. Significa che, contando i ricoverati per altre patologie, gli 876 posti disponibili sono pieni.

     

    Solo ieri, nel Paese con 8,5 milioni di abitanti, si sono registrati 6.114 nuovi casi, 261 persone in più in terapia intensiva e 84 decessi, portando il totale dall'inizio della pandemia a quasi 280.000 casi confermati e 3.377 decessi.

     

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    Anche qui è stato deciso il rinvio di tutti gli interventi e le cure non urgenti, ma la situazione è talmente tesa che martedì Willy Oggier, uno dei principali economisti della salute e consulente di numerosi ospedali svizzeri, ha detto che «coloro che si definiscono scettici sull'esistenza del coronavirus dovrebbero perdere il diritto al posto in terapia intensiva, se non ce ne fossero a sufficienza.

     

    Chiunque venga denunciato perché ignora volontariamente le regole della distanza e dell'igiene dovrebbe essere responsabile delle proprie azioni». E mentre la Svezia registra un'impennata di morti (96) e Vladimir Putin ammette che la «situazione in Russia è complessa», è il Belgio ad aver registrato il maggior numero di morti pro capite per Covid-19 al mondo. Secondo i dati riportati dalla Johns Hopkins University, il Paese ha registrato 129 decessi ogni 100.000 persone.

     

    Seguono Spagna (89), Argentina (81), Brasile (79,5), Gran Bretagna (79,4), Messico (78), Italia (76,8) e Stati Uniti (76). Sembra migliorare la situazione in Germania con 7.561 nuovi contagi, 1000 in meno, rispetto a mercoledì scorso. Ma nonostante i casi aumentino decisamente meno, questo andamento della diffusione del virus non è ancora considerato una «svolta» dal governo tedesco.

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